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Il Gelmini pensiero Gianni Antonio Palumbo
15 settembre 2008

Alla vigilia delle convocazioni del C.S.A per i contratti a tempo determinato, al solito tardive e sempre più avare, un clima da tragedia greca (o da tragicommedia plautina?) aleggia sull'Universo scuola. Non si è ben compreso se la primattrice abbia in animo di interpretare il ruolo di Medea (“In tre anni taglierò 87 mila cattedre”, ha esclamato con aria artatamente contrita) o della salvatrice Alcesti, pronta a sacrificare la propria stessa vita per il bene della Scuola italiana. La sua incidenza in questa rovente fine estate è stata talmente pervasiva, da indurre al conio di una deliziosa formuletta atta a definire le sue elucubrazioni: “il Gelmini Pensiero”. Roba da far invidia ai più complessi sistemi filosofici della storia. La Gelmini dichiara che “nel Sud alcune scuole abbassano il livello della scuola italiana. In Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata organizzeremo cosi intensivi per insegnanti”, salvo poi precisare di essere stata fraintesa dal coro di giornalisti e docenti (ogni tragedia greca ne ha uno; di coro, s'intende!). Inutile sottolineare come quest'ulteriore precisazione sia perfettamente in sintonia con le precedenti dichiarazioni: non era pensabile che docenti del Sud, necessitanti di corsi di sostegno (pardon: intensivi), e i giornalisti meridionali, magari formati da quegli stessi, scadenti docenti, potessero comprendere, senza l'ausilio di un interprete, medi- – più simile alla vecchia pirandelliana coi capelli unti di qualche “orribile manteca”, sarebbe magari una liberazione. Alla Gelmini ricordo – di certo ne è già a conoscenza – che dal Sud hanno intrapreso la loro orgogliosa ed esaltante opera d'insegnamento (e non solo) figure come Tommaso Fiore o Gaetano Salvemini (solo per fare due nomi vicini alla nostra città). E mi piacerebbe menzionare uno per uno gli insegnanti che hanno inciso sulla mia formazione, o magari i tanti, più o meno giovani, che vedo intenti a compiere ogni giorno il loro dovere con competenza. Con amore... Quanto a questi illuminanti corsi, quali ne saranno i contenuti? Il tanto decantato cooperative learning, per caso? Come spiegare “La ginestra” a un ragazzino che si esibisce durante la lezione in fragorose arie del ventre? Ci saranno dimostrazioni pratiche? Sono interessato! O si ripiegherà su predicozzi da psicologia spicciola (quella vera è un'altra cosa!) del tipo: “il bravo docente deve saper chieder scusa; entrare in sinergia con l'energia di ciascun ragazzo; cooperare con i colleghi; voler bene al dirigente, a tutti e bla bla bla”. O forse la risposta è più semplice. Poiché figli di una scuola depressa ci sentiremo propinare in maniera stantia i soliti contenuti appresi a scuola, all'Università, alla Ssis, perché il nostro gap intellettuale non ci induca ad attribuire la Gerusalemme liberata a Petrarca, i Promessi sposi a D'Annunzio o a far confusione sulle tappe salienti dell'Unità d'Italia. Ops; dimenticavo: quest'ultimo contenuto ormai non è più à la page… tazioni di tale sottigliezza. Tanto più veritiere in quanto figlie dell'esperienza sul campo, dal momento che, com'è notorio, la lumbarda Gelmini ha scelto, per sperimentare la realtà sudista, di trasferirsi da Brescia a Reggio Calabria per l'espace du matin, o, più precisamente, per il tempo necessario al superamento dell'esame da avvocato nella regione con la più alta percentuale di promozioni d'Italia. Si è scatenato, si diceva, un coro di docenti, prefiche e fichi fioroni, che a tratti ha assunto cadenze da operetta, non certo di Lehar od Offenbach. Ecco così una frotta d'esperti discettare d'integrazione scuola-lavoro, di povertà socio-culturale delle regioni del Sud, di eccessiva presenza di docenti a tempo determinato (moltissimi dei quali giovani, sovraqualificati, nonché sovraincazzati perché il sistema scolastico dovrebbe essere una cosa seria)... Nelle parole della pia Mariastella (ci perdoni la soverchia confidenza), che non comprende l'utilità di pagare tre maestri quando uno basta e avanza, fioriscono metafore d'ambito medico (“La scuola è al collasso!”). Speriamo non faccia come quell'infermiera improvvida, che, amorevolmente accorsa al capezzale d'un agonizzante, gli somministrò per sbaglio una dose letale di farmaci. O non finisca con l'optare, come da qualche anno a questa parte i ministeri dell'Istruzione sembrano orientati a fare, per l'eutanasia. E forse per quest'anziana signora Scuola, un tempo trasudante decoro, oggi – per i guasti di guru menefreghisti o sprovveduti o, peggio, in mala fede– più simile alla vecchia pirandelliana coi capelli unti di qualche “orribile manteca”, sarebbe magari una liberazione. Alla Gelmini ricordo – di certo ne è già a conoscenza – che dal Sud hanno intrapreso la loro orgogliosa ed esaltante opera d'insegnamento (e non solo) figure come Tommaso Fiore o Gaetano Salvemini (solo per fare due nomi vicini alla nostra città). E mi piacerebbe menzionare uno per uno gli insegnanti che hanno inciso sulla mia formazione, o magari i tanti, più o meno giovani, che vedo intenti a compiere ogni giorno il loro dovere con competenza. Con amore... Quanto a questi illuminanti corsi, quali ne saranno i contenuti? Il tanto decantato cooperative learning, per caso? Come spiegare “La ginestra” a un ragazzino che si esibisce durante la lezione in fragorose arie del ventre? Ci saranno dimostrazioni pratiche? Sono interessato! O si ripiegherà su predicozzi da psicologia spicciola (quella vera è un'altra cosa!) del tipo: “il bravo docente deve saper chieder scusa; entrare in sinergia con l'energia di ciascun ragazzo; cooperare con i colleghi; voler bene al dirigente, a tutti e bla bla bla”. O forse la risposta è più semplice. Poiché figli di una scuola depressa ci sentiremo propinare in maniera stantia i soliti contenuti appresi a scuola, all'Università, alla Ssis, perché il nostro gap intellettuale non ci induca ad attribuire la Gerusalemme liberata a Petrarca, i Promessi sposi a D'Annunzio o a far confusione sulle tappe salienti dell'Unità d'Italia. Ops; dimenticavo: quest'ultimo contenuto ormai non è più à la page…
Autore: Gianni Antonio Palumbo
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