I visitatori della notte
Aveva indossato la camicia da notte di raso, di un pallido rosa, e stava allacciandosi la vestaglia quando uscì dallo spogliatoio che divideva la sua stanza da quella di suo marito. Sentì il suo respiro calmo e regolare e sorrise. Già da qualche anno avevano preferito dormire in camere separate, lui era un chirurgo affermato e aveva bisogno di dormire tranquillo in quelle poche ore di sonno che si concedeva, lei leggeva molto prima di addormentarsi, quindi non era il caso di svegliarlo. Si guardò allo specchio nella luce morbida dell’abatjour: i pochi fili grigi nei capelli sembravano quasi un vezzo, la carnagione liscia, gli occhi luminosi, il corpo sempre snello… non poteva lamentarsi. Attenuò la luce della lampada e li vide riflessi nello specchio: erano di nuovo lì, seduti sul suo letto, parlavano fra loro bisbigliando e sembrava la ignorassero, padre, madre, un ragazzino e una bambina di pochi anni. “Ancora qui! – disse stizzita, abbassando subito la voce per non farsi sentire dal marito – e sul mio letto! Ma che volete da me? Andate via!”. L’uomo e la donna con in braccio la bambina andarono via a capo chino, il ragazzino la guardò ridendo e si rannicchiò come un gatto ai piedi del letto. “Va bene, resta pure lì ma non darmi fastidio”. Si addormentò immediatamente e si svegliò alle prime luci dell’alba. Era sola. Suo marito dormiva ancora ma si svegliò sentendola muoversi. “Vieni, – le disse facendole posto nel suo letto, – stiamo un poco qui insieme. Oggi opero, un caso veramente difficile, devo alzarmi fra poco”. Non gli disse niente, avrebbe sorriso nel dirle che sicuramente aveva sognato. Quando il marito andò via indossò un paio di pantaloni e una maglietta e si recò al piano inferiore della villa, quello che comprendeva la sala da ricevimento, la sala da pranzo, il soggiorno, l’enorme cucina, tutte collegate da un lungo corridoio. Il corridoio, con grandi tele scure alle pareti, non aveva finestre e terminava con una grande vetrata dai vetri istoriati con colori intensi. Era lì, e sembrava aspettarla. La sua figuretta aggraziata si stagliava controluce, ma lei poteva distinguere l’abito con la gonna ampia, lunga al polpaccio, la vita sottile, il grande cappello di paglia con fiori di campo sulla tesa, e un gran fascio di fiori fra le braccia. Le fece un cenno di saluto, la ragazza salutò con un inchino e andò via. Non esitò oltre. Entrò in cucina, la cuoca le aveva preparato la colazione ma bevve solo il caffè, le diede disposizioni per il pranzo e uscì dopo aver indossato una mantella corta che le consentiva di andare in bicicletta, aveva bisogno di moto. Arrivò al paese e si diresse alla piccola Chiesa, era aperta, non c’erano fedeli. Entrò, si segnò e si avvicinò al Parroco che sedeva ad uno dei banchi leggendo il Breviario. Il Sacerdote era molto avanti negli anni, un uomo dall’aspetto mite e cordiale che le fece cenno di sedere accanto a lui. “Volevo dirle…”, lei non sapeva come cominciare. L’uomo sorrise “Li ha visti? Sapevo che prima o poi sarebbe successo. Anche se lei non viene in Chiesa so che è una persona intelligente e sensibile. Li ha visti tutti?”. Lo guardò frastornata. “Allora lei sa? Sì, erano una coppia e due bambini, il maschietto è rimasto sul mio letto fino all’alba. Parlavano fra loro ma non ho capito quello che dicevano”. Venga con me, – disse il Prete guidandola verso la sacrestia. Prese un grosso volume da un armadio: “Tenga, leggerà tutta la storia dai giornali dell’epoca. “Ma allora lei mi crede?”. “Ci sono più cose in cielo e in terra…”, rispose il Parroco sorridendo. Un vecchio prete che citava Amleto e le credeva, le andava proprio a genio. “Tornerò”, disse salutandolo. “Oh! So già che tornerà”; rispose lui sorridendo. Pedalò velocemente verso la villa con il volume nel portaoggetti, cominciava a piovere. Attraversò il lungo viale del giardino e appena in camera aprì il grosso volume trepidando, raccoglieva articoli di giornale degli anni dal 1942 al 1945. Sfogliò i primi numeri e poi con un tuffo al cuore vide in prima pagina di un giornale regionale una grande foto della sua villa, la stampa era scura e in parte sbiadita ma non c’erano dubbi. Riuscì a leggere l’articolo: padre, madre, un ragazzo e una bambina, custodi della villa, erano stati massacrati dai tedeschi perché colpevoli di aver soccorso un partigiano ferito. Nessuno sapeva dove li avessero sepolti e dopo la guerra tutte le ricerche erano state infruttuose. Non pioveva più, suo marito sarebbe tornato molto tardi, indossò una giacca pesante e chiamò la cuoca. Le disse di mandarle in giardino il figlio che ne curava la manutenzione, era un ragazzo sveglio e non si impressionò quando lei gli disse cosa dovevano cercare, si fece giurare di non parlarne con nessuno, si fidava, era sicura che avrebbe mantenuto il segreto. Il giardino era vastissimo, con vialetti, alberi di alto fusto, aiuole fiorite o con pietre disposte in modo apparentemente casuale a formare angoli rocciosi, ma non c’era alcuna traccia di ciò che cercavano. Si era levato un vento impetuoso, mandò via il ragazzo con una generosa mancia, il marito sarebbe rientrato tardi, fece uno spuntino veloce e si ritirò nella sua stanza. La notte non li vide. Dormì di un sonno agitato, quando si svegliò suo marito era già uscito, non aveva voluto disturbarla vedendola addormentata. Si levò da letto e sul lenzuolo candido vide qualcosa che sembrava una macchia. Aprì le imposte, fece entrare la luce e tornò a guardare: era un petalo di rosa. Sorrise, aveva capito il messaggio. Uscì senza far colazione dopo aver raccomandato alla cuoca di farla raggiungere da suo figlio in giardino. Non ebbe dubbi, si recò all’ingresso secondario della villa dove, accanto al cancello, addossato al muro di cinta, c’era un grade cespuglio di rose rampicanti, rose piccole, a mazzetti, dalle sfumature di un pallido rosa, che le piacevano tanto. Il ragazzo la guardò e ad un suo cenno di assenso cominciò a scavare, piano, con attenzione, ai piedi della pianta. “Sono qui!”, disse sbiancando. “Copri tutto, – disse lei – fa’ in modo che non si veda che il terreno è stato smosso e va’ ad avvertire il Parroco”. Il ragazzo fu di ritorno in breve tempo: “Ha detto di non parlarne a nessuno, stanotte verrà lui con un paio di suoi parrocchiani fidati e i resti saranno sepolti in terra consacrata”. “Farò dire una Messa per loro, – rispose lei e pensò che ne avrebbe parlato solo a suo marito, non la avrebbe più presa per una visionaria. Quando glielo raccontò lui aveva gli occhi pieni di lacrime e la abbracciò stretta, ma lei pensava alla ragazza col cappello di paglia fiorito. Gliene avrebbe parlato un’altra volta. © Riproduzione riservata