Fine dell’amministrazione “ciambotto” a Molfetta: la condanna alla morte politica del sindaco Minervini firmata dai suoi ex alleati
"La morte di Cesare" di Vincenzo Camuccini
MOLFETTA – Il dado è tratto: alla fine la candela dell’amministrazione del sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini si è consumata più in fretta e sta per spegnersi.
Ad accelerare il consumo di cera, non è stata l’opposizione di sinistra (quella di destra, com’è noto, non esiste più), ma alcuni esponenti delle liste civiche.
Per fare nomi e cognomi si tratta delle liste “Obiettivo Molfetta” (con referente l’assessore Pietro Mastropasqua) e “Popolari Molfetta” (con referente il voltagabbana per eccellenza Pino Amato) che hanno deciso di uscire dalla maggioranza lasciando il cerino in mano a quel che resta del “glorioso” ciambotto.
Ieri sera in consiglio comunale i due gruppi hanno annunciato di uscire dalla maggioranza e quindi di far dimettere i loro assessori: Pietro Mastropasqua per la prima lista e Vincenzo Spadavecchia con Maridda Poli della seconda lista.
Ora il sindaco non ha più maggioranza e dovrà trarre le conclusioni, dimettendosi dalla sua carica e aprire la strada al commissario prefettizio che governerà la città fino alle prossime elezioni amministrative della primavera del 2022.
Insomma, a salvare l’amministrazione non è bastata la resistenza del presidente del Consiglio Nicola Piergiovanni, che ha rifiutato di dimettersi andando anche contro il proprio partito, né la tenacia del sindaco a resistere su una poltrona traballante dopo gli scandali e l’arresto di un assessore in un’inchiesta, dove anche lui è indagato, ai quali si aggiungono i problemi della sicurezza (Bombe ai cantieri, accoltellamenti in piazza e roghi di auto). Minervini aveva più volte affermato: non mi dimetto, perché non mi sento uno sconfitto. E lo ha ripetuto ieri sera. In poche parole: non me ne vado, se volete, cacciatemi. "Ognuno si assuma le sue responsabilità davanti alla città, ma questa è una scelleratezza".
Non si conoscono i motivi di questo disimpegno di mastropasqua e Amato, ma, dalle parole del sindaco, non è difficile risalire a richieste di maggiori poteri e assessorati all'interno della giunta "ciambotto" (una definizione che, perdonateci l'immodestia, "Quindici" ha subito proposto e che poi è stata adottata da tutti; oggi si rivela profetica).
Il cesaricidio, da parte dei congiurati, è compiuto. Del resto a Molfetta è una tradizione consolidata, che ha colpito prima Antonio Azzollini e poi Paola Natalicchio. A ufficializzarlo sono stati Luigi Tridente e lo stesso Pino Amato.
Accanto a queste dichiarazioni, c’è stata la mozione di sfiducia dei consiglieri della sinistra Beppe Zanna e Paola de Candia di “Rifondazione” e Silvia Rana di “Sinistra italiana”. Una mozione che dovrebbe essere discussa nel prossimo consiglio comunale, se l’assise non verrà sciolta prima.
La campagna elettorale per le amministrative è ufficiosamente aperta.
Il consiglio, intanto, è riuscito ad approvare il bilancio consolidato e a discutere del problema sicurezza, richiesto dalle opposizioni.
SULLA RIVISTA MENSILE “QUINDICI”, IN EDICOLA DA QUALCHE GIORNO, TROVATE LE INTERVISTE AI RAPPRESENTANTI DELL’OPPOSIZIONE DI CENTROSINISTRA SULLA SITUAZIONE AMMINISTRATIVA, SULL'ALLARME SICUREZZA, SU CEMENTO SELVAGGIO E SULLA SPORCIZIA DELLA CITTA'
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