Gli innamorati (I parte)
Nicola l’ha sempre trattata bene. Maria è il suo nome. La sua donna. Circa vent’anni passati assieme. Lui faceva il pizzaiolo, meglio l’aiutante, nel centro di città quando a forza di andare in via Paniscotti, 36 a consegnare focacce e panzerotti non l’aveva intercettata. Lei, occhi corvini con la speranza nelle pupille l’aveva fatto letteralmente scemunire. Tanto che se n’era accorto anche Mauro il pizzaiolo quando una volta quel ragazzo romantico, spalle larghe e testa bruna, non gli aveva portato il resto. E poi un’altra volta aveva lasciato l’ombrello a casa di Maria, e un’altra ancora se n’era tornato, pensate, con un cestino di panini che invece le avrebbe dovuto vendere. «C’è che quando vedo Maria m’imbroglio! » aveva confessato Nicola. «Ah! Ti sei cecato!» aveva aggiunto con un misto di tenerezza e provocazione Mauro l’infarinato, «beh! Allora sai che c’è, non ci andrai più lì a consegnare la roba!». Nicola l’aveva preso sul serio quel rimprovero. Era sul punto di lasciare quel lavoro da quattro soldi, e quando finiva le consegne si appostava lì a sera sperando che la sua giovane musa uscisse un attimo di casa. Non c’era il telefonino, non c’erano i social e “rimorchiare” era un’opera titanica, un complesso sistema di strategie di intelligence, fatto di appostamenti, imbasciate, ricerche discrete, messaggi lasciati talvolta alla polvere ed al vento. Quel giorno non lo dimenticherà mai Nicola; in pizzeria troneggiava un mazzo di rose bellissime, di rado c’erano i fiori in quell’esercizio; i petali poco potevano fare nella battaglia romantica tra pollini e farinacei. «Avanti, muoviti Nicò!, che non ne hai mai viste le rose?!»; «che devo fare?», sospirò il garzone «porta quattro spigolate e tre focacce in via Paniscotti 36, è il compleanno di Maria! Però non andare a piedi, vai col treruote!» «ma io ce la faccio pure a piedi», disse Nicola «ci devi portare pure le rose, queste… gliele regali tu!» gli disse Mauro, incoraggiandolo e strizzando gli occhi. Nicola era al culmine della commozione e della riconoscenza e strabuzzò gli occhi quando vide il treruote solitamente trascurato, questa volta tirato a lucido con dei cuori rossi adesivi appiccicati su tutta la carrozzeria che sembrava ora il latore di Stranamore. Nicola consegnò tutto, Maria arrivò sull’uscio, stranamente, e si ritrovò Nicola emozionato che le aprì il cartone della pizza a forma di cuore. Ci aveva visto giusto, lui le piaceva e non poco. * * * Quanta strada avevano fatto assieme. Da allora Nicola aveva fatto di tutto per sostenere i pesi di una famiglia cresciuta in fretta. L’operatore ecologico, il muratore, il guardiano dei giardini e quando pensava d’aver trovato pace con la flotta del peschereccio di suo cognato; avete presente quel che scriveva Giovanni Verga ne I Malavoglia? Ecco era accaduta la stessa cosa, tutto era imploso per un intreccio di piccole tragedie legate le une alle altre tanto da dover lasciare in fretta casa, parenti terribili, creditori e bollette non pagate. Per casa solo la sua macchina, una Ford Escort nera col tettuccio apribile. Due figli piccoli, Antonio e Michele, di sei e dieci anni. Raccolti in una coperta di lana ora che da tre mesi vivono in macchina. Ed è proprio di questo che vi voglio dire. Di questo amore di famiglia che il 31 dicembre 2022 nel parcheggio di un ipermercato mentre la gente distratta vive una solitudine rumorosa, di questo amore, dicevo, che vive uno dei momenti più sacri del proprio nome.