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Il Comitato "Basta un si" di Molfetta incontra la città in vista del Referendum costituzionale
15 novembre 2016

MOLFETTA - E' il tema più caldo del momento in Italia e terrà banco sempre di più fino al fatidico 4 dicembre 2016. E' il Referendum Costituzionale, una riforma che se approvata dagli Italiani costituirà uno spartiacque storico, tra un prima ed un dopo, tra tradizione ed innovazione. Diversi i dubbi, le critiche al corpo del testo che andrà votato e per questo i sostenitori della riforma, il Comitato molfettese "Basta un si" ha voluto incontrare la cittadinanza, invitando esperti pronti a rispondere alle diverse provocazioni del moderatore, avv. Maurizio Altomare.

Sono intervenuti in questa sorta di botta e risposta il segretario regionale del Partito Democratico Marco Lacarra, la vice presidente del gruppo PD alla Camera Alessia Morani e l'on. Dario Ginefra deputato PD (nella foto: Lacarra, Altomare, Morani, Ginefra).

Dopo i consueti saluti iniziali, Altomare ha brevemente esposto i punti fondamentali della riforma, se vince il SI: solo la Camera darà fiducia al Governo; solo la Camera avrà potere legislativo pieno su tutte le leggi; i parlamentari che riceveranno lo stipendio saranno solo i deputati (630); l'immunità parlamentare sarà prevista per 730 persone (630 deputati, 100 senatori); si eliminerà il CNEL, ente istituito nel 1957; lo Stato risparmierà 500 milioni di euro l'anno tra Senato, Regioni e Province; il Parlamento sarà obbligato a discutere le proposte di legge popolari; il quorum per il referendum potrà essere più basso di oggi; occorrerà il 60% dei delegati per eleggere il Presidente della Repubblica.

Da qui spazio ai dubbi ed alle critiche che gli esperti hanno cercato di dissipare, spiegando più approfonditamente le conseguenze del SI. E' una riforma confusionaria? Rende molto più complicato l'art. 70 della Costituzione, finora così breve e conciso? A rispondere è stato Lacarra il quale ha affermato che invece tutto diventerebbe più semplice. Si eviterebbe l'odioso ping pong tra Parlamento e Senato per approvare le leggi. Le leggi passerebbero dopo un tempo certo, niente più tempi morti prima dell'approvazione. Ed a chi sostiene che ci sarà un predomino del Parlamento, ha controbattuto che la riforma obbliga il Parlamento a votare, è una risposta alla pigrizia che vige finora. Lacarra inoltre ha affermato, dimostrandosi soddisfatto nei confronti del lavoro fatto finora dal Governo Renzi per quanto riguarda le riforme, di essere contento che la riforma costituzionale non abbia trovato il consenso dei due terzi in Parlamento, così non può essere accusata di preservare eventuali privilegi parlamentari.

Ma se ad approvare il 95% delle leggi è solo il Parlamento non si rischia una maggiore impulsività? Minore meditazione? A questa domanda ha risposto invece la Morani, affermando che è un falso problema. Le esigenze del popolo italiano sono tante e le risposte troppo lente, ma la riforma non renderà più leggere le decisioni perché comunque sarà preservato uno dei momenti fondamentali, quello della discussione all'interno delle commissioni, durante il quale le proposte vengono approfondite, meditate e sintetizzate. Inoltre il Senato non è completamente esentato da dare giudizi: la riforma infatti prevede che quando la legge viene proposta in Parlamento, il Senato può chiedere di intervenire modificandola ma rimandandola nell'arco di soli dieci giorni al Parlamento per l'approvazione finale. Mentre oggi invece si perde tempo a convertire i decreti legge. Le garanzie, oggi presenti, non verrebbero cancellate dalla riforma. In questi anni non si è fatto altro che invocare il cambiamento, a parlare di ciò che non va, conclude la Morani, ed è solo una bugia affermare che il bicameralismo non è oggi un problema. Ora il Governo Renzi ha proposto una soluzione, sta ai cittadini decidere se accettarla o meno.

Sul fronte della partecipazione popolare, aumenta il numero delle firme utili per innescare un referendum, si toglie quindi libertà ai cittadini? E' stato Ginefra a confutare quest'ulteriore dubbio, facendo però una larga premessa che ha abbracciato un po' tutte le domande precedentemente presentate. L'Onorevole ha affermato che sì aumentano le firme necessarie ma si abbassa il quorum e così la scelta popolare sarà sicuramente confutata dal Parlamento, evitando allo stesso tempo l'abusivismo troppo spesso impiegato da alcune forze politiche sul referendum. Su questo punto è intervenuta anche la Morani, spiegando che quando la prima legge del referendum abrogativa è stata creata, così come noi oggi la conosciamo (500.000 firme necessarie ed il 50%+1 dei votanti perché la proposta passi) l'Italia aveva una popolazione molto meno cospicua dell'attuale e quindi allora 500.000 firme erano davvero moltissime. Oggi invece l'Italia ha circa 60.6 milioni di abitanti, quindi è necessario modificare le proporzioni ed 800.000 è una richiesta quantomeno equilibrata. La vera rivoluzione è secondo lei piuttosto l'abbassamento del quorum.

La Morani ha poi anche parlato dell'importanza della nascita di una forma di referendum propositivo d'indirizzo, ancora inesistente qui in Italia. Questa iniziativa darebbe maggiori libertà al popolo, mettendo spalle al muro il Parlamento. Riprendendo la parola, Ginefra ha affermato che di certo questa non è una riforma perfetta, che ovviamente non tutti i punti trovano la completa approvazione di tutti i deputati all'interno del PD e che si è trovato un compromesso. Ha sottolineato come Renzi non sia esattamente ai suoi occhi il miglior segretario del partito però questo non è il referendum su Matteo Renzi, ma sulla Costituzione e che quindi dopo il 4 dicembre è inutile aspettarsi la resa del Presidente del Consiglio. Sarebbe stupido affermare anche che questa riforma risolverebbe tutti i problemi dell'Italia, cosa impossibile. Bisogna "solo" scegliere se questa riforma è all'altezza dei bisogni oppure no. Invitando i presenti a continuare ad informarsi in tutti i modi possibili, Ginefra ha concluso dicendo che comprende le ragioni del NO ma che secondo lui il testo della riforma è un enorme passo avanti per modificare una Costituzione nata in un'Italia molto diversa da quella odierna.

© Riproduzione riservata

Autore: Daniela Bufo
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