I molfettesi nel secondo conflitto mondiale
Una mostra nel Chiostro di S. Domenico promossa dai Combattenti e reduci
Il “Giorno della Memoria” è stato ricordato a Molfetta anche dall'Associazione nazionale combattenti e reduci (presieduta dal prof. Giuseppe Binetti) che d'intesa con l'Associazione nazionale invalidi e mutilati di guerra, l'Istituto del Nastro Azzurro, l'Unione nazionale ufficiali in congedo, le Associazioni marinai d'Italia, dei Carabinieri, dei Finanzieri, ha curato una mostra sui combattimenti molfettesi del secondo conflitto mondiale, giovandosi della consulenza storica del prof. Giovanni de Gennaro, dell'Istituto nazionale per la Storia del Risorgimento, e dell'opera dell'Associazione giovanile “Eredi della storia”, diretta da Sergio Ragno.
La mostra realizzata nel chiostro di S. Domenico ha proposto elenchi degli internati italiani in Germania (410), dei prigionieri di guerra e internati civili (388), degli invalidi e mutilati di guerra (480), dei caduti e dispersi (380), dei decorati (67), in totale 1725 nomi, esposti in pannelli con i dati indicativi (classe di leva, grado, fronte di guerra, luogo di prigionia, tipo di decorazione).
Sono state anche raccolte fotografie di combattenti, distribuite secondo i vari teatri di guerra, e documenti: fronte francese, Africa settentrionale, Africa Orientale, fronte greco - balcanico, fronte russo, la guerra sui mari e nei cieli, la guerra di liberazione e la partigiana di tutte e due le parti, le brigate partigiane ed i reparti della Repubblica Sociale Italiana, la vita degli internati e dei prigionieri di guerra. In totale sono stati allestiti 16 pannelli.
Non potevano mancare le foto dei molfettesi caduti e decorati: il Ten. Fiorino, medaglia d'oro sul fronte francese, il Cap. Azzarita, medaglia d'oro vittima alle fosse Ardeatine, il Magg. degli Alpini Gennaro Sallustio, caduto in Russia, decorato di tre medaglie d'argento e una di bronzo, l'All. Uff. Mastropierro, caduto sul fronte balcanico, medaglia d'argento, i molti decorati di medaglia di bronzo, ufficiali come De Gennnaro, Caradonna, e altri, il finanziere Azzollini, marinai, fanti, e bersaglieri.
Sono state segnalate alcune vicende: quella del S. Ten. Memola, che resistette ai tedeschi per parecchi mesi e divenne riferimento per la resistenza greca, poi internato in Germania; quella del S. Uff. Mario Mastrorilli prima resistente con il suo reparto sulle montagne greche, poi fuggito in Bulgaria e infine arruolato nel Corpo di Liberazione Alleato in Italia; quella del marinaio Panunzio, disperso in mare di cui fu trovato l'ultimo messaggio in bottiglia da un motopesca molfettese; e le vicende di molti marinai sepolti in mare nelle navi o nei sommergibili affondati. Il pannello che riguarda che riguarda la Marina è il più vasto e ricco di testimonianze per la maggiore partecipazione dei Molfettesi. Particolarmente toccanti sono le foto che i marinai conservano della loro nave su cui hanno inserito la loro fotografia. Non mancano riferimenti alla guerra partigiana con la foto di un barbiere molfettese che operò in Piemonte, di cui è stata pubblicata una biografia e le foto di alcuni molfettesi arruolati nella Rsi (Repubblica sociale italiana), fucilati dai partigiani, tra cui il S. Ten. Cosmo Mongelli.
Perché questa mostra è stata organizzata il 27 gennaio e non il 4 novembre come sarebbe stato più giusto? “Il primo progetto, in realtà, prevedeva l'allestimento della rassegna per il giorno 4 Novembre in cui si festeggia l'Unità d'Italia – ci dice il presidente dell'Associazione Combattenti e reduci, Giuseppe Binetti -, ma la mancanza assoluta della documentazione e la scarsa collaborazione delle istituzioni chiamate in causa, gettò gli organizzatori in una profonda delusione che venne superata solo quando il colonnello Sasso, arrivò all'Associazione con un fascicolo colmo di fotografie e curricula. Forse la speranza di una ricostruzione storica così particolareggiata non era andata completamente in fumo. La ricerca è andata avanti per circa 4 mesi, “addirittura siamo andati casa per casa a chiedere e a recuperare informazioni presso figli e nipoti che ricordassero qualcosa o conservassero attestati medaglie e fotografie dei propri genitori. Non era possibile che Molfetta, con i suoi 5.000 combattenti e reduci, volesse far cadere quegli anni nell'oblio!”.
E ancora oggi, nonostante la mostra si sia conclusa il 2 febbraio, nella sede dell'Associazione continua a pervenire materiale, di tutti i tipi, quasi che il precedente ostruzionismo si sia completamente trasformato nella più assoluta disponibilità da parte di tutti.
Silvia Pellegrino