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Gergario degli addetti ai lavori nella Quaresima molfettese Dedicato a tutti i confratelli, ai portatori ed al popolo molfettese che, al seguito di processioni o nel corso di discussioni quaresimali, odono ed usano termini ai più, a volte, sconosciuti, arcani e misteriosi
15 luglio 2010

Fenel Sono i lumi in argento che ornano solo le basi del Cristo Morto, dell’Addolorata e della Pietà (questi ultimi sono gli stessi per le due basi). Fino al 1855 la statua del Cristo Moro era adornata da quattro lampade in metallo e da quattro angeli dorati attualmente posti sulla base di S. Corrado, nel 1856 il Priore don Antonio Lezza donò quattro fanali in argento che sostituirono i precedenti a cui si aggiunsero, nell’annno 1886, due fanali diff ormi dagli altri quattro fatti costruire dal Confratello dott. Saverio Maurantonio. Fino al 1955 i fanali di testa del Cristo Morto erano quindi diversi dagli altri quattro (fi anchi e piedi), nel 1956 l’amministrazione dell’epoca Leonardo Carabellese (U senior), Angelo Gadaleta sr, Domenico Mancini, con la collaborazione di alcune consorelle tra cui si distinse Donna Margherita Gadaleta (conserviamo ancora l’attestato di benemerenza rilasciato dall’Amministrazione) che si rese autrice di una raccolta di argento usato e con l’acquisto di alcune verghe di argento puro, fece realizzare dalla ditta Caldarazzo di Napoli gli ultimi due fanali, identici agli altri) che sostituirono quelli diff ormi realizzati in ottone e rame (attualmente questi due fanali si trovano ai lati della statua dell’Addolorata in Santo Stefano). Quelli dell’Addolorata e Pietà del Purgatorio (attualmente in uso) furono realizzati in argento dalla ditta Caldarazzo di Napoli ad imitazione di quelli preesistenti. Fermecie d’Don Btuccie Mitica farmacia (tutt’ora esistente) posizionata in piazza Immacolata dove, approfi ttando dell’entrata della statua del Cristo Morto nell’omonima chiesa per il cambio delle candele nei fanali ed anche successivamente, il titolare della farmacia don Vito Mastrorilli (don Btuccie una lacrima) era solito off rire un piccolo rinfresco ai confratelli consistente in una pastarella dolce ed un bicchierino di vermuth o caff è dispensati spesso e volentieri dal prof. Ninuccio Salllustio (M’ccioen). Ferrareccie d’Nanuccie Era e tuttora resta, uno dei punti cruciali delle processioni dell’Arciconfraternita della Morte; è collocata all’angolo tra via Immacolata e via Paradiso in cui il buon titolare (Confratello anche lui) della stessa usava (tradizione perpetuata anche dai fi gli, anch’essi Confratelli), off rire un piccolo rinfresco ai partecipanti alle processioni stesse, anche perché in corrispondenza della “bomba”situata nei pressi della vetrina della ferramenta prospiciente via Immacolata, negli anni trascorsi terminava il primo tratto (prima dell’inizio del “tratto dell’Amministrazione”) Forcella/Frcedd Asta recante al vertice uno “scalmo” che regge la statua quando la stessa non poggia sulle spalle dei portatori. Frascer E’ una specie di grande cassetto che, tramite due guide metalliche, viene inserito sotto la base dell’Addolorata o della Pietà. All’origine serviva per depositare le candele che i fedeli off rivano alla Vergine nel corso della processione e che venivano poi trasferite su di un carretto che seguiva la processione stessa e successivamente svuotato in chiesa in una cassa che si trovava dietro l’altare maggiore del Purgatorio (ultimo addetto a tale incombenza fu “Peppin” orbo da un occhio e claudicante). Attualmente la “frascer” contiene solo le candele di ricambio per l’Amministrazione, i pacchi di fi gure che si distribuiscono, dietro obolo, lungo il percorso processionale, stole per i sacerdoti che accompagnano le Sacre Immagini, i lumini (di ricambio eventuale) dei “fanali”. Per la statua del Cristo Morto viene utilizzata una reticella, appesa all’interno “du cascioene” e contenente solo stole per sacerdoti, che ondeggiando in maniera poco urbana durante la svolgimento del “tratto”, costringe chi voglia utilizzare il suo contenuto a sollevare la “coltre” e letteralmente ad infi larsi sotto ad essa off rendo un poco piacevole spettacolo poiché non è agevole estrarre il suo contenuto (Quando sarà trovata una soluzione alternativa sarà sempre tardi!!!) Guend/Guanti Accessori utilizzati dai confratelli durante le processioni. Sono neri per i confratelli dell’Arciconfraternita della Morte, marron per S. Stefano e bianchi per le altre confraternite. Negli anni trenta del secolo scorso, era abituale, presso l’Arciconfraternita di S. Stefano, l’uso dei guanti bianchi solo per i portatori del Cristo Morto e/o per i portatori del Baldacchino “asta”. Ind alla terr Percorso processionale all’interno della città vecchia. Lamentazioni/L lemind Letture intonate da cantori in tono lamentoso, cantate durante l’Uffi cio delle letture (già Uffi cio delle tenebre, propriamente a matutino del giovedì santo) che si svolge la sera del Mercoledì Santo nella chiesa S. Stefano. di Angelo e Gennaro Gadaleta Gergario degli addetti ai lavori nella Quaresima molfettese 33 15 luglio-agosto 2010 Attualità Lazz /Laccio Cingolo utilizzato dai confratelli per stringere il camice in vita. E’ di colore vario, generalmente abbinato al colore della mozzetta (per S. Stefano è rosso, per la Morte nero). Si allaccia in modo che “u cemlat” cada sulla destra del confratello. Lembar Sono i lumi che contengono i lumini ad olio e che ornano le basi delle statue. Limoni/L’mèun. Si usa donare limoni ai confratelli non fortunati nei sorteggi onde aggravare il senso di amaro in bocca per l’esito infausto del sorteggio, Lena E’ il tratto in cui i portatori titolari cedono il loro diritto di essere tali a qualcun altro che in tal modo ha la possibilità di portare, almeno per un po’ la statua assegnata alla confraternita di appartenenza, comprese le statue dell’Addolorata e della Pietà . Per il Cristo Morto ciò non è assolutamente possibile. Medaglia Elemento distintivo delle singole confraternite su cui è raffi - gurata la Madonna o il santo cui è intitolata la confraternita. Può essere in argento o altro tipo di metallo cromato ed è unita alla mozzetta mediante cucitura o appesa al collo mediante un cordoncino. Soltanto l’Arciconfraternita della Morte utilizza una medaglia raffi gurante un teschio e due femori incrociati (Così come la romana confraternita madre “S. Maria dell’Orazione e Morte” la cui chiesa trovasi a Roma in Via Giulia). Mezza quaresima/Mezza Quaresm Poiché un tempo la Quaresima veniva dal popolo vissuta in maniera molto austera, ad alleviare solo per un giorno tale austerità, al ventesimo giorno circa del periodo quaresimale si era soliti recarsi in campagna gustando cibi grassi ed apparecchiati (immancabile “u calzoene”) per tornare, il giorno successivo, all’austerità richiesta dal periodo. Mazziere/Mezzìr Confratello incaricato dall’amministrazione di mantenere l’ordine durante la processione. Essi si dispongono all’interno delle fi la delle Confraternite di appartenenza in ordine di anzianità (d’iscrizione al sodalizio) in modo tale che il più anziano sia il più vicino alla statua che la confraternita porta in processione. Fa in modo che i confratelli procedano in maniera ordinata e che si dispongano secondo il criterio dell’anzianità di iscrizione al sodalizio (riprendendo e ponendo al loro posto i furbi ed i recalcitranti). E’ infatti considerata una forma di rispetto fare in modo che i più anziani stiano quanto più vicino possibile alla sacra immagine (Cristo Morto, Addolorata, Pietà…) portata in processione. Mitici mazzieri dell’Arciconfraternita di S. Stefano sono stati: Pierino Marzocca (indimenticabile la sua voluminosa sciarpa bianca indossata ben in vista sotto il camice), Nardino Claudio e Masino Poli (celebri per la loro “infl essibilità” per il rispetto dell’anzianità), Filoteo Calvario, noto per la precisione con cui faceva eseguire ai portatori la curva dinnanzi alla chiesa del Purgatorio (punta del naso di Cristo al centro della porta del Purgatorio), Peppino Magarelli (Agnus Dei) e Leonardo Altamura. Merch funn/Marcia funebre Composizioni musicali realizzate da autori in prevalenza molfettesi o arrangiate da molfettesi prelevandole da composizioni più importanti che accompagnano l’incedere delle processioni scandendo il ritmo ai portatori. Gli accompagnamenti musicali hanno avuto inizio nel il secolo XVI per la processione dei Misteri e venivano eseguite da strumenti a corda e fi ato (viole, tiorbe…), anteriormente alla composizione delle prime marce funebri La prima marcia funebre, ancor oggi eseguita all’uscita del Cristo Morto (U Conza siegge), fu scritta di getto dal maestro Vincenzo Valente nella bottega di un orologiaio (U Airon) sita all’angolo tra corso Dante e via S. Angelo. Una nota ci pare opportuna: durante l’esecuzione delle marce funebri, i tamburi non vengono accordati per evitare che il loro suono accentuato possa disturbare l’ascolto delle melodie stesse. Mobilie Con questo strano termine veniva indicata la croce del gruppo della Pietà che era realizzata con legno impiallacciato con spigature, all’epoca in uso per i mobili di scarso pregio (impiallacciati) e generalmente utilizzati per camere da pranzo e/o letto. Tale croce, con donazione del Confratello (poi Priore) Nicola Natalicchio fu sostituita con una in massello di noce scuro (tuttora in uso). Mozzetta Mantellina – coprispalla di diverso colore, a seconda delle confraternite, del cui vestiario è parte integrante. L’arciconfraternita di S. Stefano ne è sprovvista. Muccio. Copricapo penitenziale dello stesso colore del camice utilizzato dai confratelli. Durante le processioni tutti i confratelli lo indossano sollevato sul viso, con l’eccezione dei portatori delle sacre immagini della B.V. Addolorata, della Pietà e del Cristo Morto durante le ore diurne (non si comprende il perchè i portatori di quest’ultima statua vadano a viso coperto anche durante le ore notturne, usanza invalsa solo da qualche anno???). L’uso del muccio calato sul viso deriverebbe dall’usanza spagnola di liberare un detenuto rinchiuso nelle carceri sivigliane, quando la processione dei “pasos” sfi lava dinnanzi al carcere stesso. Il rettore della confraternita (confradia) si staccava dalla processione, bussava tre volte al portone del carcere e dall’interno usciva un detenuto indossante il vestito della confraternita, col volto coperto e si univa alla processione, ignoto come gli altri. Mbassà Avvolgere le fasce intorno alla zona lombare del portatore. L’operazione tradizionalmente spesso viene eseguita da mogli o madri dei Confratelli. Medonn all’addert (Desolat)/ Medonn assais (Pietà) Indicazioni volgari e/o dialettali riferite rispettivamente alla B.V. Addolorata ed alla Pietà. Murtcidd/Morticino Serata trascorsa a cena in compagnia di amici tutti quanti confratelli Murt ch’la benn/Funerale con banda Cena particolarmente ricca consumata tra amici in genere confratelli. Mushc Spalla su cui poggia la “sdanga”. Muta/meut Sono i portatori delle statue che coprono un tratto di processione omogeneo (4 coppie).

Autore: Angelo e Gennaro Gadaleta
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