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Il sacro di Maria Addamiano Conclusa la mostra a Gaart
15 febbraio 2020

Si è conclusa a gennaio, dopo aver riscosso successo di pubblico e apprezzamenti, la personale di Maria Addamiano presso lo spazio di Gaart, in via Ten. Fiorino 45/A. L’inaugurazione si era tenuta, in presenza dell’Assessore alla Cultura Sara Allegretta, in data 17 dicembre. Tema dell’allestimento Il sacro, da anni al centro del percorso creativo dell’artista, animata da una sicura fede nella presenza del divino nella storia individuale e universale. Convinzione che l’Addamiano ha declinato nella poesia (Religioso silenzio, Passio et amor, ma in generale tutte le sillogi), nella narrativa (anche nel recente romanzo storico familiare, La bicicletta nera) e nelle arti figurative. La stessa dedizione all’uso di materiali poveri come la cartapesta rientra nell’ottica evangelica della valorizzazione delle “pietre di scarto”, nella consapevolezza che la bellezza possa essere prodotta anche plasmando elementi più dimessi. L’esposizione presso Gaart è stata caratterizzata dalla presenza di dipinti, anche polimaterici, e sculture, in cartapesta o in terracotta bronzata. Un primo significativo gruppo è quello dell’esplorazione degli spazi siderali, filone che informa di sé la più recente produzione dell’artista, esprimendone il senso d’ali, la tensione panica e la serena fiducia nell’esistenza di un ordine cosmico, di cui il genere umano è partecipe. Queste opere, figlie di una vera e propria rêverie generata dallo studio di fenomeni naturali, rappresentano, nel dominio degli azzurri e nel tripudio della luce, le espressioni attualmente più felici della creatività dell’Addamiano. Molto interessanti anche le sculture e i gruppi scultorei, che ora dialogano con la tradizione, riproponendo moduli della Pietà Rondanini, ora alludono al mistero, giocando tra finito e non finito. Particolarmente espressivo il candore dei bianchi, dei voli d’angelo che esprimono la volontà di liberarsi dei gravami della materia e di tornare a quell’Empireo che, per istinto – come già sottolineava Dante –, è la meta cui la nostra anima, tra scoramenti ed esaltazioni, tende. © Riproduzione riservata

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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