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Il Comitato di Molfetta per il Referendum: 12 e 13 giugno, due Sì per l'Acqua Bene Comune
28 maggio 2011

MOLFETTA - Una straordinaria alleanza, come cita un comunicato, dal basso di comitati locali contro la privatizzazione dell'acqua, associazioni laiche e religiose, sindacati e partiti, riunite nei comitati per l'Acqua Bene Comune, ha raccolto la scorsa primavera oltre 1.400.000 firme per chiedere di sottoporre a referendum alcuni articoli delle leggi che obbligano gli enti locali a privatizzare il servizio idrico.  
Opportunità economica e politica avrebbe voluto che, essendoci in molte regioni elezioni amministrative, un governo attento e responsabile accorpasse il turno referendario con quello amministrativo.
Invece, il governo Berlusconi ha deciso di non effettuare questo accorpamento andando a spendere più di 320 milioni di euro, fissando la tornata referendaria per il 12 e 13 Giugno, probabilmente nella speranza che l'atmosfera da "gita al mare" possa impedire il raggiungimento del quorum del 50% più 1 di elettori, necessario per rendere valido il referendum.     
A Molfetta il Comitato 2 Sì per l’Acqua Bene Comune è attivo per sostenere la campagna referendaria, attivare la partecipazione dei cittadini e delle cittadine e per continuare a fare informazione (visti anche i pochi spazi pubblici e ufficiali concessi) sui 2 quesiti referendari.  Questi referendum sono di natura abrogativa, ossia rendono possibile l’eliminazione di norme esistenti o di parti di esse.    
Il primo quesito propone l'abrogazione dell'articolo 23 bis della legge 133/2008, modificata dalla legge 166/2009 (detta "decreto Ronchi") relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, compreso quello idrico. Tale art. 23 bis riduce drasticamente, rispetto al diritto comunitario, le ipotesi di affidamento diretto e, in particolare, quelle gestioni in house che sono attualmente prevalenti in Italia, imponendo invece come modalità ordinaria di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, che prevedano quindi l’ingresso nelle società pubbliche di un socio privato (mediante gara) che detenga almeno il 40% del capitale della società.  Si ricorda, peraltro, che la sentenza n. 325 del 2010 della Corte Costituzionale ha affermato che l’affidamento in house del servizio idrico integrato, come di altri servizi pubblici a rilevanza economica, è compatibile con l’ordinamento europeo.   L'ingresso dei privati, alla luce delle altre esperienze italiane di gestione privata, non assicura investimenti per la manutenzione delle infrastrutture (nella media il 50% in meno), e non assicura la diminuzione delle tariffe, anzi, come accaduto ad esempio a Firenze (gestione mista pubblico-privato) alla luce di una dimunizione dei consumi d'acqua si è registrato un incremento del 9% delle tariffe e quindi un aumento delle bollette da pagare!  Abrogare questa norma significa contrastare l’accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal Governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici in questo Paese.    
Il secondo quesito propone invece l’abrogazione parziale (del solo comma 1) dell’art. 154 del Decreto 152/2006 (Codice dell’Ambiente), nella misura in cui stabilisce che la tariffa per il servizio idrico sia determinata tenendo conto dell’“adeguatezza della remunerazione del capitale investito". Pertanto, la parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a compensazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio.  Ricordiamo che la Corte Costituzionale ha precisato nella sentenza n. 26 del 26 gennaio 2011 che il servizio idrico integrato deve essere svolto con metodo economico, ovvero secondo il principio della copertura dei costi mediante i ricavi. Essenziale, quindi, secondo questa interpretazione è la sola copertura dei costi.  Abrogare tale comma impedisce quindi di fare profitti sull'acqua e determina una diminuzione immediata del 7% delle tariffe, oltre ad allontanare gli interessi privati e delle multinazionali.    
Pertanto,  il Comitato di Molfettea invita la cittadinanza il 12 e 13 giugno a votare Sì!  2 Sì per l'Acqua Bene Comune  per dare inizio alla riscossa delle gestioni affidate al pubblico e mandare a casa i privati! 

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