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Il 30 aprile tra la gente...
15 maggio 2010

30 aprile. Alle 17.30 la Chiesa è già gremita e decidiamo di assistere alla cerimonia della Prima sessione pubblica della Causa di Canonizzazione di don Tonino tra la folla assiepata dinnanzi al maxischermo. La delusione serpeggia tra chi, pur giunto nelle prime ore del pomeriggio, non è riuscito ad accedere alla Chiesa di S. Maria Assunta. Era del resto naturale, in considerazione dell’elevatissimo numero di convenuti, che la maggior parte della gente fi nisse con l’assistere alla cerimonia dall’esterno della Cattedrale. Ci colpiscono l’atmosfera composta e il senso di attesa; poi per un attimo l’attenzione è catalizzata dall’arrivo del presidente della Regione, Nichi Vendola. La composizione sociale dei presenti è alquanto variegata, ma si riscontrano un’elevatissima percentuale di giovani e una netta prevalenza della partecipazione femminile. Madri con i loro fi gli, nonni con i nipoti, gruppi d’appartenenza parrocchiale... Un silenzio quasi irreale accompagna la processione della componente ecclesiale, che sfi la tra le sedute approntate e i gradini della Cattedrale, per dare immediatamente inizio alla messa solenne. In un primo momento la gente fatica a sentirsi partecipe della celebrazione eucaristica. Ci alziamo in piedi, come usuale durante il canto d’inizio d’ogni funzione, e veniamo subito redarguiti da alcuni anziani, che protestano perché opporremmo impedimenti alla loro possibilità di osservare il maxischermo. Presto, però, l’iniziale confusione tra spettacolo e funzione si dissolve, e la partecipazione popolare si dispiega anche attraverso il canto e si traduce in attento silenzio nel corso dell’omelia di S.E. Mons. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Nel silenzio è possibile dunque apprezzare l’estrema eleganza formale dell’orazione del prelato, che si soff erma, nel suo discorso, sulle sfumature connesse al concetto di santità e rasenta il lirismo nel ricordo, seppur mediato, della reazione della popolazione molfettese alla morte di don Tonino. Il nostro pensiero corre così alla straziante cerimonia funebre offi ciata sul borgo, alla mistica, vitale icona (che tutti ricorderanno) di un libro le cui pagine furono d’improvviso sfogliate dal vento, divenuto metafora di un’esistenza che si spegneva per poi riaccendersi, magari in forma di luce di lampara a illuminare l’orizzonte buio dei “nostri mari di piombo”. La raffi nata omelia di Mons. Amato resta il momento centrale della celebrazione, cui seguono l’insediamento e il giuramento dei membri del Tribunale, secondo le procedure usuali. Protagonisti della sessione, accanto al Vescovo, attento e compassato, i membri del Tribunale e della commissione storica, accanto al Postulatore, S.E. Mons. Agostino Superbo, e ai Vice Postulatori, Mons. Domenico Amato e la Dott.ssa Silvia Correale. Molti restano aff ascinati da quanto avviene, altri, scoraggiati dal clima rigido e dal carattere impervio e a tratti ripetitivo della pratica, abbandonano la cerimonia. Non manca chi sostiene che, come inevitabile, tali sessioni, non prive di ieratico fascino, possano, alla lunga, per chi abbia scarsa confi denza col diritto canonico, risultare ostiche e, tutto sommato, lontane dalla sensibilità del cittadino medio. Resta l’ennesima, viva testimonianza del profondo aff etto che l’intera diocesi (e non solo) nutre dei riguardi di questo piccolo grande uomo. È tale nostalgico legame, più di qualsiasi miracolo, la dimostrazione maggiormente veritiera della santità di don Tonino.

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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