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Il miracolo del terremoto dell'11 maggio 1560
15 maggio 2008

L'11 maggio 1560, grazie alla protezione della Madonna dei Martiri, Molfetta fu risparmiata dalle conseguenze disastrose di una forte scossa tellurica dell'8° grado della scala Mercalli (di magnitudo 6,4 della scala Richter), verificatasi alle ore 4.40 di quel giorno ed avente come epicentro la zona di mare tra Bisceglie e Barletta. Nonostante il mutare dei secoli e delle vicende umane, il ricordo di quell'evento tellurico si tramanda di generazione in generazione, ragion per cui ogni anno, con il clero e le autorità civili, i molfettesi si recano in Basilica per esternare la loro gratitudine alla Vergine, appellata per la ricorrenza con il titolo di “Médonne du tremelìzze” (Madonna del terremoto, impropriamente chiamata “Madonna del Tremolizzo”). Notizie dettagliate in merito a quel terremoto e ai segni di gratitudine, il lettore può trovarle in un mio articolo pubblicato su “Quindici” di aprile 2004. Desidero qui riportare ulteriori informazioni sul sisma e sulle sue conseguenze, grazie alla collaborazione della Dott.ssa Sonia Topazio, capo ufficio stampa ufficio di Presidenza dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma, alla quale va la mia gratitudine. La scossa fu di tipo ondulatorio-sussultorio, con coordinate epicentrali per Molfetta di 41.12 (lat.) e 16.36 (long.). Ci fu una replica alle ore 9 dello stesso giorno, con intensità pari al 3° grado della scala Mercalli.Il manoscritto cinquecentesco di Seripando (Biblioteca Nazionale di Napoli) e la continuazione del “Compendio” di Collenuccio ricordano che il terremoto fu avvertito a Napoli e nella Terra di Lavoro (la Terra di Lavoro, in origine chiamata Liburia, è una regione storico-geografica d'Italia legata alla Campania, oggi risultante suddivisa tra le regioni politico-amministrative del Lazio e della Campania). Inoltre, i notai baresi Cardassi registrarono succintamente la scossa nelle loro memorie manoscritte (Biblioteca Nazionale di Bari). La scossa – raccontano i Cardassi – fu preceduta da un forte vento il cui sibilo fece destare i baresi i quali, presi dal panico e temendo si trattasse di una tromba d'aria, non osarono aprire le finestre delle proprie case per rendersi conto di quanto stava accadendo. Infatti poco dopo, quelle finestre cominciarono ad oscillare paurosamente e non furono poche – continuano i Cardassi – le persone che invocarono l'aiuto di San Nicola, loro Patrono. Fattosi giorno, le strade di Bari erano coperte di pietruzze e sabbia marina. Infine, mi sembra opportuno divulgare, in proposito, un frammento inedito di un manoscritto interpretato dal nunzio Vincenzo Cerrotti dal titolo “Cronaca delle più gravi calamità successe in Bitonto dal 1560 al 1903.”(Biblioteca Vescovile “Mons. Aurelio Marena” Bitonto): “A dì 11 maggio 1560 die dominico ad hore 4 e tre quarto venne per tutta la Puglia no tremolizzo grande, che nullo se ricorda averne nteso simile; parecchi Cittati se rovinarono e facio gran danno e morti a Bisceglie et Barletta. Per parecchi giorni si sentio lo dicto tremolizzo, et omne uno stava per paura alla campagna, et nullo dormiva né mangiava. E se dicio per cosa certa, che ne murirono per dicto tremolizzo chiù di 3oo personi”. Reggeva allora la sede episcopale della città Mons. Nicolò Maiorani, di cui riporto il suo stemma, a memoria storica. Il prelato (nativo di Melpignano, fu nominato Vescovo da Papa Giulio III il 15 dicembre 1553 e rimase nella nostra sede episcopale per 13 anni) si mostrò padre amoroso verso i suoi figli angosciati, si portò in mezzo al popolo confortandolo ed esortandolo ad avere fiducia nella Vergine dei Martiri, al cui Santuario si recò con tutto il popolo per chiedere grazia e protezione alla “Signora dei Martiri bella” (parole dell'inno ad Ella dedicato). Secondo gli storiografi dell'epoca, il Vescovo Maiorani era rimasto talmente scioccato dall'evento tellurico che, dopo pochi anni (1566), preferì lasciare l'incarico episcopale a suo nipote, Maiorano Maiorani (1566-1597), e dedicarsi all'attività di bibliotecario della Biblioteca Vaticana. Concludo affermando che, ancora oggi, ogni qualvolta avvertiamo a Molfetta una scossa tellurica il nostro primo pensiero è verso Colei che ha disteso il suo manto stellato fra questa sua città e i pericoli naturali, invocando la sua protezione, così come fecero i nostri avi ben 448 anni addietro.
Autore: Cosmo Tridente
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