Recupero Password
Il sindaco di Molfetta Paola Natalicchio torna al lavoro dopo l'aggressione di ieri e risponde punto per punto alle calunnie: abbassiamo il volume delle bugie
21 gennaio 2015

MOLFETTA – Dopo l’amarezza di ieri per l’assedio e le minacce ricevute ieri, il sindaco di Molfetta Paola Natalicchio (nella foto, nell’intervista al TG3 Puglia andata in onda questa mattina), torna al lavoro e questa mattina e precisa alcuni punti base dell’azione amministrativa, contro le calunnie diffuse ieri e i guasti che ha ereditato dal suo predecessore sen. Antonio Azzollini e ai quali cerca di porre rimedio: «Dopo poche ore di sonno – dice il sindaco - , mi preparo a tornare a lavoro e a incontrare una delegazione di chi ieri ha manifestato, in modo non certo pacifico e nonviolento, presso la sede di Lama Scotella.

Sento di ringraziare uno a uno i tanti cittadini che mi sono stati accanto in queste ore agitate e difficili. Devo, però, fare qualche precisazione, perché trovo assurdo che io debba (non per la prima volta) quasi giustificarmi e dare spiegazioni per l'aggressione subita. Ma le calunnie ascoltate ieri dopo l'episodio meritano una risposta di verità.
Primo punto: i cantieri di servizio sono diventati e saranno la forma di assistenza sociale principale del Comune di Molfetta, in sostituzione di contributi sociali a pioggia e a gettone che venivano erogati prima.
Secondo punto: negli anni precedenti si è cristallizzata una platea di circa 550 persone con bisogno, definita "storica", che ha preso per anni il contributo sociale continuativo, arrivando tra contributo, pagamenti bollette, pagamento affitto, a cumulare anche 600-700 euro al mese e facendo schizzare la spesa sociale dedicata non a servizi ma a un assistenzialismo allo stato puro, che ha foraggiato una parte della città rendendola passiva, inattiva e statica.
Terzo punto: Il Commissario Giacomo Barbato, nel 2013, in collaborazione con le assistenti sociali, ha erogato un nuovo regolamento che ha impedito di cumulare varie forme di contributi (quello continuativo e quello "straordinario", ad esempio, come la bolletta da pagare o altri tipi di interventi come il servizio civico) e che ha portato alla scelta anche di alternare le platee assistite dal contributo economico.
Il regolamento del Commissario ha stabilito che ogni nucleo può essere assistito per massimo 6 mesi all'anno. Questo ha comportato l'uscita di nuovi bandi per l'assistenza sociale. Alla "platea storica" si sono aggiunte nuove platee di persone aventi bisogno e il numero degli assistiti è quasi raddoppiato. Non abbiamo tagliato spesa sociale, ma abbiamo oggi in assistenza circa 1.000 persone. Non abbiamo tagliato la spesa sociale per i contributi ma, essendo aumentata la platea degli assistiti, stiamo alternando l'erogazione che avviene solo sei mesi l'anno, su cifre più basse del passato in cui non c'erano regole.
Quarto punto: per venire incontro alla "platea storica", abituata per anni ad avere contributi continui dal Comune, l'anno scorso abbiamo stanziato 130.000 euro aggiuntivi rispetto agli oltre 700.000 euro destinati ai contributi, attingendoli dal Piano Sociale di Zona, capitolo "inserimento socio-lavorativo". Con quella cifra abbiamo comprato voucher lavoro e abbiamo avviato i cantieri di servizio, riservandoli nel primo bando esclusivamente alla platea dei 550 assistiti "storici".
Le donne hanno aiutato i bambini a uscire dalle scuole, gli uomini hanno aiutato i Lavori Pubblici nelle manutenzioni, pitturando ringhiere, panchine o la Polizia Locale presidiando la ZTL. E' passato per la prima volta il principio: se il Comune ti assiste, tu devi metterti al servizio della comunità in qualche modo.
La prima tornata di cantieri di servizio è finita il 31 dicembre, appena 20 giorni fa. Preciso che su 550 assistiti della platea storica - quella che prendeva i contributi a pioggia - meno della metà ha partecipato al bando dei Cantieri di Servizio. L'altra metà ha rinunciato al contributo e si è resa indisponibile a "lavorare" e ad attivarsi.
Quinto punto: in questi giorni, con il settore Welfare, stiamo lavorando al nuovo bando dei Cantieri di Servizio e ci stiamo interrogando se riservarlo nuovamente solo alla "platea storica", che ritiene di aver acquisito "diritti" maggiori rispetto alle nuove fasce di povertà, o se allargarlo. Stiamo anche lavorando al nuovo regolamento dei contributi, che - lo ribadisco e non arretriamo di un solo centimetro - prevederà l'attivazione di chi è assistito (tramite i cantieri di servizio e il servizio civico) come nuova forma principale di assistenza. In ogni caso, ogni anno che il cielo ha mandato in terra, nessuna erogazione di contributi di qualunque tipo è arrivata prima della fine di febbraio, poiché i contributi sono erogati a bimestre.
Risulta quindi anomala una protesta che, il 20 di gennaio, batte i pugni contro i muri rivendicando in modo minatorio "diritti". Io, Bepi e i nostri uffici stiamo lavorando al completamento di una riforma del sistema di assistenza sociale e abbiamo il diritto di farlo senza pressioni e senza minacce. Sappiamo che il vecchio modello garantiva maggiore consenso e maggiore tranquillità. Ma non stiamo pensando alle campagne elettorali, stiamo pensando a governare e a promuovere politiche di cambiamento, che piaccia o no.
I dipendenti ieri mi ripetevano: "Sindaco, in sette anni sono stati accontentati e qui infatti non li abbiamo mai visti". Noi non stiamo governando per accontentare, ma per cambiare le cose in meglio e per rifondare un sistema sociale costruito su un modello di assistenzialismo sbagliato.
Sesto ed ultimo punto: la protesta di ieri contesta il fatto che i cantieri di servizio non sono ripresi il 7 gennaio solo per la platea storica. Abbiamo bisogno di organizzarci al meglio, è un sistema complesso e va razionalizzato e organizzato. Ma ripartiremo presto e questo è certo e gli assistiti lo sanno bene. La protesta contesta anche e soprattutto il fatto che stiamo lavorando a una nuova riforma del servizio di assistenza meno "vantaggiosa" e lasciatemi dire "comoda" per gli assistiti.
Insomma contesta che si stava meglio prima quando la socialità era un bancomat, pagato con le tasse di tutti, in cui ci si metteva in coda alla banca ogni due mesi e si prendeva uno "stipendio" dal Comune.
La protesta di ieri, lo scandisco bene per chi ha vergognosamente scritto altro, non c'entra nulla con le promesse non mantenute in campagna elettorale o con impegni presi e non mantenuti da me o da Bepi Maralfa. Queste calunnie imprecisate fanno parte della fabbrica di fango e leggende metropolitane che accompagna il nostro lavoro e che qualifica chi le mette in circolo.
Concludo spiegando al consigliere Mariano Caputo, che ieri mattina è stato tra i manifestanti definendo "legittima" la loro protesta, nonostante le minacce gravi che sono state proferite per due ore fuori dalle nostre porte, e che non ha sentito nemmeno l'esigenza di affacciarsi a salutarmi, segno di profonda inciviltà istituzionale, non inedita, che ho chiesto dalle 9.30 di ieri mattina, davanti a numerosi testimoni, di incontrare una delegazione di manifestanti.
Mi è stato detto: "o tutti o nessuno". A quel punto mi sono resa disponibile a incontrare tutti nella sala auditorium di Lama Scotella, a patto che fossero esibite le carte di identità e fossero identificati i manifestanti. Mi è stato risposto: "no". Io penso sia giusto chiedere le carte di identità in casi come questi. Questo per due ragioni.
1. In molti Comuni si accede tramite un "ufficio passi", con un badge, lasciando la carta di identità. Non capisco la fonte dello scandalo di questa mia richiesta.
2. A metà ottobre, durante una protesta dello stesso tipo, la mia segretaria è stata presa a calci e io sono stata minacciata con una catena. In altri casi, da una manifestante presente ieri che ha anche rilasciato dichiarazioni a mezzo stampa, noi e i dipendenti siamo stati minacciati con forbici e taglierino. Solo grazie al tempestivo intervento delle forze dell'ordine non ci siamo fatti male.
Caro Mariano, se permetti chiedo le carte d'identità. Non per "frenare la partecipazione e la trasparenza", ma per garantire a me stessa e a chi lavora nella Casa Comunale le condizioni minime di sicurezza e di incolumità. Buona giornata, adesso. Abbassiamo il volume delle bugie, per favore».

© Riproduzione riservata

Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""




Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet