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Gesù e le persone omosessuali, un libro di Paolo Rigliano della casa editrice “la meridiana” presentato a Molfetta
30 giugno 2014

MOLFETTA - La domanda di Papa Francesco: “Chi sono io per giudicare un gay?” ha aperto uno spiraglio nella riflessione all’interno della Chiesa e nel dialogo con il mondo. Su questo tema, sulla fine di un tabù pesante è stato scritto un libro “Gesù e le persone omosessuali” di Paolo Rigliano per la casa editrice “la meridiana” di Molfetta. Il libro è stato presentato a Molfetta nella Fabbrica San Domenico, con l'introduzione di Elvira Zaccagnino (foto) direttore della casa editrice.

In realtà, come è detto anche nella quarta di copertina, il silenzio e l’omertà su un questo tema, come le pagine di questo libro dicono, non è mai stato estraneo al Vangelo. Tutto dipende da cosa vogliamo dire quando pronunciamo la parola “amore”.
L’esistenza gay e lesbica non può non interrogare la sostanza del Vangelo riguardo al farsi prossimo nei confronti degli altri. Se l’amore è legge suprema dell’essere, se la relazione come benedizione e il dono di se stessi a chi è diverso da sé si concretizza innanzitutto nei confronti di chi è vittima di ostracismo sociale, allora i credenti sono chiamati in causa dal rischio di essere attori o complici di oppressione, concorrendo a determinare la violenza peculiare contro questa forma di amore.
Il Vangelo di Gesù, infatti, scopre, assume, celebra il senso di ogni persona diversa, anche laddove il potere dominante – clericale o statale o sociale che sia – vede e impone abominio, perdizione, scandalo. Perché, altrimenti, cosa vuol dire annuncio di salvezza? Perché, altrimenti, qual è se non questa la scandalosa buona novella?
Essa annuncia e opera la rottura di ogni ordine sociale basato sull’esclusione, di ogni opinione pubblica coercitiva e di ogni senso comune che nega dignità integrale a qualunque essere umano. Gesù ha mostrato come e perché essere sempre avanti a tutti per annunciare la liberazione da abitudini, visioni, tradizioni, strutture sociali e mentali che generano espulsione: anche quelle garantite dalle norme religiose o sociali, anche quelle più consolidate e interiorizzate, come l’omonegatività.

Ne hanno parlato il sindaco di Molfetta Paola Natalicchio, la Consulta Femminile Molfetta, l’Agedo (Associazione genitori omosessulai) Puglia, la casa editrice “la Meridiana”, Alessandro Taorino psicologo clinico e Paolo Rigliano autore del libro.

Era prevista anche la partecipazione del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola che però è stato bloccato a Roma, da impegni politici.

Si è in primis presentato anche una sorta di manuale per eliminare comportamenti di bullismo omofobico e come ha poi affermato Don Gianni de Robertis un semplice parroco di Bari la Chiesa deve essere sufficientemente in grado di accogliere tutti, quindi anche gli omosessuali perché nessuno essere umano è tanto superiore da giudicarne un altro.
Lo psicologo clinico ha puntato il discorso, invece, su un’ottica molto critica, ma tutto sommato onesta e vera: lui sente che non ci potrà mai essere un confronto reale tra Chiesa e omosessualità, ne individua perciò una scissione. Purtroppo esistono e si effettuano anche delle terapie per “correggere” il proprio orientamento sessuale, in passato l’omosessualità era anche classificata come un disturbo psicologico.
Il parroco, invece, ha parlato di una teoria biologica sull’omosessualità: molti sostengono che la natura è caos pertanto incapace di governare tutto, eppure la natura secondo Don Gianni ha “un senso” e non permette al male di avere l’ultima parola. Inoltre, bisogna ricordare che il vero scopo del matrimonio secondo la Chiesa è quello di stabilità ad una coppia per questo il matrimonio è una necessità anche di chi non è etero.
E’ intervenuta, inoltre, come ospite Paola Natalicchio che ha richiamato la città ad appoggiare con più attenzione la casa editrice la Meridiana, sollecitando tutti ad aiutarla comprando il libro di Rigliano poiché la casa editrice ha subito una truffa economica di cui “Quindici” ha parlato con una nota del direttore Felice de Sanctis.
Secondo il sindaco, il libro è un viaggio polisemico come le diverse voci dei 4 evangelisti, ma presenta diversi livelli di riflessioni sull’omosessualità che guardando alla nostra città sono ancora sufficienti, mentre con l’avvenuta al pontificato del noto Papa Francesco la Chiesa ha superato determinati pregiudizi e teorie. Infine, la Natalicchio ha ringraziato professori e presidi per aver partecipato al dibattito, chiedendo di rendere la scuola più attenta ad episodi di bullismo omofobico, ma di sicuro anche più forte.
In conclusione l’intervento dell’autore del libro, che considera il suo lavoro come un dialogo per incontrare l’altro e provare a capirlo. Nonostante ciò lui è a conoscenza che nella Chiesa ci siano lotte continue tra diversi schieramenti. Rigliano ha aggiunto di dedicare il libro a tutti i credenti per cambiare se stessi.
Lui stesso avendo conosciuto personalmente il cardinale Martini è rimasto sconcertato dalle parole “aggressive e violente” che aveva usato per parlare dell’omosessualità , come anche ha aggiunto che con Papa Raztinger c’era stato un blocco di pensiero, ma sente che avendo interrotto un altro suo libro sul gioco d’azzardo per scriverne uno sull’omosessualità sia stata una “sfida esplosiva” che ha messo in discussione le premesse sulla vita.

SUL PROSSIMO NUMERO DELLA RIVISTA MENSILE "QUINDICI" IN EDICOLA IL 15 LUGLIO CI SARA' UN APPROFONDIMENTO COMPLETO SULL'ARGOMENTO.

© Riproduzione riservata

Autore: Maria Minervini
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Spesso un giovinetto, per la freschezza e la delicatezza del colorito, la dolcezza dell'occhio, per due o tre anni è abbastanza simile a una bella ragazza. E se c'è chi lo ama, è perché la natura ci inganna, e si rende pur sempre omaggio al bel sesso, subendo l'attrattiva di questi doni che gli son propri; l'inganno cessa quando l'età viene a cancellare una tale somiglianza: - “Citraque juventam aetatis breve ver et primos carpere flores” – (E prima della gioventù cogliere la breve primavera dell'età e i fiori primaticci – Ovidio). E' noto che quest'inganno della natura è assai più comune nei climi caldi che fra i ghiacci del Settentrione, perché il sangue vi è più acceso, e l'occasione più facile: così ciò che può passare per una semplice debolezza nel giovane Alcibiade, ci appare una disgustosa depravazione in un marinaio olandese o in un vivandiere moscovita. Io non posso soffrire l'opinione di quanti sostengono che i Greci abbiano autorizzato questa licenza. Si cita il legislatore Solone, perché egli disse in due vermiciattoli: “Tu amerai un bel giovinetto finchè non avrà barba al mento”. Ma via, Solone era forse legislatore quando scrisse questi due sciocchi versi? Era giovine allora, e quando con l'età gli venne la saggezza, si guardò bene dal mettere una simile infamia nelle leggi della sua repubblica. E' come se volessimo accusare Teodoro di Beza d'aver predicato la pederastia nella sua chiesa perché, in gioventù, gli venne di far dei versi per il giovine Candido, e di scrivere: “Amplector hune et illam (Abbraccio questo e quella). E così si sforza ilm senso di quel passo di Plutarco il quale, nel “Dialogo sull'amore”, fa dire a un interlocutore che le donne non sono degne del vero amore; mentre un altro interlocutore subito sostiene la parte delle donne, come si conviene. E' certo, quanto può esserlo la conoscenza che noi abbiamo dell'antichità, che l'amor socratico non era considerato infame. Ma spesso è la parola “amore” che ci ha ingannati: quelli che allora si chiamavano gli “amanti” d'un giovinetto erano precisamente quelli che sono i paggi dei nostri giovani prìncipi: giovani bennati che si mettevano a fianco d'un garzone di nobile famiglia, compagni dei suoi studi e delle sue prime armi in guerra: istituzione bellicosa e sacra, che venne anche rivolta al male, come accadde delle sacre feste notturne e delle “orge”. La legione degli amanti istituita a Tebe da Laio, era una schiera invincibile di giovani guerrieri obbligati da un giuramento a dare la vita gli uni per gli altri: la cosa più bella che mai abbia avuto la pedagogia degli antichi. Sesto Empirico e altri hanno un bel dire che la pederastia era raccomandata dalle leggi dei Persi. Citino il testo della legge, mostrino il codice, e se ciò avvenisse, non lo crederei lo stesso: direi che non è vero, perché non è cosa possibile. NO: non entra nel giro delle cose umane una legge che contraddice e oltraggia la natura, che annullerebbe il genere umano se fosse rigorosamente osservata. D'altronde molti hanno scambiato certe usanze vergognose tollerate in un paese per istituzioni di quel paese. Infine, io non credo che ci sia mai stato nessun popolo bene ordinato che abbia fatto di simili leggi, contro ogni buon costume. (Tratto da: Dizionario filosofico – Voltaire)
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