MOLFETTA – Manovra di destra e tagli orizzontali sui più deboli. Finanziaria regressiva e recessiva. Non un giudizio positivo quello del prof. Gianfranco Viesti, (nella foto da sinistra con Enrico Morando, Michele de Sanctis, Giovanni Abbattista e Guglielmo Minervini) economista e docente all’Università di Bari, nel suo intervento alla conferenza «Operazione verità. I tagli in Puglia del governo Berlusconi», organizzata dal Pd, tenutasi nella Sala Consigliare Carnicella di Molfetta e moderata da Michele de Sanctis jr. La Finanziaria 2011-2012, approvata il 1 giugno 2010, autorizza «lo smantellamento dei servizi pubblici nazionali, senza alcuna crescita della qualità dell’intervento pubblico».
I tagli maggiori nella scuola, secondo il prof. Viesti: «avere poche università di eccellenza al Nord e molti esamifici di secondo livello nel resto d’Italia», il progetto universitario del ministro all’Economia Giulio Tremonti.
Elevato il rischio dell’aumento del debito pubblico. La manovra da 25milioni di euro comprende i tagli ai servizi pubblici (15milioni di euro) e l’utile della lotta all’evasione fiscale, calcolata al bilancino in 10milioni di euro. «È sconveniente e rischioso stimare delle entrate, in realtà solo potenziali, in modo così esatto – ha sottolineato Enrico Morando, senatore Pd e vice-presidente della Commissione di Bilancio del Senato – soprattutto se copriranno le voci di spesa». Del resto, ha ricordato lo stesso senatore, il gettito ricavato dalla lotta all’evasione doveva essere investito nella riduzione delle aliquote dei contribuenti, come fissato nel programma del Pdl.
In sede di discussione al Senato, l’opposizione aveva proposto di utilizzare 5milioni di euro della manovra per la riduzione dell’Irap per le imprese minori o delle aliquote Irpef sui redditi da lavoro fuori casa delle donne. Naturalmente, sarebbe stato necessario portare la manovra a 30milioni di euro: ovvero «cambiare l’approccio politico alla riduzione della spesa – ha sostenuto il senatore Morando – perché i tagli delle ultime finanziarie hanno intaccato solo l’8% della spesa pubblica, mentre il 92% cresceva ogni anno». Occorre, dunque, attaccare il 100% della spesa pubblica, lavorando su un orizzonte temporale pluriennale, evitando «questi tagli ingiusti e inefficaci, che penalizzano quelle amministrazioni che realmente sono virtuose, con bilanci comunali risicati».
I quasi 500 emendamenti del Pdl hanno insabbiato e triturato le proposte dell’opposizione. Sono rimasti i tagli virtuali, quelli che nocciono gravemente ai portafogli dei cittadini più deboli.
Del resto, è opportuno analizzare la Finanziaria 2011 partendo dai problemi italiani e non assumendo a facile giustificazione i dictat europei. L’Italia ha una limitata efficienza economica, incapace ormai da 15 anni di reggere la competizione economica mondiale, e un crescente e eccessivo livello di disuguaglianza sociale. Ovvia conseguenza, l’aumento del debito pubblico, che ricade sul 52% della ricchezza statale: gli interventi dello Stato per alleggerire la forbice sociale e sanare le sperequazioni economiche del mercato globale sono insufficienti solo in Italia. La Finanziaria affronta solo il problema della spesa pubblica, anche in modo limitato: il senatore Morando non ha escluso il totale fallimento di questa manovra correttiva.
La vigliaccheria del ministro Tremonti lascia il lavoro sporco al sindaco-senatore-presidente Antonio Azzollini, determinante in questa Finanziaria 2011-2012. Il prof. Viesti ha ricordato l’emendamento per la proroga delle multe per le quote latte degli allevatori settentrionali, che implicherà una sanzione europea: un sindaco del Sud che si scopre leghista e abbandona pescatori e armatori che proprio in lui avevano confidato, colpiti dal regolamento UE sulle nuove reti da pesca. «È premiato chi ha imbrogliato - ha reclamato il prof. Viesti - questo emendamento è l’emblema di assoluta mancanza di responsabilità politica e sociale, in linea con il federalismo leghista».
«Una macelleria sociale i tagli alle Regioni, che alla fine saranno imposti dall’alto e venduti al popolo come premiazione delle Regioni più virtuose»: la manovra «scassa l’Italia picconata su picconata», con le sue regole truccate di deriva nordista.
Uno strangolamento del Mezzogiorno, «una manovra delittuosa, con il contributo di un sindaco del Sud - le parole di un deciso Guglielmo Minervini, assessore alla Mobilità della Regione Puglia - che aggredisce in modo pericoloso quegli enti economicamente ridotti all’osso».
Inasprite le sanzioni per chi non rispetta il patto di stabilità: la Puglia è stata «punita» per aver sforato nel 2006 di 530mila di euro, determinati dall’obbligo di utilizzare i finanziamenti europei per evitare di perderli. Sulla Regione oggi grava un piano di rientro di circa 500mila di euro, che non solo ha bloccato i pagamenti delle rate dei fornitori, ma intaccherà ancora una volta la sanità, nonostante la negoziazione dell’assessore regionale alla sanità Tommaso Fiore. Un «inciampo alla governabilità della Regione».
Su questo marciano le critiche del Pdl e del sindaco Azzollini, che volutamente dimenticano la tenaglia Europa-Italia che soffoca la Puglia: «bisogna investire i fondi europei per non perderli, ma proprio questi investimenti implicano lo sforamento del patto di stabilità». Del resto, senza i fondi europei, la Puglia sarebbe la Regione più virtuosa d’Italia con la sola spesa ordinaria.
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