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Il rione della Madonna tra riqualificazione promesse e ritardi
15 marzo 2021

Eppur si muove. Dopo numero anni sei. Che totalizzano oltre 2000 giorni. È questo il tempo intercorso tra il finanziamento del Waterfront di Ponente e la gara d’appalto (in corso) che, finalmente, selezionerà la ditta che svolgerà i lavori per provare a convertire il destino del rione Madonna dei Martiri. Un cantiere lumaca di cui nessuno ha parlato. Un cantiere dimenticato, in questi anni di grandi annunci, nastri tagliati e assessori scomparsi negli scandali, rotatorie e “lavori in corso” come ideologia trasversale dell’ “amministrazione del fare”. Che fine aveva fatto il progetto di “second life” del quartiere della Basilica, dell’Ospedaletto, della Santa Patrona, ma anche delle case popolari, del PIRP mai nato, dello scempio incompiuto del Porto Commerciale? La storia vale la pena di essere ricostruita, passaggio per passaggio. MADONNA DEI MARTIRI, IL RIONE DIMENTICATO Recuperare il rapporto con il rione Madonna dei Martiri è stata una delle grandi promesse (mantenute) del 2013. Riannodare una relazione con un pezzo di città dimenticato per anni, “usato” nel mese di settembre – nei giorni della Fiera - e poi abbandonato, sistematicamente, a un destino di marginalità, sociale e urbanistica. Il rione, nel 2013, si presentava in uno stato di degrado, visibile e doloroso. Le due palazzine popolari, di proprietà del Comune, necessitavano di lavori di manutenzione straordinaria urgenti. Le palazzine ex IACP perdevano pezzi dalle facciate e dai davanzali. L’Ospedaletto dei Crociati, punto di massimo splendore della storia cittadina, bene artistico dal valore inestimabile, oltre che snodo della via Francigena d’Italia, era usato poco e male. Il parco adiacente spoglio, chiuso al pubblico: bellissimi ulivi sul mare infestati da erbacce, l’impianto di illuminazione malfunzionante, nessuna custodia né progetto di gestione. La campagna elettorale del 2013 del centrosinistra iniziò lì: all’Ospedaletto. Lo snodo del bivio, dicemmo allora. Il bivio della scelta del modello di sviluppo della città. Da un lato, il Grande Porto. Con la sua ferita di cemento, l’astronave della cassa di colmata davanti, lo stagno dell’acqua ferma ai bordi, il ponte incompiuto di collegamento alla statale per Bisceglie e alla zona industriale, le gru e il molo di sovraflutto a chiudere il mare. Dall’altro la basilica bianca. La sua torre con la campana, il suo patio, l’Ospedaletto: cultura, bellezza, storia. Sullo sfondo, il quartiere arrabbiato, con il suo bisogno di ascolto e di centralità. I cittadini, nelle prime settimane della sindacatura 2013-2016 si organizzarono. Per la prima volta nella storia del rione. Nel settembre 2013 riempirono i balconi di lenzuola, con su scritte frasi molto dure di protesta. Chiesero aiuto. Serviva un progetto per il quartiere, ripetevano Mina, Anna, Mimmo, Pasqua, Giuseppe, Monica, Isabella. C’era da litigare, ogni volta. I toni erano accesi, soprattutto all’inizio. Foto su Facebook di buche, strade ammalorate, problemi affastellati per anni. “Qui l’ultimo che è venuto a trovarci fuori dalle campagne elettorali è stato solo Pino Romano”, ripetevano tutti. Così, il rione Madonna dei Martiri diventò una missione. Qualcuno mi disse, allora, una “fissazione”. Bisognava fare qualcosa. E si cominciò, dal piccolo al grande. Si lavorò sulle palazzine e sulla loro messa in sicurezza, da subito. Andammo in ex IACP con gli inquilini, che stringevano in mano i pezzi di calcinacci che si staccavano dalle facciate. Il lavori iniziarono presto. Non erano tutti quelli di cui c’era bisogno, certo. E quelli sulla famosa “L” arrivarono solo in un secondo momento. Ma furono fatti: rapidamente e bene. Intanto, il Comune si occupò di avviare la manutenzione straordinaria sulle palazzine di sua competenza: rifacimento esterno e ascensori. Si lavorò anche sull’animazione sociale e culturale del quartiere. L’Ospedaletto tornò a essere spazio espositivo, ma anche sede di conferenze ed eventi teatrali. Nel piazzale antistante alla Basilica furono organizzati eventi sportivi e per bambini. Anche il San Nicola, il Natale, l’Estate Molfettese prevedevano sempre e sistematicamente tappe nel rione. Le manutenzioni ordinarie su Viale dei Crociati diventarono la regola e non (come era stato fino ad allora) l’eccezione. Lo sfalcio delle siepi, la pulizia delle caditoie e delle bocche di lupo (soggette a ciclici allagamenti), l’apposizione delle nuove panchine in pietra lungo tutto il viale, il rifacimento del muretto. E poi il parco giochi nell’area esterna all’Ospedaletto, finalmente rimessa a nuovo e aperta per le famiglie e per i bambini, che hanno potuto giocare in un’area sicura e recintata e non nella “pista da automobilismo” di Viale dei Crociati. Infine, lo sblocco urbanistico del “Comparto 19”, il comparto privato oggi in costruzione su via Bisceglie. Che porterà in un’area con addosso lo stigma del ghetto e del “bronx” nuovi residenti e dunque nuova vitalità. Tutto questo era molto, dal niente. Ma non bastava. Per il rione serviva un grande progetto di rigenerazione urbana. Visto anche il grave ritardo con cui la giunta Azzollini aveva gestito il PIRP e l’enorme difficoltà a farlo ripartire seguendo lo schema originario (che prevedeva demolizioni e ricostruzioni, molto onerose sul piano della gestione). Fu qui che furono avviati due percorsi: il concorso Europan e l’attivazione dei fondi del Piano per il Sud. IL CONCORSO EUROPAN E IL PATTO PER IL SUD Furono gli assessori Giovanni Abbattista e Marilena Lucivero a lavorare sull’idea di lanciare un concorso internazionale d’idee legato al nostro fronte mare. Al progetto collaborò, per la verità, l’intera giunta comunale: uno dei lavori più appassionanti dell’intero mandato. Candidammo, dunque, Molfetta al concorso Europan, dedicato alle idee progettuali di architetti under 35, che provenivano da tutta Europa. Ai giovani architetti veniva chiesto, dalla prestigiosa giuria Europan, di immaginare soluzioni creative di rigenerazione urbana che potessero restituire a Molfetta un nuovo fronte mare, che valorizzasse la vocazione turistica e ricreativa dei luoghi e ricucisse il rapporto tra la città e la zona costiera urbana. Oggetto della domanda alla base del concorso era sia il Lungomare Colonna, nella zona di Levante, sia viale dei Crociati, fino alla zona Secca dei Pali e Molo Pennello, immaginato come un vero e proprio “lungomare di Ponente”. Il concorso, coordinato con grande professionalità dall’architetto romano Marilia Vesco, si svolse con ritmi e qualità molto elevati. All’inizio del 2016, Molfetta ebbe un Masterplan che, per la prima volta, conteneva idee progettuali avanzate – corrispondenti a veri e propri progetti preliminari per stralci – che immaginavano interventi concreti nei vari quadranti costieri. Grazie a questo, quando il sindaco di Bari Antonio Decaro ci contattò per annunciarci che erano in arrivo importanti fondi provenienti dal “Patto per il Sud” stanziati dal Governo Renzi, a patto che avessimo preliminari sul waterfront da presentare in tem-pi rapidissimi, fummo pronti a intercettare virtuosamente le risorse. Parliamo di circa 2 milioni di euro. Non attinti dal salvadanaio dei “Fondi Porto”, ma recuperati dal Governo grazie al sapiente lavoro di pianificazione svolto. Era la primavera del 2016. E il progetto del waterfront di Ponente, insieme al suo finanziamento per due milioni di euro, fu l’ultimo atto della nostra amministrazione prima di cadere sotto i colpi della crisi di maggioranza che portarono alle mie dimissioni. Dalla Madonna dei Martiri avevamo iniziato il nostro sogno di rivoluzione gentile; con il mantenimento di quella promessa e a testa alta ce ne tornavamo a casa. UN PROGETTO IN TRE LOTTI Cosa c’era nel famoso progetto del waterfront proveniente dal Masterplan? A cucire le suggestioni dei giovani architetti di Europan in un preliminare vero e proprio furono l’architetto Lazzaro Pappagallo e il geometra Pasquale De Tullio, che ci lavorarono in tempi record e con grande generosità. Gli stralci dell’intervento erano due. Prima di tutto, al quartiere mancava una piazza. Un luogo di aggregazione, capace di generare circuiti di socialità e fruizione ricreativa. Nel primo progetto, la piazza era immaginata davanti alle palazzine ex IACP, al posto della famosa “L” che in origine avrebbe dovuto essere demolita. Tutt’attorno erano previsti dei locali al piano terra, da destinare a servizi o associazioni. Nell’ultima versione, visto il naufragio del PIRP, i locali sono venuti meno (purtroppo, aggiungo), mentre la piazza è immaginata davanti alla basilica della Santa Patrona. È vero che lì una piazzetta esiste: la cosiddetta “piazzetta della Madonnina”. Ma si tratta di un piccolo spazio con sedute e una fontana. La Madonnina sarà “salvata” a tutelata. Verrà, infatti, spostata in asse su viale dei Crociati (come possiamo vedere nella foto in pagina, ndr). Nel nuovo progetto alla nuova piazza Madonna dei Martiri sono dedicati 1 milione e 500 mila euro: una buona parte del budget. Il secondo stralcio, invece, è dedicato alla complessiva riqualificazione di Viale dei Crociati. Qui l’investimento previsto è di circa 741.000 euro. L’amministrazione Minervini ha aggiunto un terzo stralcio al progetto, che riguarda la riqualificazione del muraglione di viale del Crociati, per la quale è stato previsto di attingere dai Fondi Porto, con un investimento previsto di 600.000 euro. Il finanziamento totale ammonta a circa 2 milioni e 800 mila euro. Il più grande investimento economico di sempre sull’intera zona. Dato oggettivo, che nessuna ricostruzione sui social e nessuna propaganda contraffatta potrà smentire, negare o mistificare. LA DELIBERA DI RILANCIO E LA GARA Alla fine del 2016, la città metropolitana ha stipulato la Convenzione con il Comune, controfirmata dal Commissario nel febbraio 2017. A maggio 2017 (prima dell’insediamento del sindaco Minervini, che pur si intesta i meriti di un’operazione non sua) la sottoscrizione definitiva. Il Commissario aggiunge una voce al progetto originario: la videosorveglianza cittadina, attivo dal dicembre 2018, per il costo complessivo di 258.000 euro circa. Lo scopo era quello di potenziare la sicurezza in tutta la città, compresa quella del quartiere che, pur sorvegliato dalla sede della locale Tenenza della Guardia di Finanza, ha visto negli ultimi anni, purtroppo, anche la recrudescenza della criminalità e del traffico della droga. Il sindaco Minervini prende in mano tutto questo solo nel gennaio 2018, quando con la Delibera di Giunta numero 41 approva apportava la modifica già accennata del Muraglione, finanziata con i Fondi Porto. Nell’anno 2018, in giugno, con la delibera 163, si approva il progetto definitivo. Che però si incaglia, in lungaggini burocratiche inspiegabili. Così anche per buona parte del 2019 tutto procede a rilento. Solo nell’ottobre del 2019, la situazione si sblocca e il procedimento amministrativo si rimette in cammino. Arriva la delibera 202 del 2 ottobre 2019, quella contenente il progetto esecutivo con i tre stralci: piazza, viale dei Crociati e Muraglione. Devono passare ancora molti mesi prima della Determina Dirigenziale che indice la gara d’appalto, la numero 544 del 5 giugno 2020, firmata dal Settore Territorio. La gara, insomma, arriva ben 4 anni esatti dopo il Masterplan e il finanziamento. COME FINIRÀ? La gara è ancora aperta e in corso. Sono arrivate oltre 15 proposte e i tempi di aggiudicazione a consegna dei lavori potrebbero occupare ancora alcuni mesi. È decisamente probabile che il progetto del Waterfront di Ponente aprirà il suo cantiere prima della fine dell’anno e sarà in pieno svolgimento nel corso della campagna elettorale del 2022, con Tommaso Minervini che ne farà il suo cavallo di battaglia. Eppure Minervini di questa storia ha firmato solo i ritardi su ritardi accumulatisi nel procedimento. E poi ha messo in piedi “il progetto accanto”, controverso e tutto da analizzare: quello di Secca dei Pali, da 1 milione e 500 mila euro, finanziato dalla Regione. Di questo, però, e degli sviluppi legati al rischio cementificazione di Spiaggia Maddalena e dell’avanzamento lavori del Porto Turistico parleremo nel prossimo numero del giornale. Una cosa va detta: nonostante si tratti di progetti decisivi per il futuro della città, né su Secca dei Pali, né su Spiaggia Maddalena né sul Porto Turistico il sindaco ha attivato alcun processo di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini. Sul waterfront di Ponente ci fu un concorso (Europan), un lavoro con il Comitato Madonna dei Martiri, vari laboratori partecipati. Su tutto il resto, si è agito nel silenzio, chiusi nelle stanze dell’ufficio tecnico, come se si trattasse di un affare privato e non di una sfida pubblica e collettiva di riqualificazione della città. Perché questo arroccamento? Perché questa interruzione brusca, ingiusta e ingiustificabile, della relazione tra il palazzo e la comunità? © Riproduzione riservata

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