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I giovani: la droga è all’ordine del giorno dovunque siamo abituati INCHIESTA – Parlano i cittadini, soprattutto studenti, i più a rischio. Il pericolo della rassegnazione
15 febbraio 2020

Come ha accolto la città il servizio di Vittorio Brumotti di “Striscia la notizia” sullo spaccio di droga in un locale del centro cittadino? Abbiamo fatto un’inchiesta, chiedendo l’opinione dei cittadini, soprattutto i più giovani, maggiormente esposti al rischio di coinvolgimento nel pericoloso fenomeno del consumo di stupefacenti. Le risposte ci hanno preoccupato, perché sembra prevalere una sorta di rassegnazione ad un fenomeno ormai considerato radicato. Ma questo no toglie che gli stessi giovani chiedano che si parli di più nelle scuole e che aumenti la prevenzione. Queste le domande che abbiamo posto loro: - Ha saputo o visto il filmato di “Striscia la notizia” che documenta lo spaccio di droga all’interno di un locale di Molfetta? - Cosa ne pensa? E’ preoccupante? C’è il rischio che Molfetta diventi di nuovo un centro di commercio di droga? - Cosa si deve fare per evitare che questo fenomeno possa crescere? - Oltre ai carabinieri, secondo lei, anche il sindaco e l’amministrazione comunale dovrebbero intervenire e come? - Molfetta si candida, in concorrenza con Bari, Trani, Taranto, il Salento e altre città pugliesi ad ottenere il riconoscimento di capitale italiana della cultura. Crede che questa situazione della droga possa comprometterne la candidatura? Ecco le risposte dei nostri interlocutori: Alessandra Rafanelli, 19 anni, studentessa universitaria «Non seguo sempre Striscia, ma ho saputo del caso di Molfetta. Non penso che la situazione sia grave, certamente non mi fa piacere, ma so che ormai lo spaccio è all’ordine del giorno ovunque e io me ne tengo distante a prescindere da quanto si diffonde nella mia città. Per evitare che si espanda dovrebbe intervenire sicuramente il sindaco, ma non penso che lo farà, proprio perché è una cosa che si sa già da tanto tempo e nessuno se ne è mai particolarmente interessato. Di incontri con i giovani per cercare di evitare che entrino in questi giri forse ne servirebbero di più, ma sono dell’idea che a molti non facciano effetto. Non credo che questa situazione possa influenzare il fattore culturale della città perché come succede a Molfetta succede anche a Roma e in tante altre città rinomate: non mi pare che questo abbia influenzato negativamente le opinioni su queste zone». Antonella de Trizio, 19 anni, studentessa universitaria «Ho saputo la notizia. Penso sia preoccupante ovviamente, specialmente per i ragazzini, ma penso anche che una situazione del genere possa facilmente ripresentarsi. Credo che purtroppo ciò che si possa fare sia ben poco, perché è impossibile cambiare le mentalità ormai consolidate e maleducate di questi giovani, che non si spaventano nemmeno di fronte a carabinieri e forze dell’ordine e che, sicuramente, non si fanno fermare da così poco pur di fare soldi illecitamente. Sicuramente l’intervento del sindaco e dell’amministrazione comunale sarebbe richiesto; sebbene non efficace ad eliminare il commercio di droga definitivamente, perlomeno lo limiterebbe, lo terrebbe sotto controllo. In ogni caso, secondo me, questo non compromette la candidatura di Molfetta a capitale della cultura, poiché il metro di giudizio dovrebbe basarsi sul livello di cultura della città, appunto, escludendo fatti interni legati all’azione di pochi». Vincenzo Ciccolella, 19 anni, studente universitario «Purtroppo ho visto il video, ad inviarmelo è stata proprio una mia amica dell’università e ci sono rimasto davvero male. Ho pensato “Che figure facciamo con i paesi limitrofi!”. Ricordo un po’ di anni fa un servizio simile, sempre riguardo ad un lato negativo di Molfetta, quando se ne potrebbero mostrare molti altri sicuramente positivi. Il fenomeno è preoccupante, ma relativamente: ormai la droga è radicata nella società dei giovani e non meno in quella degli adulti. Ignorarla significherebbe non essere onesti. Credo fermamente nel ruolo della famiglia e della scuola per risolvere problematiche di questo tipo: un maggior numero di incontri di sensibilizzazione sul tema sarebbero utili a debellare l’uso di sostanze stupefacenti da parte dei ragazzi. Magari andrebbe rivista l’impostazione di questi incontri: molto spesso si lanciano messaggi formulati come divie ti, “non fumare”, “non fare uso di droghe”, sortendo il più delle volte l’effetto contrario. Bisogna partire da una reale presa di coscienza, risvegliare il loro senso di responsabilità, facendo capire loro come queste azioni possano avere gravi ripercussioni non solo per loro stessi, ma anche per gli altri (si pensi a persone che, sotto l’uso di stupefacenti, si mettono alla guida, provocando incidenti stradali). Il Comune dovrebbe investire molto sull’educazione e sui giovani. In fondo gli effetti della droga non sono solo quelli più noti, legati all’overdose, alla morte, agli incidenti, ma anche la bancarotta che si rischia una volta diventati dipendenti dalle sostanze stupefacenti. Per quanto mi riguarda, Molfetta potrebbe candidarsi benissimo come capitale italiana della cultura, ha tutte le carte in regola per storia, arte, cultura: il nostro Duomo è unico al mondo, una costruzione imponente a pochi passi dal mare. Ma non solo: Molfetta ha i suoi gioielli, pensiamo a Cozzoli e alle sue sculture, ad altri personaggi illustri come Poli, come Giaquinto, come Muti, ha le sue tradizioni, pensiamo alle processioni della settimana Santa. Dubito fortemente che in città ben più vive di Molfetta, per esempio Bari e Trani, solo per citare le più vicine, non ci sia il problema della droga. Quindi la mia risposta è no, non sarà il fenomeno in questione a pregiudicarne la candidatura». Sara Fiumefreddo © Riproduzione riservata

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