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Il consigliere provinciale del Pdl Tammacco solidarizza a titolo personale col sindaco di Molfetta: “Inaccettabile aggressione”
31 gennaio 2014

MOLFETTA – Il consigliere provinciale del Pdl Saverio Tammacco (foto) interviene a titolo personale con una nota pubblica di attestazione e di vicinanza al sindaco di Molfetta: “Inaccettabile e ingiustificata l’aggressione al primo cittadino”.

“Triste assistere ad atti di aggressione verbale nei confronti, in questo caso, del primo cittadino della nostra città. Giunga al sindaco Paola Natalicchio l’attestazione mia personale della vicinanza in questo difficile momento che si è trovata a vivere. A noi, classe politica, è richiesto, ancor di più oggi, l’avanzare di una sobrietà di comportamenti che deve legarsi ad una prospettiva di serenità per l’intera nostra comunità. Da parte mia il massimo impegno in questa unica ed obbligata direzione”.

 

 

 

 

 

 

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.......non mi piace questa faccenda!" - Il 30 maggio, Giacomo Matteotti parlò alla Camera dal suo banco di deputato, contestando i risultati delle recenti elezioni. Esordì dicendo: "Contro la loro convalida, noi presentiamo questa pura e semplice eccezione: che la lista di maggioranza governativa, la quale nominalmente ha ottenuto una votazione di quattro milioni e tanti voti, cotesta non gli ha ottenuti di fatto e liberamente". Scoppiò subito il finimondo, ma Matteotti, per nulla intimorito, continuò decisamente a elencare le prove dei soprusi che avevano falsato la consultazione popolare. Sommerso dai fischi e dalle minacce, replicò: "Io espongo fatti che non dovrebbero provocare rumore. I fatti, o sono veri, o li dimostrate falsi". Il Presidente della Camera, Enrico De Nicola, esortò Matteotti a stringere i tempi: "Concluda, la prego, non provochi incidenti." Matteotti, stizzito, ribattè: "Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il mio diritto di parlare". De Nicola, tirato in volto, si difese: "Si, ma ho anche quello di raccomandarle la prudenza". Matteotti continuò ortodosso: "Io chiedo di parlare nè prudentemente nè imprudentemente, ma parlamentarmente", e insistette di nuovo a chiedere l'invalidazione dei voti del 6 aprile. Di nuovo subissato dai clamori, non si saprà mai se per una boutade o perchè davvero presago di ciò che gli sarebbe capitato di lì a non molto, disse ai parlamentari suoi vicini di banco: "Io ho detto quello che dovevo dire, ora sta a voi preparare la mia orazione funebre."


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