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Giornata della Memoria: si presenta a Molfetta il libro "Fra le ombre di Auschiwitz" Lunedì 30 gennaio, alle ore 18.30, nella sala consiliare di Palazzo Giovene, Molfetta celebra la Giornata della Memoria con la presentazione del libro di Federico Pirro
27 gennaio 2012

MOLFETTA - Il Comune di Molfetta celebra la Giornata della Memoria con un evento di eccezionale portata culturale ed emotiva: lunedì 30 gennaio, alle ore 18.30, nella sala consiliare di Palazzo Giovene (in piazza Municipio), sarà presentato il nuovo libro del giornalista-scrittore Federico Pirro, "Fra le ombre di Auschwitz" (Adda Editore). Il volume racconta un viaggio vissuto come un pellegrinaggio nei luoghi della Shoah, di quel genocidio perpetrato dalla criminale ideologia nazista con la complicità di quanti voltarono le spalle. Il "mai più" che troppo sbrigativamente si oppone a quel martirio, può avere forza e speranza solo dai giovani, se li aiuteremo a cogliere il grido che si sprigiona da quelle pietre mute. L'evento è patrocinato dall'amministrazione comunale, in collaborazione con Rotary Club Molfetta, Università Popolare Molfettese e Fondazione Musicale Vincenzo Maria Valente presieduta da Pietro Centrone.
Con l'autore Federico Pirro, parleranno Francesca Romana Recchia Luciani, docente di Storia della Filosofia contemporanea all'Università di Bari; Giovanni Lacoppola, dirigente dell'Ufficio Scolastico della Provincia di Bari e Silvano Levi, testimone della Shoah. Alcuni versi del libro saranno letti da Maria Giaquinto. Interverrà il sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini.
Sarà una serata dedicata alla memoria e al ricordo di un pezzo della nostra storia che rivivrà non solo attraverso le pagine del libro Federico Pirro, ma anche con la musica e le immagini. Durante la presentazione del libro, infatti, i musicisti Giuseppe De Trizio e Fabrizio Piepoli eseguiranno alcune musiche dedicate proprio alla Shoah. Inoltre, saranno proiettati alcuni filmati a cura di Gianni Morra, Carlo Pesetti e Vito Tedesco. All'appuntamento sono state invitate tutte le scolaresche di Molfetta insieme ai rispettivi docenti e dirigenti scolastici.
 

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Le premesse ideologiche del nazismo precedevano l'”eliminazione totale” degli oppositori politici, di certe categorie di malati, di alcuni gruppi etnici e soprattutto degli Ebrei. Già nell'estate del '41 i quadri della polizia e delle SS seguirono un corso di “istruzione accelerata” ideologica e pratica per mettere in atto ilm programma di sterminio. Sotto le loro direttive furono costituiti gli Einsatzgruppen (gruppi di operazione) di 800 uomini ciascheduno, a loro volta articolati in Kommandos e Kommandos speciali. Quando iniziò l'avanzata verso Est i gruppi si misero in marcia e trovarono in Polonia e poi nelle regioni occidentali dell'U.R.S.S. largo campo per la loro azione. Quasi sempre il modo di procedere dei gruppi di sterminio era il seguente. Giunti in una località si facevano indicare i notabili ebrei del posto e in particolare il rabbino, cui affidavano l'incarico di costituire un Consiglio ebraico. Il domani, o qualche giorno dopo, il Consiglio ebraico veniva avvertito che la popolazione ebraica doveva essere registrata in vista di un trasferimento verso un “territorio ebraico” in via di costituzione in una regione dell'Ucraina o altrove. Il Consiglio era pertanto incaricato di convocare la popolazione che, nelle località di una certa importanza, veniva avvertita anche con manifesti. Data la rapidità dell'operazione, l'ordine in genere era eseguito dagli abitanti, non ancora informati dei metodi tedeschi. (Più tardi, durante la liquidazione degli ultimi ghetti della Russia Bianca o dei paesi baltici, le vittime saranno raccolte con la forza, mediante indescrivibili caccia all'uomo). Gli ebrei venivano caricati su autocarri, talora su vagoni merci, e trasportati a qualche chilometro dalla città, verso un burrone o un fossato anticarro. Spogliati del loro denaro, degli oggetti di valore e spesso dei loro stessi abiti, uomini, donne e bambini venivano immediatamente fucilati sul posto. Questo era il procedimento che si seguiva generalmente. In particolare poi, ogni gruppo e ogni Kommando operava variazioni a suo gusto. Alcuni Kommandos obbligavano le vittime a coricarsi a terra a bocconi, e le finivano a colpi di pistola sparati a bruciapelo nella nuca. Altri facevano discendere gli Ebrei nel fossato, i vivi sui cadaveri, in modo che questi si ammonticchiavano a formare una catasta che saliva grado a grado. Altri ancora ordinavano alle vittime di disporsi lungo il fossato e le fucilavano a raffiche successive; questo sistema era considerato “il più umano” e “il più militare”. Il comportamento delle vittime, tuttavia, fu quasi sempre pari a quello dimostrato dai loro antenati, e di cui i cronisti medioevali ci hanno lasciato narrazioni impressionanti. Ne fanno fede relazioni dei carnefici: “Ero stupito di vedere com'erano calmi: quasi troppo calmi. La tranquillità con cui questa gente accettava il suo destino mi pareva spaventosa………………..Pregavano, altri cantavano”. (Queste precisazioni sono state fornite al processo degli Einsatzgruppen al processo di Norimberga)
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