Gianna Sallustio premiata per la narrativa a New York
Il sogno delega alle azioni / un riscatto qualunque all’inganno. Sono versi, tratti da una lirica di Gianna Sallustio (Non sono poveri i poeti), illustre collaboratrice di Quindici, che tradiscono una profonda ansia di giustizia e l’incapacità di abbandonarsi a un’atavica rassegnazione. La scrittrice molfettese non concepisce la pratica letteraria come un buen retiro, un rifugio dalle brutture del mondo. La sua più recente raccolta di racconti, Mojo... Mojo (Genesi, Torino, 2008, copertina di Maria Addamiano), denuncia con stile vibrante l’estrema povertà di alcune zone congolesi, sferzando la bieca atarassìa di un potere costituito sensibile a logiche ben distanti dalla voce dell’umana solidarietà. Il volume raggiunge punte di lirismo, come nella descrizione di un’eucaristia celebrata sotto un mango, pagine che risuonano di accenti di profonda spiritualità. Le off erte di coloro che hanno ricevuto in dono il libro sono state devolute alla Casa Famiglia “Hogar Santo Domingo Savio”, in Playa Grande (Guatemala), dove vengono accolti bambini e ragazzi abbandonati per strapparli ai traffi canti di organi. Recentemente, per Mojo... Mojo, la Sallustio è stata insignita di un prestigiosissimo Premio Internazionale per la narrativa, che l’ha condotta sino a New York. L’abbiamo intervistata perché potesse raccontarci la sua esperienza. Il tuo volume di racconti, Mojo… Mojo, è legato a una straordinaria iniziativa di solidarietà. Ti andrebbe di ricordarne la natura ai nostri lettori? «Quando ho scritto Mojo... Mojo (raccolta di racconti), ero da poco tornata dal mio secondo viaggio di volontariato nel cuore dell’ex Congo belga, dove il missionario salesiano, padre Tiziano, prete-operaio, stava riattando un vecchio casolare in ospedale per i poveri. Il primo racconto della raccolta nominata si intitola La messa sotto il mango e registra tutte le vicissitudini per costruire quell’ospedale che ora porta il nome di Francesco d’Assisi poiché gestito da suore nere francescane. Noi volontari italiani ci siamo impegnati a inviare medicinali e attrezzature mediche due volte all’anno». E ora questo prestigioso premio… Cosa rappresenta per te un tale riconoscimento e quali sensazioni hai provato, quando hai saputo di esserne stata insignita? «Già dal mese di giugno 2009, avendo partecipato, su invito, al Concorso indetto da L.A.P.S. (Libera Associazione Poeti Scrittori) di Firenze, mi era stato comunicato che il mio Mojo... Mojo aveva meritato il Primo Premio per la sezione della narrativa. Ma bisognava andare a New York per la cerimonia di premiazione. Quest’Associazione Culturale, nel senso più concreto del termine, alterna le località in cui si svolgono le cerimonie di premiazione tra Firenze e altre città. Per esempio, due anni fa è avvenuto in Cina: fra due anni si andrà a Pietroburgo. Così facendo, la L.A.P.S. mette in pratica la giusta e concreta asserzione che il Sapere è basato sui libri scritti e letti e sui viaggi, per confrontarci con il diverso, passato e presente». Impressioni relative alla cerimonia di premiazione e alla vostra partecipazione alle celebrazioni del Columbus Day (il 12 ottobre)… «La Cerimonia di Premiazione, nella Sala Azzurra dell’Hotel Sheraton- Manhattan di New York, è stata per me particolarmente commovente, anche perché in sala ho rivisto parenti che non incontravo da 50 anni circa. I miei nipoti, fi gli dei miei cugini per parte di madre, si sono aff ermati come giornalisti, farmacisti, docenti di composizione pianistica et cetera. Le cugine sono rimaste donne di casa, ma così a loro agio nella frenetica vita della Grande Mela... L’evento unico e del tutto eccezionale si è verifi cato il giorno 12 ottobre 2009: COLUMBUS DAY! Noi, scrittori e scrittrici premiati, siamo stati invitati a partecipare alla tradizionale e spettacolare sfi lata nella V Avenue. Sul Palco delle Autorità c’erano attuali ministri italiani e uomini e donne celebri, oriundi italiani. Io ed altre scrittrici eravamo perplesse sul fatto di “vestirci” da Beatrici, data l’età più stagionata! Ma l’ordine del Presidente della Commissione giudicatrice fu perentorio: “A tutte le età, sia le Beatrici, sia i Dante Alighieri siate orgogliosi e solenni nell’incedere. Ricordatevi di Cristoforo Colombo e di tutti gli Italiani che hanno lavorato onestamente in questa nazione di uomini liberi e operosi!”. Ci è stato promesso il CD e rivedremo i vari gruppi italiani in sfi lata (5 chilometri, 4 ore!). Il nostro gruppo degli scrittori era il 67°». E a noi, come redazione, non resta che rivolgere sinceri auguri a una pasionaria della nostra letteratura, che sa coniugare come pochi coraggioso impegno civile e innegabile valore estetico.
Autore: Gianni Antonio Palumbo