Fumata nera a Molfetta per la nuova giunta Azzollini: difficile quadrare il cerchio
Troppe pretese e troppi rischi e il senatore interroga lo specchio: chi è il più fedele del reame?
MOLFETTA - Ancora una fumata nera per la formazione della nuova giunta. Eppure il conclave azzolliniano sembrava essere riuscito a quadrare il cerchio (meglio i cerchi). Ma qualcosa deve essere andata di traverso in questo week-end molfettese del sindaco, che ormai vede sempre più ridotto il suo tempo.
E il problema è proprio questo, la mancanza di tempo del sindaco Antonio Azzollini (foto) che, per il suoi impegni parlamentari, deve ridurre tutto il lavoro locale nel fine settimana: è probabile che gli uffici comunali dovranno restare aperti anche la… domenica. Cosciente di questo fatto, Azzollini cerca di individuare un alter ego che sia in grado di sostituirlo adeguatamente, evitandogli i furibondi litigi della passata amministrazione con la sua vice sindaco Carmela Minuto.
E così il buon Tonino ogni mattina interroga il suo magico specchio: chi è il più fedele del reame? In realtà, lui non si fida di nessuno (e, tra l'altro, fra i suoi “soldati” ci sono transfughi da altri partiti) ed è probabile che chiunque venga designato per la carica di vice sindaco, in realtà sia privato di deleghe e poteri, con il compito di tenere calda la poltrona in attesa del rientro romano di Azzollini.
I pretendenti alla carica sono quattro: Mimmo Corrieri, Pietro Uva, Saverio Tammacco e Mauro Magarelli. Per ognuno di loro ci sono, a parere del sindaco, degli aspetti positivi e negativi. Vediamoli insieme.
Mimmo Corrieri è il più ambizioso, vuole riscuotere il premio del suo atto di abiura nei confronti del partito di Enzo de Cosmo, “Molfetta prima di tutto” e del suo stesso leader. Ora che Corrieri è risultato vincente dal confronto elettorale, vuole passare dalla cassa per riscuotere il premio.
Ma il senatore non si fida troppo e forse pensa che chi ha tradito una volta, può tradire di nuovo e lo tiene a bagnomaria.
Tammacco è il primo degli eletti del Popolo della Libertà con ben 709 preferenze e ritiene che il posto di vice sindaco gli spetti di diritto. Ma anche di lui Azzollini non si fida, visto i suoi trascorsi di ondivago tra una coalizione e l'altra, abituato a puntare sempre sul cavallo vincente e non vuole essere terzo a nessuno. E così Tonino interroga lo specchio che resta muto.
Pietro Uva, invece, può essere considerato abbastanza più fedele, è “transitato” per Tommaso Minervini, ma poi si è votato al senatore e non lesina le manifestazioni di affetto. Un premio pensa di meritarlo anche lui e forse sarà quello che, alla fine, la spunterà.
Magarelli, già vice sindaco in passato, possiede anche un'esperienza amministrativa, ma è “uscito” parecchio ammaccato dalle ultime elezioni: dopo aver lasciato An, si è presentato con la lista civica “omnibus” “Molfetta in azione” e non è riuscito ad essere eletto, finendo addirittura al 6° posto: gli avrà fatto male la vicinanza al biscegliese Amoruso che a Molfetta ha fatto solo danni e questa volta ha danneggiato anche lui. Ma la sua fedeltà ad Azzollini non è in discussione: per amor suo ha spaccato il partito di Alleanza nazionale. Probabilmente il senatore vuole premiarlo, ma per non irritare gli eletti, lo dirotterà alla presidenza della Multiservizi o, meglio, suggeriamo noi, a quella dell'Asm, dove potrebbe fare sicuramente meglio di Nappi che passerà alla storia come il presidente della città sporca, come ha riconosciuto lo stesso Azzollini in campagna elettorale, promettendo pulizia (certo non potrà farlo lasciando lì chi non ha offerto una buona prova di efficienza).
Forse il più fedele di tutti sarebbe Antonio Camporeale. Se sedesse lui sulla poltrona di vicesindaco Azzollini potrebbe dormire sonni tranquilli e restare anche il week-end a Roma, magari per farsi una gita fuori porta. Ma il buon Camporeale deve presidiare il Comitato per il porto e non può distrarsi.
Infine, ci sarebbe un outsider, quel giovane Pietro Mastropasqua, forte del successo personale di ben 515 voti, che farebbe conquistare al senatore azzurro le simpatie dei giovani, premiando questo imprevisto exploit elettorale.
Ecco i problemi di Azzollini che ha belle gatte da pelare, contrariamente al suo capo Berlusconi che è riuscito a formare il governo a tempo di record.
Risolto il nodo del vicesindaco, sarà più facile dedicarsi agli assessori: un posto per ciascuno e non si scontenta nessuno. Enzo Spadavecchia è il più suffragato di Molfetta in azione e, malgrado qualche problemino ancora pendente, pretende la riconferma all'assessorato allo sport.
Giulio La Grasta, dopo Tammacco e Ninnì Camporeale che viaggia per la presidenza del consiglio comunale, è il più suffragato ed è sicuro della riconferma.
Luigi Roselli, anch'egli fresco di abiura decosmoniana, vuole fare il gran salto il giunta, anche per dimostrare di aver avuto ragione, mentre il suo compagno di "fuga", Giovanni Mezzina, non è stato premiato dall'elettorato, che lo ha relegato addirittura al 15° posto: il “tradimento” per lui non ha pagato.
Giusi de Bari, altro fedelissimo del senatore, si sacrificherà, anche perché ha il compito di presidiare il consiglio comunale e, tra l'altro, non creerebbe problemi, evitando di far crescere la quota assessorile di Forza Italia.
Anche Leo Petruzzella aspetta una riconferma; mentre Mariano Caputo - che ha fatto un bel regalo ad Azzollini con la sua “trasmigrazione” dell'ultim'ora dall'Udeur di Lillino Di Gioia e dalla coalizione contraria a quella del Popolo della Libertà passando al Movimento dell'autonomia di Lombardo - il posto di assessore lo ha già in tasca e forse spera di rimediare qualcosa anche per il suo amico di cordata Lele Sgherza, anche'egli transfuga da Alleanza nazionale.
Resta Francesco Nappi che è l'altro grosso nodo da risolvere per il senatore e per il quale si rischia di mandare lo specchio in frantumi: in giunta creerebbe problemi e poi sono già troppi quelli del Popolo della Libertà. Concedendogli una presidenza si rischia di bissare il fallimento avuto con l'Asm. Ma qualche zuccherino bisogna pur concederlo ed è quello che sta studiando in queste ore il sindaco, che sarebbe andato in pellegrinaggio dal mago di Molfetta, il Conte di Cagliostro, che tra l'altro è stato un candidato, sfortunato, della sua coalizione (questa sconfitta non è riuscita a prevederla) perché gli prepari un "intruglio" provvidenziale.
Ma, vedrete, alla fine Tonino indosserà i panni di Mandrake che "Quindici" gli ha cucito addosso dopo il successo delle passate elezioni e farà la magia di comporre la giunta, presentando alla città facce sorridenti e non deluse.
E andremo ad incominciare (e sul prossimo numero di "Quindici" in edicola alla fine della prossima settimana, vi racconteremo altri retroscena), mentre la sinistra si interroga indossando il cilicio e sognando il ritorno al passato, a quel "percorso" che nel 1993-94 segnò la svolta, col trionfo di Guglielmo Minervini. Ma i tempi sono cambiati.
Autore: Felice de Sanctis