I sindacati: facciamo chiarezza sull’accordo Network Contacts di Molfetta (con qualche distinguo, aggiungiamo noi)
La sede della Network Contacts a Molfetta
MOLFETTA - Le segreterie territoriali SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL intervengono con un comunicato sull’accordo raggiunto alla Network Contacts di Molfetta e sulle affermazioni diffuse su alcuni media (i sindacati non si riferiscono a “Quindici” ma, comunque, riteniamo inaccettabili, pertanto respingiamo le superficiali e grossolane valutazioni fatte sul ruolo della carta stampata, tendenti, irresponsabilmente, a generalizzare e a colpevolizzare tutti, creando anche loro delle bufale, ndr): «Molti si chiedono come mai la carta stampata ‘tira’ sempre meno e solo in pochi sanno darsi delle risposte plausibili. L’avvento della digitalizzazione ha nei fatti permesso a tutti noi di avere notizie di quello che accade nel mondo in tempo reale ma non ci ha messo al riparo da informazioni non veritiere. La carta stampata che consente la tracciabilità della fonte dovrebbe darci delle garanzie in più, anche se con qualche ora di ritardo.
Nella realtà spesso questo non accade e le informazioni vengono utilizzate per realizzare degli scoop o, peggio, per fini non aderenti alla mission del giornale. Così succede che si fanno delle cose importanti e invece si comunicano al lettore delle bufale. L’accordo sottoscritto in Network Contacts - azienda leader nel settore dei Call Center con sede a Molfetta - va collocato nell’ambito delle difficoltà che vive il settore dei servizi in outsourcing.
Temporalmente inizia a rendersi necessario già a partire dal mese di giugno quando i responsabili aziendali hanno dichiarato che nell’anno 2019 il costo del lavoro era diventato troppo alto e quindi non più sostenibile sia in termini assoluti, sia in relazione alla lavorazione di alcune commesse che presentavano volumi molto fluttuanti e risultavano poco remunerative, anche per effetto del fenomeno dei bandi di gara al massimo ribasso.
L’Azienda, in tale circostanza, ha comunicato ai Sindacati di categoria questo stato di cose. I Sindacati, preso atto, hanno provato a costruire un accordo difensivo per un periodo di tre anni.
A fronte della verificata impossibilità di trovare una sintesi condivisa, l’Azienda ha deciso in maniera unilaterale, il 3 agosto u.s., di attivare la procedura di licenziamento collettivo attraverso la legge 223/91 per l’equivalente di 310 lavoratori a tempo pieno, atteso che in questo caso trattandosi di lavoratori part time, gli effetti drammatici della procedura toccavano oltre 500 lavoratori.
Ultimata la fase sindacale della procedura con un mancato accordo si è passati alla fase amministrativa con ripetuti incontri realizzati alla presenza di ARPAL e Task Force sull’occupazione della Regione Puglia. Sul filo di lana, a mezzanotte dell’ultimo giorno a disposizione delle Parti per scongiurare i licenziamenti, dopo tanto lavoro di proposta di mediazione e provando a sperimentare nuovi ambiti relazionali che rendessero l’intesa meno dolorosa per i lavoratori, si è riusciti a pervenire ad un testo condiviso e sottoscritto da portare alla validazione delle assemblee dei lavoratori.
Le assemblee dei lavoratori si sono tenute il 25 di ottobre dalle 8,30 sino a quasi le 23,00 dello stesso giorno. Il risultato finale è stato certificato dagli stessi lavoratori in quanto, dopo le prime assemblee dove si è votato per alzata di mano, si è deciso di formare delle commissioni composte da alcuni RSA e da almeno tre lavoratori per assemblea affinché vigilassero sulla regolarità del voto.
Il risultato finale –partecipazione al voto del 71%- ha registrato che i favorevoli all’accordo sono stati il 72,5% dei votanti.
Questo risultato avrebbe dovuto annichilire e smorzare quella sparuta rumorosa minoranza dei sostenitori del ‘no’. Invece, sono giorni che, la stampa da loro voce con articoli nei quali si parla di brogli e di una intesa che spoglia i Lavoratori dei propri diritti. Nulla di più falso!
L’intesa sottoscritta non segue la canonica strada della cassa integrazione che avrebbe intaccato la retribuzione netta mensile, tutte le voci indirette della retribuzione ivi compresa 13ª e tfr e avrebbe fatto maturare solo quota parte di ferie e ore di permessi retribuiti. Per tali ragioni si è deciso di percorrere una strada diversa che scorre su un versante lungo il quale vengono richiesti dei sacrifici ma, nel contempo si garantisce la retribuzione netta in busta paga, si incide solo su alcune delle voci sulle quali si sarebbe abbattuta la mannaia della cassa integrazione e, nello stesso tempo, si mettono, per la durata dell’accordo, i lavoratori nella condizione di poter partecipare all’utile netto dell’impresa nella misura del 20%.
Inoltre, per aumentare i livelli aziendali di produttività le Parti hanno convenuto per iscritto di attivare un tavolo sindacale entro il 10 novembre p.v. per concordare delle premialità da legare a obiettivi di produttività e per rendere operativo l’accordo del 18 ottobre u.s. in una ottica di attenzione al potenziamento del welfare aziendale e al miglioramento del clima interno.
Un accordo che guarda al futuro in un’ottica di rilancio. Infatti, pur in presenza di una situazione di crisi si è provato a svoltare mettendo il lavoratore nella condizione di lasciare un qualcosa per un dato periodo ma, nello stesso tempo, di partecipare al risultato di una azienda che, tra l’altro si è obbligata a non erogare dividendi agli azionisti, ad applicare l’accordo in maniera trasversale per tutte le figure presenti al proprio interno, a non intaccare il perimetro occupazionale, oltre che ad operare scelte in accordo con le RSA finalizzate a migliorare il clima interno all’azienda.
Crediamo non di gioire per il contenuto dell’intesa sottoscritta anche grazie all’importante contributo della Regione Puglia ma, riteniamo di aver gettato un sasso nello stagno del mondo del lavoro dove per trattare le crisi in maniera automatica si pensa a utilizzare gli ammortizzatori sociali che garantiscono solo parzialmente la retribuzione mensile dei lavoratori, gravano sulle casse dell’INPS e, spesso, non risolvono il problema di cui soffre l’impresa.
Agli scettici chiediamo solo di avere pazienza.
Alla stampa chiediamo di verificare la fondatezza delle informazioni prima di dare notizie non veritiere che distorcono i fatti. A tal proposito diamo disponibilità come sindacato - immaginiamo che la Regione Puglia abbia la stessa sensibilità - a fornire tutte le informazioni necessarie per meglio comprendere i fatti (e noi di "Quindici", pur non essendo coinvolti, chiediamo ai sindacati di non avere comportamenti uguali a quelli che criticano, assumendo, invece, atteggiamenti responsabili senza generalizzare, perdendo di credibilità e creando solo confusione nell'opinione pubblica, proprio in un periodo storico in cui la gente è bombardata da notizie non verificate attraverso i social che vanno, invece, non apprezzati come si fa nel comunicato, bensì additati come vero cancro nel panorama informativo generale; ne va dell'informazione complessiva e della libertà in particolare, ndr)».