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From armorica to America, alla libreria Il Ghigno di Molfetta Appuntamento domenica 28 aprile alle ore 20.30 alla Libreria "Il Ghigno" in via Salepico, 47
22 aprile 2013

MOLFETTA - "Se sei un uomo libero allora sei pronto per metterti in cammino". Henry David Thoreau, una serata dedicata alla Frontiera e agli spazi del Nuovo Continente Americano nel periodo oscuro ed affascinante a cavallo fra 800 e 900 attraverso i suoni dei primi pionieri in fuga verso la libertà dalla vecchia Europa delle guerre e delle carestie, un reading a più voci con le poesie, i racconti, la filosofia di vita naturalistica, il disprezzo per l’autorità.  Thoreau, Melville, Dickinson, Whitman, Lee Masters, le voci dei Native Indians e del popolo afro-americano, discriminati e sterminati, fra i suoni COUNTRY , FOLK e BLUES del Delta del Mississippi degli E7 bluesedelic in versione acustica, le ballads ‘rudi e romantiche‘ degli immigrati irlandesi, inglesi, italiani, un omaggio all’idea di una società nuova e libertaria, alle sue utopie, alle sue contraddizioni e unicità, senza un’idea di fuga e di FRONTIERA non avremmo avuto ROCK e BEAT GENERATION, IL SALOTTO ‘BUONO‘ che non puoi mancare!
Appuntamento domenica 28 aprile alle ore 20.30 alla Libreria "Il Ghigno" in via Salepico, 47.

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Ha ragione l'economista Galbraith: non si dovrebbe mai visitare gli Stati Uniti per la prima volta, perché c'è il rischio di tornare indietro con un mucchio di idee sballate. La faccenda si complica fin dell'inizio: la scoperta di quella parte del continente, infatti, è il risultato di un errore di navigazione. Non basta: Colombo arriva primo (pare), ma tutti gli onori, compreso quello del nome, toccano a Vespucci. Dell'ammiraglio si può pensare ciò che si vuole (c'è chi lo accusa di aver portato “la schiavitù in America e la sifilide in Europa”), ma bisogna riconoscergli almeno il carattere: anche in punto di morte vaneggiava di aver trovato le Indie. Sono i nipoti dei Padri Pellegrini che, alla ricerca di terra e perfezione, salparono sul Mayflower per trovare, “oltre il vasto e terribile oceano”, ciò che più angosciava i loro cuori: la “libertà dell'anima”. Li seguirono i quaccheri, gli ugonotti, i luterani, i cattolici, i perseguitati e gli infelici. Hanno anche tanti problemi: il sesso, i giovani, le razze, la guerra al bisogno; tredici di loro su cento vivono sotto il livello di povertà, e sei si rivolgono ai servizi di assistenza. Perché anche il dollaro è un motivo di fede: dovrebbe sempre premiare i più bravi. Chiamano infatti “great man”, grand'uomo, uno che ha prestigio, “big man”, grosso, uno che ha potere e”genius”, non occorre tradurre, è uno che è svelto a far soldi. Spiega lo psicanalista: “Per gli americani, la capacità di guadagnare testimonia il successo, e non si ha successo se non si è amati, ciò che loro soprattutto desiderano”. Del resto c'è chi ha considerato anche Gesù un “great e4xecutive”, un forte imprenditore che con dodici collaboratori, molto ben scelti, una organizzazione perfetta, i migliori slogan pubblicitari di tutti i tempi (citato, in particolare: “Ama il prossimo tuo come te stesso”), seppe imporre il suo programma. “People of plenty, è stato detto, il popolo dell'abbondanza. B”Sono dei bambini” disse Einstein, conversando con Ilja Ehremburg, “a volte graziosi, a volte scapestrati. E' male quando cominciano a giocare con i fiammiferi, farebbero meglio a insistere con i cubetti. Sanno dimenticare in fretta. Come i giovani. E in mezzo c'è di tutto: polacchi, ebrei, italiani, filippini, tedeschi, turchi, greci, spagnoli, norvegesi, armeni, tante cittadelle, che giustificano il motto nazionale: E Pluribus Unum. Dice Henry James: “E' un destino complesso essere americani”. E Thornton Wildwr: “E' difficile, perché non esiste ancora un codice, una grammatica, un decalogo su cui orientarci”. (Tratto da: AMERICA – Enzo Biagi - Rizzoli 1974)
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