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Gano Cataldo (lista Tsipras) fuori di un soffio, crollo di Azzollini, vola il Pd resiste Forza Italia
15 giugno 2014

Sono 1.014 i voti che sbarrano la strada a Bruxelles per Gano Cataldo, segretario regionale di Sel e candidato al parlamento europeo per la lista Tsipras. Il trentatreenne commercialista molfettese ha incassato in città 1.493 preferenze, secondo solo a Raffaele Fitto primo con 1.913 voti e capace di superare candidati del calibro di Elena Gentile (1.118 voti) e di Pina Picierno (935 voti) capolista del Pd nell’Italia meridionale. Un buon risultato ma forse sotto le aspettative che prevedevano per Cataldo un bottino tra le 2.000 e le 2.500 preferenze. Ha probabilmente pesato la mancata convergenza di Rifondazione Comunista che pur parte integrante della Lista Tsipras ha deciso di non sostenere pubblicamente la candidatura del segretario regionale di Sel. Il partito di Gianni Porta e Antonello Zaza ha infatti sostenuto quella di Eleonora Forenza, barese, ricercatrice universitaria che ha raccolto 336 voti. Proprio la Forenza è risultata eletta a Bruxelles dopo la rinuncia di Barbara Spinelli prima nella circoscrizione Sud. Se svaniscono i sogni europei di Cataldo nel suo complesso Sel e Rifondazione possono ritenersi soddisfatti: il 12,00% della Lista Tsipras è un buon risultato di gran lunga superiore alla media nazionale (4%). Bene anche il Partito Democratico (35% dei consensi, primo davanti M5s col 19,97) trascinato dall’effetto Renzi. Tuttavia la mancata elezione di Cataldo apertamente sostenuto dal sindaco Paola Natalicchio, l’altissima astensione (che qualcuno, forzatamente, cercherà di leggere come un primo segnale di malcontento verso l’amministrazione di centrosinistra e qualche altro come segno del definitivo tramonto del senatore Azzollini), e la buona prova di Forza Italia al 19,28%, potrebbero ridare fiato alle voci, sempre smentite ma mai del tutto sopite (anche perché diffuse ad arte da qualche esponente del centrosinistra che ci marcia), che vogliono imminente un rimpasto del governo cittadino al fine di ridisegnare parzialmente gli equilibri politici a palazzo Giovine. Non a caso il sindaco Paola Natalicchio ha espresso immediata soddisfazione per il voto di ieri (“Quindici” è stato l’unico media, grazie alla sua redazione, a seguire in diretta lo scrutinio e a dare i risultati elettorali fino a notte tarda) leggendolo come una conferma del consenso della città verso il suo operato. Tuttavia, malpancisti, scettici e avventurieri sembrano in agguato, non disposti a rinunciare alle proprie velleità e i prossimi giorni saranno decisivi per registrare la concretezza delle proprie ambizioni. Ma il voto europeo sancisce soprattutto il clamoroso capitombolo del senatore Antonio Azzollini che col suo Ncd racimola un misero 9,62 % (1.731 voti) proprio mentre il suo rivale storico, Raffaele Fitto centra la cifra record di 283mila consensi nella circoscrizione Sud, mettendo una seria ipoteca sulla guida del suo partito, Forza Italia, dove la linea di Giovanni Toti, consigliere politico di Silvio Berlusconi appare sempre più traballante. In città, Forza Italia prende il 19,28% per un totale di 3.470 voti e vede rafforzarsi la leadership del capogruppo consiliare Saverio Tammacco, che già scalda i motori per le regionali dell’anno prossimo. Il dogma dell’uomo solo al comando, del capopolo tuttofare (senatore, sindaco, presidente commissione bilancio al Senato), solerte e autoritario, pronto a raccattare ogni briciola di successo e prestigio immaginabile, si è infranto nella realtà elettorale. Le urne, ci dicono infatti che Antonio Azzollini non rappresenta più il dominus indiscusso della politica molfettese capace di condizionarne da solo equilibri e dinamiche: una conferma che i suoi lo hanno scaricato. Se il senatore si è contraddistinto per tutta la sua carriera per un cinismo lucido e spesso vincente, questa volta la mossa di abbandonare il malandato vascello berlusconiano per saltare sulla scialuppa di salvataggio di Angelino Alfano, non ha pagato. Ad Azzollini questa volta, dopo tutte le sue giravolte politiche, che gli hanno portato fortuna, è mancato un adeguato senso della realtà: a Molfetta senza un asse con Ninnì Camporeale e Saverio Tammacco è destinato all’irrilevanza politica, anche se pure quest’aggregazione ha perduto consistenza a Molfetta. Per chiudere, non si può non commentare l’impressionante dato sull’astensionismo: ha votato appena il 34% contro il 52% del 2009 e il 58% della media nazionale. E’ il segnale chiarissimo, di una disaffezione che non può essere per nessun motivo sottovalutata.

Autore: Onofrio Bellifemine
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