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“Ho dato visibilità a tutte le Arti”
15 febbraio 2021

Qualcuno tempo fa osò affermare che di cultura non si sopravvive e mai come in questo periodo storico, c’è il rischio che questa affermazione trovi fondamento. Ma di cultura sicuramente ci si appassiona, ci si entusiasma e la vita senza entusiasmo non è tale, è solo un sopravvivere. Sara Allegretta ne ha fatto ragione di vita, modus operandi nel mestiere di cantante lirica, insegnante, esperienze umane e professionali che hanno caratterizzato il “mestiere” di Assessore alla Cultura per il Comune di Molfetta. Professoressa Allegretta, cosa ha trovato e cosa lascia? «Un bilancio sicuramente attivo. Sono partita nel 2017 dall’anno zero, avevo di fronte il nulla, era tutto da ricostruire, dalla progettualità al feeling con la città, con le associazioni, con il pubblico. Un processo lungo. Un tessuto culturale che si disperdeva in mille rivoli, sfiduciato e riveniente da un lungo periodo di commissariamento. Ci è voluto tempo e pazienza per creare un dialogo che si traducesse in azioni, oggi è bello poter parlare di numeri, di tanti eventi e di tante iniziative costruite nell’arco di tre anni e mezzo. Poi c’era la parte emotiva, quella più difficile da conquistare. Quando nell’estate 2018 la gente ha cominciato a portare la sedia da casa perché non si riusciva più a trovare posto alle manifestazioni, ecco, quello è stato un momento di svolta, lì ho capito che qualcosa era cambiato nel rapporto con la città. Finalmente si era aperto quel canale di fiducia e di affetto. Quello stesso affetto che mi è stato riversato, sia in pubblico che in privato, in questi giorni, trascorsi a rispondere a centinaia di messaggi e mail pieni di gratitudine e stima. Lascio una città che è tornata a volersi bene, ad apprezzare le iniziative, a godere dello stare insieme e condividere bellezza in tutte le sue forme. Certo, si può sempre migliorare, però un buon risultato è stato raggiunto. Lascio uno stile di programmazione che ha funzionato, avendola divisa in due periodi, ciascuno con un proprio marchio: Eventi Molfetta (da giugno ad ottobre) e Molfetta in Allegrezza (da novembre a gennaio). Questo non solo ha creato un coinvolgimento attivo delle risorse artistiche del territorio, ma anche consentito una pluralità qualitativa dell’offerta, realizzando così un cartellone di iniziative che coniugasse l’associazionismo locale con eventi di portata nazionale. All’interno di questi cartelloni ho creato rassegne che connotassero la nostra mission culturale, come Rosso Porpora che ha affrontato un tema molto delicato quale quello della violenza di genere, con testimonial di eccezione come la dott.ssa Livia Pomodoro, la giornalista Rai Adriana Pannitteri, il magistrato dott. Valerio de Gioia, l’attrice e scrittrice Daniela Musini, e tantissimi artisti che ne hanno fatto parte. Hanno fatto seguito altre iniziative, come Piano&Friends, una grande maratona musicale che per tre edizioni ha visto esibirsi grandissimi interpreti classici e del grande jazz come Danilo Rea. Anche la Lirica ha avuto il suo spazio con i format La Settimana Rossiniana, Le Serate Verdiane, il Jazz con Fabrizio Bosso e Gegè Telesforo; la Prosa in estate è stata un’altra grande sfida vinta con Enrico Loverso, Paolo Sassanelli, Debora Caprioglio e Franco Oppini, Enzo Decaro, Giuseppe Scoditti, Fabrizio Saccomanno e Francesco Niccolini e tanti altri. Proprio sulla scorta di questa esperienza consolidata siamo riusciti a realizzare un cartellone EM2020, anche in questo terribile anno di pandemia, terminato a gennaio 2021. Le mostre d’arte sono state un’altra sfida che ci ha consentito di dare spazio ai giovani dell’Accademia di Belle Arti di Bari e di Foggia, ma anche valorizzato il nostro patrimonio artistico con le mostre dedicate a Franco Poli, Tonino Nuovo, Gaetano Grillo, Addamiano, Paloscia, Lunanuova, Valente, Caradonna, Spezzacatena e l’ultimo vernissage a Franco d’Ingeo e Leonardo Minervini». La domanda appare ovvia, ma crede che i fondi per la cultura siano stati sufficienti nel nostro Comune? «L’investimento fatto in questi anni è stato importante, considerando che il budget di cui ho potuto disporre nel primo anno di attività 2018 ha dovuto tener conto della visita del Santo Padre a Molfetta, che ha assorbito cospicue risorse. Tuttavia, sono riuscita a salvaguardare la qualità del cartellone proprio grazie all’apporto prezioso delle realtà culturali locali, che hanno visto crescere negli anni i loro contributi fino a questo anno pandemico 2020, dove la priorità è andata ai gestori di spazi teatrali della nostra città e a tutti quei professionisti che hanno visto infrangersi, nel volgere di poche settimane, anni di investimenti e di lavoro. Per il futuro, ritengo siano già maturi i tempi affinché l’Ente Comunale non sia più l’unico sostenitore e contribuente degli eventi culturali e auspico che l’imprenditoria locale possa sostenere le iniziative più importanti, con tutte le ricadute benefiche sul territorio». Quali sono stati gli eventi, manifestazioni culturali, obiettivi che ritiene siano stati ampiamente realizzati e quelli che avrebbe potenziato? «Ho cercato di dare la giusta visibilità a tutte le Arti: dalla poesia con la Notte Bianca, alle attività ludiche, laboratoriali e teatrali per bambini, alla lirica, alla prosa, alla danza, alle mostre, alla musica, ai libri, insieme alla fruizione ed alla valorizzazione dei nostri luoghi della cultura. Ho partecipato a tutte le iniziative, un gesto che nel tempo è stato notato ed apprezzato. Ritenevo fosse giusto gratificare il lavoro di ognuno con la presenza istituzionale, non solo come forma di controllo della spesa pubblica, ma anche e soprattutto come forma di gratitudine nei confronti degli artisti e delle associazioni. Questo è un modus operandi che si impara facendo il mestiere di artista, un gesto molto naturale per me. Vi faccio un esempio di qualche giorno fa, il Maestro Muti era a Torino per le prove del Così fan tutte e questa è stata la dichiarazione rilasciata nell’intervista a La Stampa: “E’ venuto a farmi visita anche il sindaco e mi ha fatto molto piacere perché è importante che gli artisti sentano la presenza di un’autorità cittadina che si preoccupa della cultura”. Ecco, questa frase racchiude tutto il senso del mio operato! Ho considerato tutte le iniziative allo stesso modo, che fossero amatoriali o di professionisti, ho ritenuto gli eventi tutti meritevoli di attenzione. Mi facevano sorridere alcuni comunicati stampa che recitavano: “evento di punta”; ecco, adesso finalmente posso dire erano sono le elucubrazioni di chi non aveva compreso la diversità di questo mandato assessorile e cercava una sterile autocelebrazione. Quanto alle cose che avrei potenziato c’era ancora un progetto da realizzare, al quale avevo lavorato, che avrebbe riguardato la Pasqua a Molfetta e che avrebbe aperto un nuovo filone di attività culturali legate alla Settimana Santa, ma che purtroppo il lockdown ha bloccato, insieme ad un progetto che avrebbe, invece, riguardato i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri». Quale è l’artista o la manifestazione la cui presenza a Molfetta la riempie di orgoglio e quale colui a cui non è riuscita a far conoscere la nostra città? «Tutti gli artisti che sono stati a Molfetta hanno apprezzato la bellezza della città, delle Chiese, del Borgo antico, della Sala dei Templari, del Torrione Passari, della buona cucina e dell’accoglienza. Grazie agli artisti e alle proposte culturali insieme alla valorizzazione dei luoghi della cultura, i numeri del Turismo sono cresciuti molto in questi anni (+4.000 presenze tra il 2017 e il 2018 e + 5.000 tra il ’18 e il ’19, dati della Regione Puglia elaborati da PugliaPromozione che attribuiva a Molfetta una delle crescite in percentuale più rilevanti della Regione). Sono particolarmente orgogliosa di tutto ciò che è stato realizzato in questi anni, in particolar modo di aver potuto ospitare nella nostra città artisti tanto amati come Fabrizio Bosso, Danilo Rea e la prestigiosa Orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari». Cosa pensa del suo avvicendamento, al di là delle strategie politiche? «Intanto penso sia stata una bellissima esperienza. Come ho già scritto sul mio profilo facebook, ho capitalizzato al meglio il tempo che ho avuto a disposizione; la politica non ti dice per quanto tempo durerai, è impalpabile, tu crei e lei sgretola, nel migliore dei casi. E’ stato un viaggio nelle pieghe più intime di questa città, di quella parte che vive di emozioni e che delle emozioni ne fa un linguaggio, scoprendo quanto siano spesso diversi il linguaggio della politica da quello delle competenze. Il politico risponde al proprio elettorato mentre il tecnico risponde a tutti, ed è quest’ultimo il senso che ho voluto dare al mio incarico. Ho dialogato con tutti indistintamente, con i singoli, le associazioni, i gruppi, senza distinzione di colore politico e soprattutto senza pregiudizi. L’arte prima di tutto, le idee, i progetti, la creatività e la sintesi». Cosa le rimane di questa intensa e ricca esperienza? «Restano la bellezza dei dialoghi, degli incontri, degli sguardi, dei luoghi dell’anima dove le poesie hanno recitato come al Museo archeologico del Pulo, le voci dei bambini a teatro e al Torrione nel giorno della loro prima visita, le musica del flauto al Pulo finalmente riaperto, le risate e le ore infinite con il gruppo che ha collaborato alla stesura del dossier di Capitale della Cultura, le lacrime trattenute per tutte quelle iniziative dedicate ogni anno al giorno della Memoria, un appuntamento che abbiamo aperto non solo alle scuole ma a tutta la cittadinanza, le sincere risate per il teatro in vernacolo, la ritrovata sintonia con la Fondazione Valente e il suo compianto Presidente Rocco Nanna, la dolcezza del Capo di gabinetto Rosa Losito, il mio angelo custode, il pubblico, le persone, gli artisti, i detrattori e i leoni da tastiera (pochi), gli opportunisti (tanti), gli ammiratori (tantissimi) che ho incontrato in questi 1.300 giorni, spesi ogni giorno ventiquattr’ore su ventiquattro a disposizione della mia città». Pensa di potere e soprattutto di voler continuare a dare il suo apporto culturale alla nostra città? «Il mio sguardo adesso è rivolto al mio lavoro e alla Fondazione Petruzzelli, questo è un momento in cui deve essere riscritto il futuro di un importante Ente Lirico-Sinfonico che deve adeguarsi ad un cambiamento epocale e strutturale inaspettato. Questa sarà una considerevole sfida. Il Consiglio di indirizzo, del quale faccio parte in rappresentanza del MIBACT, ha avuto l’importante compito di scrivere le linee guida che ci condurranno verso il futuro e la salvaguardia di uno dei beni più preziosi ed identitari italiani: l’opera lirica. Se dobbiamo parlare invece del futuro di questa città, ho bisogno di uscire da questa spinta emozionale e dare più spazio alla parte razionale. Quanto realizzato sin qui è solo la base, volendo proseguire si deve operare attraverso piani strategici. Il discorso è complesso e cercherò di sintetizzarlo, ma richiede sicuramente un ulteriore approfondimento in altra sede. Negli ultimi anni si è molto dibattuto sulle relazioni tra Città e Cultura, Creatività e Sviluppo economico, un tema che ha coinvolto molte città italiane ed europee, orientate a reinventare se stesse, con scelte “forti” che vanno in un’unica direzione, cioè quella di utilizzare strategie che consentono alla Cultura di diventare parte integrante di uno sviluppo cittadino. Se questi sono i presupposti, vi è la mia totale disponibilità a ridisegnare questa città e le sue priorità, ma questi sono processi che richiedono ascolto, dialogo e partecipazione attiva dei cittadini. Grazie a tutto questo, ho potuto in questi anni costruire la mia visione della città!» © Riproduzione riservata

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