Il Pastore e la Sirena a Molfetta: terra e mare per riscoprire la memoria collettiva e tessere la comunità
Ha fatto tappa nella nostra città la Carovana dei filatoi e del mito
MOLFETTA – Oggetto protagonista del “filatoio” realizzato nel corso della tappa molfettese della “Carovana dei filatoi e del mito” è stata una linguetta. L’attrezzo che i nostri pescatori utilizzano per ricucire e riparare le reti è passato di mano in mano ed è servito a intrecciare fili di robusto naylon fino a comporre un reticolato, simbolo di un ben più fitto intreccio di racconti, esperienze, vissuto, memoria e tradizione popolare.
“Tessere i fili della memoria e della tradizione popolare” è proprio l’intento del progetto “Il Pastore e la Sirena - Le Strade della Fiaba incrociano la Via Francigena e la Rotta dei Fenici”, ideato dall’antropologa Laura Marchetti e realizzato in collaborazione con Teatro Pubblico Pugliese e nasce all’interno delle iniziative di valorizzazione dei cammini culturali collegati ai progetti Interreg TheRout_Net e Interreg COHEN - Coastal Heritage Network finanziati da Interreg V-A Greece-Italy, di cui Regione Puglia - Dipartimento Turismo Economia della Cultura e Valorizzazione Territoriale è partner.
L’iniziativa mira al diretto coinvolgimento delle comunità locali lungo la via Francigena e i percorsi costieri del Mediterraneo, nel processo di recupero e valorizzazione del patrimonio immateriale della Puglia.
Filo conduttore degli appuntamenti che vedono la “Carovana dei filatoi e del mito” sono, appunto, le figure del pastore e della sirena, essenze della terra e del mare, illustrate in due splendide raffigurazioni che evocano arcani simboli, come quelli tracciati nella pietra delle stele daune, simboli geometrici e fortemente stilizzati, che hanno ispirato l’autore, l’artista Nicola Genco.
Nella tappa molfettese i promotori e i narratori, nella mattinata, hanno incontrato alcune scolaresche nella Sala dei Templari, ottenendo grandissima attenzione.
Ma il clou dell’appuntamento molfettese si è tenuto nella suggestiva cornice della Cala Sant’Andrea (per la verità Cala San Corrado). L’incontro è stato intitolato “Filatoio Ceneredde – La Sposa Sirena – Affari di cuore” ed ha visto la partecipazione dell’assessore alla Cultura del Comune di Molfetta Giacomo Rossiello e di Info Point Molfetta, Cooperativa FeArt, Associazioni Auser, Archeoclub, Il popolo granchio e Masci (Movimento Adulti Scout Italiani) nonché degli artisti Corrado La Grasta e Giulia Petruzzella (Teatro dei Cipis) e Giovannangelo De Gennaro.
Ed è un ininterrotto susseguirsi di voci, ricordi, atmosfere, suoni, come quello della sirena, tanto familiare ai molfettesi. Non il canto ammaliatore delle sirene dell’Odissea o delle sacerdotesse della dea fenicia Astarte ma dello strumento di segnalazione presente sulle imbarcazioni di pescatori; la sirena che veniva azionata per segnalare un pericolo o in segno di festa durante la processione a mare della Madonna dei Martiri o, ancora, per salutare la Vergine nel momento in cui si riprendeva il largo dopo la settimana di fermo per la festa patronale.
Voci che narrano le storie dei pescatori e delle loro famiglie, di “buzzétte” (quantità di pesce assegnato ad ogni membro dell’equipaggio) e “cémbotte” (zuppa di pesce), di come nasce l’adagio “Criste a puppe è la Médonne a proete” (Cristo a poppa e la Madonna a prua) e fiabe (di cui alcune tratte dalla raccolta di Saverio La Sorsa). Ne sono state scelte due: “Affari di cuore” e “Ceneredde” (per la verità una delle 132 versioni di Cenerentola coniate nel mondo).
Nella versione molfettese dell’orfana che diventa principessa grazie all’intervento della magia si osserva un interessante cambiamento: a proteggere e favorire la giovane maltrattata non è una fata ma una pianta di basilico. Se non ci sono i santi o le fate ad aiutare i più deboli, interviene la natura, come ha evidenziato la professoressa Marchetti, la quale ha sottolineato come la Regione Puglia inviti le comunità che si sentono “intessute” a un lavoro nella memoria, nella memoria collettiva, popolare.
L’incontro e la “tessitura della comunità” non potevano con concludersi con una festa: un grande ballo popolare, guidato dai Fabulanova, intorno ai simboli del filatoio: un panno azzurro, a significare le onde del mare, la rete di un pescatore, una piantina di basilico, una pentola in coccio, l’antica sirena, un secchio in latta e il libro di fiabe di Saverio La Sorsa, sotto lo sguardo del Pastore e della Sirena.
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Autore: Isabella de Pinto