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Franco Di Mare a Molfetta: alle spalle del Golfo di Napoli “Il paradiso dei diavoli”
08 marzo 2013

MOLFETTA - «Forse Dio quando si è accorto che Napoli era cosi bella ha deciso di spruzzarci su un po’ di problemi qua e là per equilibrare l’opera». Questo forse è il concetto allegorico che rappresenta appieno la città di Napoli perché, pur essendo un baluardo dell’arte in tutte le sue accezioni più late, si scontra con la realtà nuda e cruda del centro cittadino, dove miseria e nobiltà convivono divenendo fucina di contraddizioni sotto gli occhi indifferenti della popolazione, dove magari se rubano un rolex è colpa di chi lo ha indossato.
La prestigiosa cornice della Fabbrica di san Domenico della Sala Finocchiaro di Molfetta è stata il palcoscenico ideale da cui Franco Di Mare, giornalista e conduttore televisivo italiano, ha traghettato gli spettatori-viaggiatori verso un vero e proprio viaggio-documentario proiettato in sala e descritto dalla sua suadente voce, alla scoperta dei decumani napoletani, intinsi di veracità e folclore, in cui si snodano pezzi di vite legate dai destini di tutte le classi sociali, che fianco a fianco sono protagonisti inconsapevoli delle loro stesse contraddizioni.
Questo l’esordio della presentazione del suo nuovo romanzo «Il paradiso dei diavoli» edito da Rizzoli, che ha rappresentato per l’autore un vero e proprio omaggio alla città di Napoli, idealmente accostata alla figura della matrigna che mangia i suoi stessi figli, dalla quale essi vorrebbero scappare, ma spesso finiscono per rimanere intrappolati nelle sue sottili redini.
Nei quartieri del centro della pragmatica Napoli, dove il confine tra legalità e devianza è così sottile che è più facile superarlo che evitarlo, dove i figli dei signori e i figli della gente (che per tirare a campare vive col coltello tra i denti) crescono e vivono spalla a spalla, in questo scenario al limite tra il bene e il male, sullo sfondo dell’indifferenza di coloro che girano la testa per non guardare l’ennesimo episodio di malavita, si consuma il romanzo che narra della vita dei cinque protagonisti, raccontati in una clip dalle vive voci di alcuni interpreti partenopei. 
Questa la personalissima ed originalissima autopresentazione del giornalista Di Mare per il suo libro, che ha toccato profondamente i presenti in sala, rimasti in religioso silenzio a farsi trasportare nell’apparente viaggio alla scoperta delle retrovie tra il golfo di Napoli e del Vesuvio, ma che simbolicamente può rappresentare un viaggio alla scoperta di noi stessi, di ciò che siamo diventati, abituandoci a baipassare il mal costume dell’illegalità per normalità.
 
© Riproduzione riservata
 
 
Autore: Rebecca Amato
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