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I Socialisti Autonomisti pronti ad uscire dal centrosinistra
02 aprile 2006

MOLFETTA – 2.4.2006 “Non ci faremo imporre diktat da parte di nessuno” sono queste le parole con cui Alberto Tedesco (nella foto), assessore regionale alla Sanità e candidato al Senato alle prossime elezioni politiche, ha commentato questa mattina, intervenendo al teatro Odeon ad una iniziativa organizzata da I Socialisti (formazione politica che fa riferimento a Bobo Craxi e nella quale sono confluiti i Socialisti Autonomisti), le vicende locali che vedono il partito guidato a Molfetta da Pietro Centrone in bilico tra la coalizione di centrosinistra che sostiene Lillino Di Gioia in vista delle elezioni amministrative del 28 maggio ed il “terzo polo” che ripropone la candidatura del sindaco uscente, Tommaso Minervini. Come noto i Socialisti Autonomisti hanno partecipato al percorso che, attraverso le primarie, ha portato alla individuazione di Lillino Di Gioia come candidato sindaco del centrosinistra, e lo stesso Pietro Centrone ha sottoscritto il documento politico-programmatico che impegnava il suo partito a sostenere il candidato che fosse uscito vincitore dalle urne del 4 dicembre scorso. Ora, però, i Socialisti Autonomisti hanno posto sul tavolo una questione molto concreta: la modifica del “codice etico”, e cioè di quella norma approvata e sottoscritta da tutti i segretari dei partiti del centrosinistra (e quindi anche dallo stesso Centrone…) con cui, di fatto, si sbarrava l'accesso nelle liste delle forze politiche che compongono la coalizione a tutti coloro i quali avessero ricoperto incarichi di governo nella scorsa amministrazione di centrodestra guidata da Tommaso Minervini. Una norma cosiddetta “anti-riciclati” che doveva tener lontani dall'Unione quanti, dopo aver partecipato in prima persona all'amministrazione di centrodestra, intendessero abbandonare quella coalizione, in quanto ritenuta perdente, per ricollocarsi altrove. Tutti d'accordo, fino a qualche tempo fa, della opportunità di questa iniziativa tanto da sottoscriverla convintamente. Oggi, pare, non più. E questa mattina si è “svelato l'arcano” (a dire la verità già arcinoto a tutti) e si è chiarita la ragione per la quale i Socialisti Autonomisti hanno posto inaspettatamente questo argomento all'attenzione della coalizione: in sostanza si è appreso che nel partito guidato da Pietro Centrone hanno trovato “asilo” tutta una serie di soggetti che in questi anni hanno ricoperto importanti incarichi (a livello locale e regionale) con il centrodestra, ma che nelle ultime settimane, “folgorati sulla via di Damasco”, hanno capito che loro, in fondo in fondo, sono sempre stati di sinistra. Comunisti no, mai, che quelli in Cina bolliscono i bambini e li usano come concime (Berlusconi docet). Socialisti sì. Autonomisti, per giunta. A citarli tutti ci ha pensato lo stesso Alberto Tedesco, orgoglioso di aver ingrossato le fila della sua forza politica e contento di poter raggranellare, alla prossime elezioni politiche, qualche consenso in più che potrebbe portarlo a centrare l'obiettivo del 3% in modo da spingerlo fino in Senato. E la lista dei neo-socialisti è lunga: Saverio Tammacco, ex assessore alle attività produttive nella giunta di Tommaso Minervini ed eletto consigliere comunale nel 2001 in Alleanza Nazionale; Giuseppe de Nicolò, anch'egli ex assessore alle attività produttive nella “giunta civica” dello stesso sindaco Minervini ed anch'egli eletto consigliere comunale nel 2001 con Alleanza Nazionale; Piero de Nichilo che ricopre da qualche anno un importante incarico alla Regione Puglia (ottenuto nell'era-Fitto), fino a qualche tempo fa esponente di spicco di Alleanza Nazionale e molto legato all'ex assessore regionale alle politiche agricole, l'andriese Nicola Marmo (ormai semplice consigliere regionale di opposizione…); e chi più ne ha più ne metta. In sostanza il partito dei Socialisti Autonomisti sembra diventato, almeno a livello locale, una sorta “refugium peccatorum” di tutti coloro i quali, provenienti dal principale partito della destra italiana, si sono accorti di avere, in realtà, solide radici nella storia della sinistra italiana. Socialiste, appunto. A dire il vero in questo “minestrone” (per non chiamarlo come meriterebbe…) ci sarebbe anche chi ha un percorso politico un po' più travagliato come Pino De Candia, candidato alle scorse elezioni amministrative in Forza Italia, poi transitato nell'Udeur fino a diventarne segretario, ed oggi collocatosi nei Socialisti Autonomisti. “Stiamo ancora aspettando una risposta dai partiti di centrosinistra sulla questione da noi sollevata” ci ha detto Pietro Centrone, avvicinato a margine della iniziativa di questa mattina. “Tutte le segreterie provinciali dei partiti di centrosinistra hanno approvato nei giorni scorsi un documento con cui, di fatto, si chiede di abrogare il cosiddetto 'codice etico'. Noi ci rifacciamo a quel documento ed attendiamo un riscontro a livello locale che, per il momento, non è arrivato. Solo Rifondazione ci ha comunicato che è contraria, mentre i Democratici di Sinistra ce lo hanno fatto sapere informalmente, ma non attraverso vie ufficiali. Dalla Margherita nessuna risposta. Noi restiamo in attesa ma credo che questa questione si risolverà solo dopo le elezioni politiche”. Sarà anche come dice Pietro Centrone, ma la sensazione è che i Socialisti Autonomisti abbiano evidentemente deciso da che parte stare in vista delle elezioni amministrative del prossimo 28 maggio e che quella del codice etico sia solo una ragione pretestuosa e strumentale per “rompere” con il centrosinistra ed accasarsi nel “terzo polo”, così come ha dimostrato chiaramente la presenza in platea, questa mattina, dello stesso già sindaco Tommaso Minervini, affettuosamente salutato ed abbracciato da Alberto Tedesco al termine della iniziativa. “Buona domenica a tutti – ha detto, salendo in macchina per ripartire, l'assessore regionale alla Sanità – anche se di sicuro, stamattina, avremo rovinato la giornata a qualcuno”. Giulio Calvani
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Vi ricordo, citando Paola Natalicchio, come sono andate le primarie di cui tanto vi vantate. Forse lo avete dimenticato: C'era una volta la politica a Molfetta. E quindi c'era una volta Molfetta. Con i suoi partiti, i suoi comizi a Corso Umberto, le manifestazioni, i megafoni, le assemblee, le votazioni ad alzata di mano, le serate di autofinanziamento, i dibattiti, gli attacchinaggi notturni, gli incontri a porte chiuse, i leader, le pecore, i cani lupo, i lupi-lupi, gli agnellini, i grilli parlanti, i tafani, le zanzare e le api regine. E quella volta (la volta che una volta c'era e ora non c'è più) c'era anche la sinistra, a Molfetta. Con le sezioni aperte, con le rivalità interne, con le bandiere rosse, rosate e bianche, con i segretari laboriosi, i militanti operosi, le assemblee in dialetto e con le sedie bianche in plastica messe in circolo, come le idee e le speranze e i progetti di una città diversa possibile. Questa sinistra aveva governato molto tempo, da metà degli anni Novanta agli albori del nuovi millennio. Si era scornata, si era sporcata, si era scocciata e si era pure riattaccata. Si era sbeccata, si era stancata, si era infangata e si era pure lavata. Nel 2001 era pure crollata (neanche al 30% alle elezioni amministrative), ma poi si era rialzata, si era truccata, si era pettinata e aveva ripreso a camminare piano. Ché chi va piano va sano e va lontano. Era, però, regredita a un'infanzia divertente e deprimente. E si era innamorata di un giocattolo chiamato primarie. Ma come sono belle le primarie, ma come sono utili le primarie, ma come sono democratiche le primarie, ma come si fa a falsare le primarie, ma come poter scegliere un candidato sindaco senza primarie. E così venne un giorno in cui - mentre gli gnomi operosi nei vari partiti lavoravano a lucidare le sezioni e ritagliare le schede per la grande competizione democratica e liberale, pensando di renderla ancora più democratica e più liberale presentando tre candidati diversi (un Ds, appoggiato anche da Rifondazione, un ex Rifondazione appoggiato da un movimento locale, e un Dl margheritoso e margheritante) arrivò la volpe. La volpe (già in altre occasioni battezzata su questo blog con il nome di Mr Prima Repubblica, ndr) aveva già assaggiato l'uva molti anni fa, ma non troppi, che anche se sono vent'anni fa e io ero piccola quando la volpe spadroneggiava in città (insieme al gatto “De Comico”) sembra ieri. Poi lo scudo dietro cui si riparava si è rotto a causa di giudici brutti e cattivi e si era rifugiata tra le fronde, scappando in campagna, ma in un punto alto, altissimo della campagna, da cui vedeva bene tutt'attorno quello che accadeva nella città e nei palazzi. E quando vide la polvere uscire dalle sezioni degli gnomi operosi scese a valle e disse: anch'io voglio assaggiare di nuovo l'uva. E disse che voleva fare il candidato sindaco alle primarie del centro sinistra. Prima di passare dalla campagna alla città, raccolse un Margherita e la portò in dono agli gnomi, che erano così democratici che gli bastò un fiore per accogliere la volpe a giocare con loro. Tanto la volpe non ci arriva all'uva, questa volta, pensarono gli gnomi. Dimostramoglielo, compagni, così alla volpe l'uva glie la diamo quando e come diciamo noi. Colpo di scena, però, la volpe l'uva se l'è presa. Perché ha capito che le regole del gioco non sempre vanno rispettate. E gli gnomi operosi stanno accettando di dargli la medaglia. Perché non hanno capito che le regole del gioco non sempre vanno rispettate. E quindi c'era una volta la politica a Molfetta. Quando si pensava ancora che i giochi non fossero fatti. Quando non si pensava a fare i giochi, ma a fare la politica. E c'era una volta la sinistra a Molfetta. Quando le volpi si tenevano fuori dallo steccato, lontane dai vigneti.



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