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Gianni Porta: Interessi privati tanti, interesse pubblico zero
15 febbraio 2019

Dopo aver mancato l’appuntamento con bandi e finanziamenti regionali per le riqualificazione urbana, dopo essersi “autocommissariata” sul Piano delle Coste che ancora oggi non si sa che fine abbia fatto, l’Amministrazione Minervini finora sul piano della programmazione urbanistica ha prodotto una proposta di variante all’articolo 7 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Regolatore. Una proposta inquietante di “sviluppo insostenibile”, che con 4 paroline aggiunte consentirebbe di realizzare nei comparti di espansione non più villette con altezza massima di 8 metri ma palazzi fino a 25 metri. Parliamo di quella fascia di campagna compresa tra Residence Alba, villaggio Belgiovine e Madonna della Rosa. Come si giustifica questa scelta che implica gravi ricadute paesaggistiche oltre che economiche in una città già tanto sfregiata dal punto di vista ambientale e tanto inondata di costruzioni al punto che il mercato immobiliare resta fermo da anni? Dopo l’approvazione del Piano regolatore comunale, sono stati approvati a livello sovracomunale sia il Piano di assetto idrogeologico (PAI) che il Piano paesaggistico territoriale (PPTR). Due strumenti avanzati di tutela del territorio, due piani sovraordinati a protezione dell’ambiente in cui sorgono le abitazioni e a protezione della qualità della vita. Due strumenti utili per consentire scelte urbanistiche sostenibili. A questi due piani dovevano e devono essere adeguati i Piani regolatori comunali, anche quello di Molfetta. Invece l’Amministrazione comunale ha scelto di inserire quattro paroline magiche nelle regole dell’attuale Piano regolatore semplicemente per consentire l’edificazione delle volumetrie previste e per andare incontro alle richieste dei compartisti di quelle zone. Dunque, in linea con la natura trasformista e raccogliticcia di questa coalizione, al problema generale di adeguare i vecchi strumenti urbanistici comunali, si risponde non con una nuova pianificazione urbanistica generale ma con una scorciatoia pericolosa, sbagliata e inefficace. Pericolosa perché invece di trovare una soluzione generale a salvaguardia dell’interesse collettivo, si soddisfano prioritariamente gli interessi di una parte della città, un po’ come avviene in altri settori della vita cittadina. Sbagliata perché realizzare palazzi pluripiano in zone interessate da rischio idrogeologico e valore paesaggistico significa continuare a stravolgere il territorio e comprimere servizi di qualità nelle nuove zone di espansione e svalorizzare ulteriormente il patrimonio immobiliare. Inefficace perché non basta una piccola modifica alle norme del Piano regolatore per costruire, poiché servirà completare le pianificazioni esecutive e ottenere le autorizzazioni paesaggistiche regionali, sicché l’unico risultato certo sarà l’aumento dell’Imu su questi suoli (che la precedente Amministrazione aveva diminuito). È sconfortante che una comunità intera e il suo consiglio comunale sia stato costretto a decidere sotto minaccia del ritorno al contenzioso da parte dei compartisti e che l›unica soluzione individua-quella di cedere completamente a tutte le richieste private. Il centrodestra di Minervini parla finalmente di “sblocco dell’edilizia” che farà ripartire le costruzioni in città bloccate, secondo il solito ritornello ideologico dei consiglieri di maggioranza eppure ad oggi il mercato rimane fermo, e con la prossima recessione non sembrano profilarsi nuove ed ampie iniezioni alla domanda del “bene casa”. Il sindaco e la sua maggioranza, intanto, dispensano promesse e assicurano che la variante offrirà nuove occasioni di lavoro e, addirittura, farà tornare a Molfetta quanti sono emigrati nel passato, senza mettere mano alla risoluzione dei problemi per quei cittadini che reclamano nuove abitazioni a prezzo popolare che solo l’ente comunale può assicurare, purché ne avete la volontà. Ma in tal senso l’amministrazione Minervini non ha mosso un dito né per avviare nuovi investimenti in edilizia residenziale pubblica (case popolari) né per entrare in possesso degli alloggi in via di realizzazione da parte del Consorzio Meral, dove c’è attualmente il Residence Alba. Insomma, il tutto affidato agli interessi privati e al mercato immobiliare privato che ha già dimostrato in vent’anni e più di costringere non pochi molfettesi a trovare casa altrove. Se la questione non fosse seria, ci sarebbe da ridere. Si vogliono giustificare nuove espansioni come se il mercato non fosse già saturo. Basti considerare la quota di nuovi appartamenti invenduti in città, oppure i permessi a costruire autorizzati ma non ritirati da parte dei costruttori dagli uffici comunali. Un esempio lampante: il Comparto 18, approvato durante la precedente amministrazione, senza che ancora oggi all’orizzonte si vedano gru o si registrino scavi di fondamenta. Eppure ci sarebbero tutte le condizioni necessarie perché le Istituzioni operino per una concertazione generale dei vari interessi con i vari attori, attraverso l’avvio del nuovo Piano Urbanistico Generale, ma evidentemente la visione del cemento che si espande a danno dell’ambiente e dell’economia locale può contare ancora su una larga maggioranza trasversale costituita dal centrodestra al governo di Tommaso Minervini (Pd compreso) e dal centrodestra all’opposizione che su questa politica urbanistica rivendica addirittura (e comprensibilmente) il suo primato. Superfluo sottolineare la nostra contrarietà senza cedimenti a questa linea sull’urbanistica e il nostro favore a riprendere la strada maestra di una nuova pianificazione generale.

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