“Hai studiato al Sud? Allora sei inferiore”
Le recenti offese del giornalista Vittorio Feltri che considera i meridionali inferiori, mi hanno fatto tornare alla mente la mia esperienza diretta su questa presunta diversità. Tutto parte da un sinonimo di concetto di “invidia” e diversità che è sempre esistito sulle disparità tra Nord e Sud. Se analizziamo la storia, la sproporzione sulle attività collettive, produttive, umane, morali, intellettuali è notevole, dovuta anche a scelte politiche che per decenni hanno caratterizzato e dato vita. Ma non voglio parlarvi di storia d’Italia; voglio invece farvi vivere la storia attraverso la mia profonda esperienza lavorativa. Sono un’infermiera specializzata e ho lavorato per sei anni al Nord. In quegli anni, il presidente Fitto della Regione Puglia aveva autorizzato la chiusura delle assunzioni sia a tempo determinato che indeterminato nella sanità. Costretta, cominciai a fare concorsi dappertutto fuori regione. L’A. S. L. di Ferrara mi contattò per un avviso pubblico di sei mesi e io accettai. Fu l’inizio di un bellissimo travaglio che mi fortificò professionalmente. Fui destinata presso l’ospedale di Portomaggiore, reparto psichiatria. Sulle spalle, portavo il peso della carenza della mia famiglia, dei miei amici, della mia vita che avevo lasciato. Sul lavoro, spesso due ausiliari, mi chiamavano marocchina… Io tolleravo, ero lì per i miei pazienti. Un giorno accadde però un episodio a dir poco grave: dispensavo, e lo facevo bene e l’ausiliaria mi spintonò dicendomi: “Togliti marocchina, non sei buona a niente!”. Raccolsi le mie forze, mi rimisi dietro al carrello e continuai a dispensare. Il giorno dopo presentai una lettera al Primario e alla Coordinatrice nella quale raccontavo l’accaduto; l’ausiliaria si presentò in lacrime per chiedermi scusa. Dopo poco, subì un trasferimento presso l’ospedale di Cento, cosa non prevista. Vinsi il concorso per il ruolo presso l’A.S.L. di Busto Arsizio e come sede scelsi Saronno, reparto oncologia. Anche qui, il primo mese, accadevano strani eventi: quando in reparto i pazienti suonavano il campanello per ovvie necessità infermieristiche, io mi accingevo di corsa, ma c’era sempre un collega del Nord che mi bloccava: “Tu devi solo spegnere il campanello e dirci di cosa hanno bisogno, non devi eseguire”. Questa storia durò un mese; la coordinatrice era molto ambigua e se le chiedevo spiegazioni, diceva che i miei colleghi facevano bene perché ero lì da poco. Dopo quel mese, scrissi una lettera di licenziamento indirizzata al Direttore Generale dell’ospedale di Saronno nella quale gli scrivevo precisamente cosa accadeva durante i miei turni di lavoro. Gliela portai di persona: è vero, la segretaria tentò di fermarmi, doveva protocollarla, ma io desideravo solo andare via. Il dott. Balsamo, Direttore dell’Ospedale di Saronno, sentì baccano e mi fece accomodare; lesse la lettera e telefonò alla coordinatrice del mio reparto e la invitò a scendere nel suo ufficio. La signora, entrando, disse: “Sei venuta qui a fare una sceneggiata napoletana?”. Il dott. Balsamo le rispose: “E’ tutto vero ciò che è scritto in questa epistola?”. E le spiegò ogni cosa. Lei si difese così: “Dottore, il problema non è la ragazza, il problema sono i suoi studi. Io non considero la sua meridionalità, ma il fatto che lei, che ha addirittura due specializzazioni post-laurea, abbia studiato al Sud! Non ha la formazione dei nostri infermieri! Se avesse studiato al Nord, avrebbe avuto le stesse mansioni dei suoi colleghi!”. All’epoca la legge sul mobbing non era stata ancora concepita. Il dott. Balsamo mi diede la possibilità di scegliere un altro reparto, mentre la signora mi pregava di tornare nel suo, promettendo che tutto sarebbe cambiato. A distanza di anni, ormai a Bari, insegnavo Legislazione Sanitaria- corsi O. S. S. presso l’Ospedale di Venere. Ricevetti una telefonata dal dott. Balsamo in persona che, avendo saputo dai miei cari colleghi del Nord che insegnavo ai corsi di O. S. S. fuori dai turni, mi chiedeva di spedirgli del materiale formativo di Legislazione Sanitaria O. S. S., in quanto anche lui a Saronno insegnava la stessa disciplina e mi disse anche che riavermi nel suo team sarebbe stata una grande mossa carrieristica per (a detta sua) un’infermiera come me. Me lo ricordo come se fosse ieri… Tiriamo le somme da questi fatti: il Nord, per alcuni versi sarà sempre il Nord, come il Sud sarà sempre il Sud; ma sono le persone che fanno la differenza. Oggi ringrazio tutte le persone che ho conosciuto, perché sono l’infermiera che sono grazie ai loro rifiuti professionali e non, insensati che ho ricevuto. © Riproduzione riservata