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Il porto, la marineria e lo scalo
15 dicembre 2012

Molfetta, la città ed il mare. Questo connubio intreccia strettamente i destini della città. È parso, dunque, importante proporre ai rappresentanti politici intervenuti alla tavola rotonda di Quindici alcuni quesiti sul nuovo porto commerciale (e sul vecchio), sulla marineria e sullo scalo di alaggio. Un tempo, queste ultime due voci, rappresentavano il brand di Molfetta. Adesso non più. Il quesito si è articolato in tre filoni. Il porto, quello in costruzione, si avvia sempre più a diventare una realtà per la comunità molfettese. Verosimilmente l’opera sarà consegnata nel corso della prossima legislatura amministrativa. Chiediamo agli esponenti politici, in caso di vittoria della coalizione vincente, eventualmente di centrosinistra (per correttezza d’informazione, precisiamo che la “coalizione” non c’è ancora, tuttavia qualcosa dovrà pur succedere) come intendono gestire la realtà portuale con tutte le problematiche legate. Quale politica vorrà (la coalizione vincente) adottare per rilanciare il settore della pesca che, si spera, con l’entrata in funzione del nuovo porto, non potrà e non dovrà scomparire dallo scenario economico di Molfetta. Quale politica sarà adottata per il rilancio dello scalo di alaggio e delle realtà imprenditoriali presenti, anch’esse in sofferenza. Nicola Piergiovanni (SEL). Il problema, com’è logico intuire, è molto importante e di non facile soluzione. La linea con la quale finora si è gestito l’argomento, pur nella fase realizzativa, non si è dimostrata efficace. Cosa si dovrà fare? La cosa più importante sarà un’inversione di tendenza: abbandonare l’autarchia per integrare la realtà in un ambito più ampio che non può non essere l’Autorità portuale del Levante, per sinergizzare le azioni. Data la vocazione anche turistica prevista nella realizzazione e, ricordando la misera fine fatta dal “porticciolo turistico” a suo tempo (anno 2005) inaugurato, dopo un esborso di oltre 500mila euro, dovuta essenzialmente all’incuria totale delle due mezze amministrazioni di centrodestra guidate dal senatore Antonio Azzollini, l’auspicio è quello di operare per dare un serio sviluppo a questo settore che è sempre trainante nell’economia di ogni città sul mare. Gianni Porta (PRC). Introduce la riflessione richiamando alla memoria la chiosa di Azzollini, secondo cui il compito dell’Amministrazione è «quello di costruire l’opera, il traffico poi verrà». Bolla il pensiero come una sciocchezza, soprattutto guardando al costo dell’opera medesima che, prevedibilmente risulterà l’ennesima cattedrale nel deserto. Rifondazione ha sempre definito l’opera sovradimensionata, nel quadro della crisi perdurante e di cui, al momento, non si vede l’inversione di tendenza, tuttavia si dovrà operare per minimizzare il danno. Come? Invoca anch’egli l’integrazione con l’Autorità portuale del Levante, in vista dello sviluppo prossimo del porto di Bari (potenziamento del bacino di Marisabella). Per la crisi della marineria, giudica improvvida l’adesione dell’Italia alla normativa europea che ha svuotato i porti mediterranei di pescherecci, in favore delle flotte dei Paesi che si affacciano sull’oceano Atlantico (Paesi del Nord Europa). Per lo sviluppo del traffico nel nuovo porto, prevede un’integrazione legata ad un parallelo sviluppo delle attività delle nostre realtà industriali (zona ASI e zona PIP). Pino Amato (UDC). Ricorda prima di tutto l’approccio alla questione del sindaco dimissionario che ne ha fatto un “fatto personale”, al punto da rifiutare qualsiasi confronto con le opposizioni in Consiglio comunale. La materia deve essere oggetto di seria ed approfondita riflessione sulla reale necessità di un’opera di tali dimensione ed auspica una politica atta a dirottare, parte del finanziamento su piani di sviluppo diversi, per esempio il piano delle coste e delle spiagge. L’UDC ha sempre richiesto uno spacchettamento dei lavori e quindi dell’impegno finanziario, che avrebbe consentito di limitare tutti gli intoppi che fin qui i lavori hanno subito e che erano stati pronosticati in precedenza. Intoppi che hanno causato anche danni erariali notevoli. Mino Salvemini (PD). Condivide in toto la diagnosi di Amato sulla forma arrogante ed autarchica della gestione azzolliniana. Ha sempre criticato la “fretta” con cui si è accettata l’edificazione della Foresteria della Capitaneria (poi dallo stesso Azzollini vanamente contestata, perché deturpante del paesaggio) e la scarsa o nulla trasparenza nelle procedure e, in particolare, nella transazione per la penale di 7,8milioni di euro già pagata. Oltre al danno, la beffa perché a causa dell’ingente finanziamento per la costruzione del Porto (oltre 60milioni di euro), verosimilmente la comunità molfettese subirà un taglio di trasferimenti di circa 6milioni di euro, cosa che renderà critico l’assetto finanziario comunale. Non è da trascurare l’aspetto ecologico con il danno apportato, dalle opere portuali, alla colonia di Poseidonia oceanica, fiorentissima nel tratto Molfetta-Barletta e che contribuisce in modo significativo all’equilibrio biologico d’area. I l futuro della struttura deve, comunque, integrarsi con le altre realtà, magari specializzando Molfetta come porto “ro-ro” (carico e scarico merci attraverso l’imbarco e sbarco di autocarri trasportati da navi idonee, appunto chiamate “navi Ro-Ro” roll on – roll off) ed integrando questa attività con quella del porto di Bari, in futuro specializzato anche in traffico “containerizzato”. Annalisa Altomare (Lista Emiliano). Focalizza il suo intervento particolarmente sui due ultimi quesiti, essendo il primo, già sufficientemente illustrato dai precedenti interventi. Una sola considerazione sul nuovo porto: definisce l’opera sovradimensionata in relazione alle esigenze di teatro e auspica un’azione volta a valorizzare la struttura in chiave più prettamente turistica. La marineria e la sua crisi sono cause ed effetto della trascuratezza dell’Amministrazione verso tale settore (promesse a non finire, concreto: zero) ed anche alla mancanza della visione strategica che caratterizzava l’opera del compianto Mimmo Farinola (presidente di Assopesca Molfetta). In termini generali, Molfetta non può operare, come ha finora fatto con l’amministrazione Azzollini, al di fuori del contesto territoriale, quindi sarà necessario riallacciare i rapporti con gli enti confinanti. Per lo scalo, bisognerà ripensarlo in termini di sviluppo futuro, integrato nelle realtà abitative della zona. L’impressione che abbiamo tratto dagli articolati interventi delle personalità è di scarsa conoscenza degli sviluppi e dei problemi reali della costruzione e dell’utilizzo del nuovo Porto, a causa della politica scellerata della passata amministrazione che ha sempre e sistematicamente ignorato le richieste di chiarimenti sulle azioni che arrogantemente il sindaco dimissionario ha sempre intrapreso, forse senza neanche coinvolgere la sua stessa maggioranza. Questo, come è evidente, ha portato danni enormi alla comunità. Nel ringraziare i politici intervenuti per la disponibilità e i pareri molto articolati, si auspica maggiore trasparenza di gestione nella futura azione amministrativa della città.

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