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Il Pm Maralfa fa sequestrare un'altra cisterna. Oggi le autopsie sulle vittime di Molfetta
06 marzo 2008

MOLFETTA - Restano ancora avvolti nel giallo i motivi che hanno portato alla morte di cinque lavoratori che stavano effettuando un lavaggio nella Truck Center di Molfetta di un'autocisterna che aveva trasportato zolfo in polvere. Le prime risposte, però, potrebbero arrivare già oggi: all'obitorio del cimitero di Molfetta è infatti in programma l'autopsia sui cadaveri dei cinque lavoratori. L'esame dei professori Giancarlo Divella e Tommaso Solarino dovrà innanzitutto accertare quale sostanza abbia provocato la morte dei lavoratori visto che la presenza di zolfo in polvere, a detta degli esperti e come confermato dal pm del tribunale di Trani, Giuseppe Maralfa (nella foto, col cil comandante provinciale dei carabinieri col. Cavallo), da sola non giustifica le conseguenze letali. Ma i medici dovranno anche dire se si sia trattato effettivamente di una sostanza già presente all'interno della cisterna oppure se ad uccidere sia stato il prodotto di una reazione chimica innescata dal contatto dello zolfo con altri prodotti utilizzati nella fase del lavaggio. Al momento, una delle ipotesi è che all'interno dell'autocisterna si sia prodotto idrogeno solforato, una sostanza estremamente tossica e, se respirata in grande quantità, asfissiante. Un'ipotesi scartata però dal legale di Vincenzo Altomare, il titolare della Truck Center morto anche lui nell'incidente. “Il primo lavaggio – ha detto l'avvocato Bepi Maralfa – viene fatto solo con acqua e dunque la sostanza non poteva che essere già all'interno”. A dimostrazione di ciò, ha aggiunto, il fatto che il primo lavoratore morto, Guglielmo Mangano, avrebbe perso i sensi appena aperto il portellone della cisterna, cadendovi dentro. Ma, a sentire Luigi Mansi – che è il presidente della Nuova Solmine e cioè dell'azienda di Scarlino (Grosseto) che produce acido solforico e che, stando a quanto accertato finora, sarebbe stata l'ultima destinazione dell'autocisterna prima di esser fermata – “è impossibile che nella procedura che avviene nel nostro stabilimento sia stato immesso idrogeno solforato. Qui lo zolfo liquido viene fatto passare in un serbatoio e non è possibile che sia entrato dell'H2S, che tra l'altro noi non produciamo”. Insomma, l'idrogeno solforato c'era o no? E se c'era e non è entrato a Scarlino, quando è finito nella cisterna? Se la tesi del legale di Altomare dovesse trovare riscontri, diventa ancora più essenziale ricostruire nei minimi dettagli i percorsi seguiti dall'autocisterna e le sostanze trasportate prima di arrivare al lavaggio. Qualcosa già sta emergendo: la cisterna maledetta, di proprietà di Fs Logistica, era stata caricata di zolfo liquido alla raffineria Eni di Taranto il 19 dicembre. Da lì aveva raggiunto la Nuova Solmine per poi tornare vuota a Taranto il 29 dicembre. Da allora sarebbe rimasta ferma, dicono fonti vicine ad Fs, tanto che proprio in questo periodo era previsto il lavaggio di 7 cisterne da destinare, cambiando le valvole, al trasporto di acido solforico e non più di zolfo. Proprio per capirci di più, il procuratore di Molfetta ha disposto il sequestro di una delle cisterne di Fs Logistica adibite al trasporto di Zolfo e parcheggiate a Bari, con l'obiettivo di sottoporla ad una comparazione con quella in cui è avvenuta la tragedia. Anche perchè alla Truck Center non erano inesperti: dall'inizio dell'anno avevano eseguito circa duecento lavaggi di cisterne adibite al trasporto di prodotti chimici, una decina delle quali portavano zolfo liquido.
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