Gay di Molfetta seviziato per sei ore e aggredito a Torino
TORINO - Un gay di 60 anni di Molfetta, ma residente a Torino da 37 anni, cuoco in pensione, dai modi gentili e affabile, «reo», secondo le sue stesse parole, del solo fatto di cercare compagnie maschili tra i giovani extracomunitari torinesi che si concedono per un pugno di euro per strada, è stato seviziato, picchiato a sangue e rapinato in casa da tre stranieri condotti nell'appartamento da un rumeno di 21 anni che lui ospitava da un mese. Quattro le misure cautelari in carcere emesse dalla magistratura: due per l'aggressione, il convivente Andrei Cristian Strachina, tuttora detenuto (i fatti risalgono al 22 maggio dell'anno scorso) e Petre Apuscasitei, 27 anni, anche lui rumeno, ma irreperibile in quanto pare ritornato in patria. Due, invece, sono stati arrestati per ricettazione, il turco Murat Ozdemir, 25 anni e Luan Hyka, 30 anni, albanese, amici dei due aggressori con i quali, secondo quanto pensano gli inquirenti, potrebbero aver creato una sorta di banda per andare all'assalto di anziani omosessuali in cerca di rapporti occasionali. A loro i carabinieri sono giunti indagando su un furto di pistole avvenuto nell'autunno 2007 a Priocca d'Alba, nel cuneese. I due aggressori probabilmente hanno avuto un complice, ancora da identificare.
D.D., queste le iniziali della vittima, ha deciso di raccontare tutto «per aiutare quelli come me - ha detto oggi - che vanno in giro a cercare un pò d'amore e di compagnia, perchè si sappia che nelle strade ci sono bravi ragazzi, ma anche tanta gente violenta pronta ad uccidere per un pò di denaro».
«Ho conosciuto Cristian nei giardini di piazza Carlo Felice, davanti alla stazione - ha raccontato oggi il cuoco - dove ci troviamo da anni noi omosessuali per scambiarci qualche parola, un pò di compagnia e di amicizia. E anche per cercare qualche ragazzo per la notte - ha ammesso - per scacciare la solitudine e la tristezza. In fondo tutti vogliamo qualcuno vicino no?».
Dopo alcuni rapporti occasionali, D.D., che percepisce una modesta pensione e fa ancora il cuoco in modo stagionale, ha ospitato in casa Cristian per un mese e mezzo. «Mi faceva pena - ha detto - e così gli ho offerto un letto. Quel giorno era arrivato a casa alle 23, gli avevo fatto da mangiare, come al solito, e poi ero andato a letto perchè avevo mal di testa. Mi ero svegliato un'ora dopo e Cristian mi aveva offerto di farmi un massaggio, ma quando mi sono girato di schiena un gruppo di persone, non so se due o tre, mi hanno assalito riempiendomi di calci, pugni, botte ovunque, legandomi mani, piedi e tappandomi la bocca con dei jeans, mi hanno tagliato con un coltello, facendomi sanguinare e svenire. Mi hanno spaccato due costole, una mandibola a calci, credevo di morire».
Le sevizie durarono tutta la notte fino a quando, alle 6 del mattino, D.D. riuscì a liberarsi e a chiamare un vicino di casa che subito allertò i carabinieri. Gli aggressori avevano bivaccato in casa, bevuto diverse bottiglie di vino e poi rubato tutto quello che avevano potuto, due grossi schermi al plasma, un cellulare, un impianto stereo, soldi. Prima di andarsene avevano anche costretto il poveretto a consegnare carta di credito e bancomat dopo avergli estorto i codici.
"Non sentivo più rumori - racconta ancora - e ho pensato di provare a muovermi per vedere se fossero ancora lì, ma nessuno mi ha picchiato e allora ho capito che se ne erano andati e mi sono liberato e ho cercato aiuto. Sono uscito di casa un inquilino del mio palazzo ha chiamato i carabinieri che devo davvero ringraziare. Sono diventati degli amici, dobbiamo aver fiducia in loro e denunciare quando a noi omosessuali succedono queste cose.
"Da quella volta non porto più nessuno a casa, non ho più fiducia e la notte mi sveglio con la sensazione che ci sia qualcuno in casa, allora accendo la luce e resto lì con gli occhi chiusi", dice il gay molfettese.
Sulla vicenda hanno indagato per mesi i carabinieri del Reparto Operativo di Torino, guidati dal tenete colonnello Nicola Fozzi.