Il cantiere della pace, mai più la guerra conferenza al Rotary
Il dramma del conflitto in Ucraina. Fermare la corsa agli armamenti
A distanza di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, il Rotary di Molfetta ha voluto fare il punto per capire quali cantieri di Pace si possono aprire per fermare la corsa agli armamenti, per fermare soprattutto la cultura della guerra e della legittimità di costruire armi letali. Di qui l’incontro, venerdì 24 febbraio 2023, alla Madonna della Rosa della conferenza “Il cantiere della pace, mai più la guerra”, con la partecipazione di Mons. Giovanni Ricchiuti, Presidente Pax Christi; Don Tonio dell’Olio, Presidente della Pro Civitate Cristiana, Assisi; Rosa Siciliano, Direttore Editoriale di Mosaico di Pace. A moderare è stato chiamato il prof. Cosimo Altomare, Docente Ordinario Università di Bari. Un saluto è stato portato anche dal vescovo di Molfetta, mons. Domenico Cornacchia. Ad introdurre la serata è stato il presidente del Club di Molfetta prof. Francesco Allegretta. «Disarmiamo le coscienze, rifiutiamo il concetto che la guerra sia la continuazione della politica con altri strumenti. La politica è l’antidoto alla guerra. Purtroppo non abbiamo gli strumenti politici per fermare la guerra: sta mancando l’alternativa politica», così ha esordito Cosimo Altomare aprendo la conferenza. Per Don Tonio Dell’Olio è necessario fermare la violenza e non provocare altre sofferenze, respingendo l’idea che la guerra sia l’unica strada percorribile e il vecchio concetto “se vuoi la pace, prepara la guerra”. In realtà quello che è mancato è il cantiere della pace. Chiediamoci se abbiamo fatto tutto il possibile per fermare la guerra. Assistiamo a talk show vuoti, mentre la politica e la diplomazia hanno fatto poco per fermare la guerra. Non si può parlare di legittima difesa, occorre dire una parola lata per fermare il conflitto. «C’è molto pessimismo, oggi abbiamo raccontato la guerra facendo passare immagini di distruzione, morte, lacrime. Alla marcia per la pace di Assisi hanno partecipato migliaia di uomini e donne per dire basta alla guerra. Sui mass media sembra ci sia il pensiero unico sulla guerra che viene presentata come l’unica soluzione possibile contro l’aggressione. A 30 anni dalla morte di don Tonino, profeta di pace, ci troviamo ancora a parlare di guerra, morte, distruzione. Bisogna riprendere la teologia della pace, evitando che le guerre comincino già nella mente degli uomini. Cambiare la mentalità sulla guerra sarebbe il primo cantiere di pace. La guerra si può fermare. Ricordo l’intervento di Papa Giovanni sulle testate nucleari della Murgia e ciò che dice oggi Papa Francesco: la guerra è pazzia. Cosa abbiamo fatto noi cristiani per fermare la guerra? Non si può accettare il concetto di guerra giusta per legittima difesa. Ecco perché non possiamo restare spettatori, non possiamo rassegnarci », è il pensiero di mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi. Infine Rosa Siciliano, direttrice editoriale della rivista “Mosaico di Pace” ha ricordato che Don Tonino ci ha parlato del potere dei segni che in questa regione ha provocato tanti processi di pace, a cominciare dalla messa al bando delle mine anti uomo. «Ricordo – ha aggiunto – che l’imprenditore che costruiva armi Fontana, colpito dalle parole di don Tonino ebbe il coraggio di chiudere le aziende che producevano bombe. Ecco perché occorre seminare la pace per ottenere un’azione legislativa per la pace. Tra l’altro la società civile non vuole la guerra ed è più avanti del governo su questo fronte. Occorre un lavoro culturale in tal senso, anche attraverso gli obiettori di coscienza. Sarebbe utile anche boicottare le banche che finanziano i costruttori di armi, togliendo i nostri risparmi da questi istituti di credito. Alcuni segnali di ribellione sono arrivati anche dai lavoratori: ricordiamo i portuali di Genova che si sono rifiutati di caricare armi sulle navi. La cultura di morte non ci appartiene: occorre tornare alla bellezza della parole pace, che è incompatibile con la guerra. Quello che sta avvenendo con i profughi in mare è inconcepibile: non si possono lasciare morire senza soccorrerli, oppure essere condannati per aver salvato naufraghi da un gommone. La non violenza deve diventare la politica del nostro Paese, che spende 140 milioni al giorno per la difesa». Ha concluso la serata l’assistente del Governatore ing. Gildo Gramegna, che ha ricordato come la pace sia uno degli obiettivi principali del Rotary Internazionale. © Riproduzione riservata
Autore: Daniela Bufo