I molfettesi nelle Foibe: ricordare per abbattere il muro del silenzio
MOLFETTA - L’Associazione Eredi della Storia e la Fondazione A.N.M.I.G. (Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra) presso la sede associativa in piazza Mazzini n° 92, hanno commemorato il Giorno del Ricordo, esponendo pannelli documentari in cui si ricordavano i molfettesi coinvolti nel triste fenomeno delle Foibe e la questione degli italiani in Istria e Dalmazia, oltre che a Trieste e in tutta la Venezia Giulia.
Il flusso di gente è stato numeroso e durante la mattinata, si sono aggiunti all'iniziativa i ragazzi della “Giovane Italia”, i quali hanno ribattezzato simbolicamente per un giorno piazza Mazzini in “Piazza Martiri delle Foibe” scoprendo, per mano della prof.ssa Corradina Marzocca, congiunta del tenente Corrado Marzocca (vittima della rappresaglia di Tito), una targa mobile alla presenza, tra gli altri, della figlia del maresciallo Bergliaffa, la cui intera famiglia fu infoibata. Già in questo frangente è stato scandito un monito: le vittime di qualsiasi strage non hanno colore politico e il loro sacrificio merita di essere ricordato per far sì che eccidi simili non abbiano mai più a ripetersi.
Per l’occasione il tricolore che sventola in piazza Mazzini è stato abbrunato con un fiocco nero ed alla sua base è stata deposta una corona d’alloro per ricordare tutte le vittime, molfettesi e non, che furono trucidate.
In serata, a partire dalle 18.30, presso la Sala Turtur, si è tenuto, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci (A.N.C.R.), l’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia (A.N.F.I.), l’Associazione Nazionale Carabinieri (A.N.C.) e l’Istituto Nazionale del Nastro Azzurro (sez. di Molfetta), alla presenza dei rispettivi rappresentanti, un convegno dal titolo: “Silenzio colpevole, le Foibe, le stragi dimenticate; una ferita ancora aperta. Da vittime a testimoni della storia”.
Numerosi furono i finanzieri ed i carabinieri uccisi e gettati, anche vivi, nelle foibe (o in fosse comuni) o comunque coinvolti nelle vicende. Tra questi ricordiamo, come detto, il Maresciallo Bergliaffa il quale perse, infoibata, tutta la famiglia, compresa la prima moglie e la figlia di appena 2 anni. Tra i finanzieri, invece, perse la vita il giovanissimo Salvatore Mininni (a cui è stata dedicata la via prospiciente la tenenza della Guardia di Finanza di Molfetta).
Durante il convegno, il dott. Michele Spadavecchia (presidente e consulente storico dell’Associazione Eredi della Storia), introdotto dal prof. Giuseppe Mezzina, ha illustrato il percorso storico, socio-culturale ed economico che portò agli eccidi avvenuti nell’area che si estende dalla Venezia Giulia fino alla Dalmazia (area che comprende anche gli stati della ex Jugoslavia: Slovenia, Serbia, Croazia, Bosnia, Kosovo e Montenegro) a partire dal periodo immediatamente successivo alla conclusione della prima guerra mondiale fino al termine dell’esodo degli italiani dall’Istria e dalla Dalmazia “ufficialmente” conclusosi intorno al 1960.
Gli eventi passati in rassegna durante il convegno, però, sono solo un aspetto dell’instabilità dell’area geografica considerata, poiché questa è stata problematica e piena di tensioni già a partire dal periodo successivo alla caduta dell’Impero Romano (se non anche prima) e chissà per quanto tempo lo sarà ancora. Anche entro i confini di uno stesso stato indipendente, infatti, numerosi sono i gruppi etnici (serbi, croati, albanesi, kosovari, montenegrini) che convivono a fatica e, all’interno di un medesimo gruppo; spesso si hanno ulteriori divisioni tra cristiani e musulmani.
Nonostante la concomitanza della festa invernale in onore di San Corrado (Patrono di Molfetta e della Diocesi), un nutrito gruppo di persone ha partecipato al convegno e tra questi anche alcuni discendenti di quei concittadini che furono infoibati o costretti ad abbandonare quelle terre ed a trasferirsi nella nostra penisola.
Il più attivo tra i presenti è stato il signor Squiccimarro, testimone oculare dell’esodo dalla Dalmazia (egli è nato a Ragusa di Dalmazia, oggi Dubrovnik, e nonostante all’epoca dei fatti avesse 7 anni, ricorda tutto come fosse ieri). Numerosi sono stati i suoi interventi tra ricordi di vita vissuta e fatti storici in cui s’inquadrava la situazione della sua famiglia.
Anche il signor Squiccimarro, a conclusione dei suoi interventi ha sottolineato il fatto che stragi ed eventi di tale portata non devono essere dimenticati e nemmeno strumentalizzati poiché, chiunque sia l’autore o la vittima, l’unico colore è quello di un crimine contro l’umanità.
Alla fine del convegno sono state consegnate medaglie alla memoria ed al ricordo sia al suddetto Squiccimarro, da parte del presidente dell’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi di Guerra, l’avvocato Nico Bufi, che alla signora Petruzzella, nipote del finanziere infoibato, sergente Paolo Bonadies, riconoscimento consegnatole dal Presidente dell'ANFI Molfetta, Col. Giuseppe Nappi.
L'iniziativa è stata l'unica in città a commemorare il Giorno del Ricordo; nemmeno il Comune ha organizzato alcunché, né è stato presente in sala alcun rappresentante dell’Amministrazione Comunale; ciò nonostante a livello nazionale sia stato dato ampio risalto alla tragedia, sia con la deposizione di una corona d’alloro all’Altare della Patria, sia con la presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, alla foiba di Basovizza. Analogamente, nelle città limitrofe di Trani e Andria, si sono tenute cerimonie pubbliche e religiose».
Michele Armenio
“Ass. Eredi della Storia”