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Francesco Bearzatti: dal racconto alla musica. Omaggio al ricordo di Malcolm X al “Ghigno” di Molfetta
27 ottobre 2010

MOLFETTA - Francesco Bearzatti, noto sassofonista e compositore italiano, ha presentato nella libreria di Molfetta “Il Ghigno” il suo: X(Suite for Malcolm).
L’evento è stato presenziato da Fabrizio Versienti, giornalista del "Corriere del Mezzogiorno", con alle spalle diverse collaborazioni come critico letterario e musicale, che ha ampiamente mostrato di padroneggiare stile e anima di questa Suite.
Con quest’ultima creazione, partorita dal suo genio artistico e realizzata per il suo Tinissima Quartet, il noto jazzista friulano ha voluto render omaggio alla memoria del leader afroamericano.

Nel febbraio del 1965, durante un discorso tenuto in pubblico a Manhattan, numerosi colpi d’arma da fuoco venivano scagliati sulla persona di Malcolm X. Si spegneva così uno degli esponenti di punta afroamericani più discussi del ventesimo secolo. Oggi, a distanza di più di quarant’anni, la figura di Malcolm X rivive, tra musica e parole, attraverso i dieci movimenti  in cui si articola l’album.
Bearzatti, già acclamato dalla critica in occasione della produzione di “Suite for Tina Modotti”, considera questo suo ultimo una “naturale prosecuzione del lavoro precedente”, realizzato due anni fa intorno alla figura della fotografa e attrice italiana, attivamente impegnata sul fronte politico nel Messico degli anni Venti e a cui rimanda inevitabilmente il nome stesso della formazione artistica.
Nella scelta del secondo lavoro per i Tinissima, F. Bearzatti punta sulla figura di Malcolm X non senza qualche esitazione nel toccare da “bianco” un personaggio “ negro” quasi “sacro” per la comunità afroamericana. Poi la decisione di celebrare un altro individuo che lo ha  impressionato e commosso per la profondamente umana vicenda biografica, pur nella veste di eroe-idolo di tante generazioni da cui Malcolm X non può scindersi. E infine il suo racconto musicato.
La presentazione dell’album ha preso le mosse proprio dall’ascolto del prologo del cd e dalla considerazione dell’originalità con cui Bearzatti pratica questa “musica che racconta”, una strada per la verità non molto battuta dai jazzisti italiani e che lui invece realizza con grande visività espressionistica. Ad aiutarlo in questo, le illustrazioni di Francesco Chiacchio che completano l’apparato grafico del cd e che il pubblico ha potuto ammirare proiettate sullo schermo, nel corso del concerto che si è tenuto nella stessa giornata di lunedì, presso il Politeama Italia della città di Bisceglie.
Dunque un progetto completo il suo dove, oltre alla musica, ha posto anche l’arte del giovane disegnatore fiorentino dotato di un’indubbia capacità di emozionare. Le sue sono immagini che vogliono entrare in profondità, vogliono scavare nell’animo dell’ascoltatore e dar consistenza alle sue emozioni. E lui lo fa con un gioco di chiaroscuri che riescono a proiettare  in una dimensione quasi onirica.
Nella sala del Politeama, senza alcuna pausa, dal ritmo coinvolgente di Smart guy dove il suono della batteria di Zeno De Rossi sembra a tratti quasi sorreggere il battito del cuore degli astanti, in un racconto che corre come sullo schermo corre il treno disegnato con le sue nuvole di carbone, si passa a Cotton Club. L’ambiente della sala da ballo si materializza, costruita nota dopo nota dal sax quasi “magico” di Francesco Bearzatti che riesce ad animare le figure chiaroscurali di uomini e donne che, alle sue spalle,accompagnano visivamente il pezzo. Le urla indemoniate di Satan in chain lasciano ben presto la scena alla Conversion,  pezzo che il compositore friulano aveva già precedentemente indicato al pubblico come una sorta di “ cambio di pelle di Malcolm”, punto focale nella vita del leader tanto da averlo spinto a scegliere una collocazione centrale nel suo album. Al sax di Bearzatti fa eco la tromba di Giovanni Falzone che incanta il pubblico con la sua abilità di maneggiare note e melodie, in una improvvisazione che lascia evincere la sua magnetica personalità. Nel racconto è questo il periodo in cui prende avvio il rapporto epistolare di Malcolm X con Elijah Muhammad (leader della Nation of Islam), di cui  ben presto sperimenterà la controversa coerenza dottrinale fino al tradimento esemplificato nel Betrayal. E’ questo un brano che trasuda delusione e malinconia dagli strumenti dei Tinissima fino ad emozionare e toccare in profondità le corde dell’animo umano, fatte vibrare dai toni mesti del basso elettrico di un comunicativo Danilo Gallo. Francesco Bearzatti non è solo un compositore capace. È anche uno sperimentatore di suoni e melodie; e lo xaphoon è lo strumento che adopera in Hajj per ricreare atmosfere e suoni che rievocano alla memoria un medioriente mai visitato, ma ben dipinto nell’immaginario del pubblico. L’Epilogue dell’album così come del concerto è una ripresa tematica del Prologue, variato però dalle parole del  rapper di Cincinnati Napoleon Maddox , che conclude la Suite “in sapore quasi di preghiera” come aveva già anticipato  Fabrizio Versienti.
Dopo il clima commuovente palesato dal pezzo che racconta gli ultimi istanti di vita di questo leader assassinato, a  congedare il pubblico è stato però Kinshasa, un brano dai toni gioiosi ed esuberanti, che sembra quasi giungere a distendere gli animi degli ascoltatori al termine di un concerto ricco di sfaccettature emozionali.
Da apprezzare anche la generosità di riconoscimenti che questo professionista del jazz ha elargito nel corso delle due manifestazioni di ieri, nei confronti di tutti i componenti del quartetto e di chi, più o meno dietro le quinte, ha lavorato affinché l’evento potesse aver luogo, lasciando negli spettatori la consapevolezza di aver partecipato ad un concerto di musica jazz di grande livello artistico.
 
© Riproduzione riservata
Autore: Daniela Gesmundo
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