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Fiammetta Borsellino: per mio padre la giustizia era arte del bello
15 maggio 2019

Ho sempre lavorato sulla costruzione della mia identità personale, non si tratta solo delle parole della figlia di Paolo Borsellino, si tratta delle parole di Fiammetta Borsellino. Un’identità distinta da quella di suo padre, un’identità costruita grazie alla sua storia e al suo dolore, che l’ha resa un esempio di resilienza fondamentale per le nuove generazioni. E soprattutto, non si tratta di mere parole. Ma di parole che possono salvare la vita per il semplice fatto di essere un’alternativa al silenzio. Qual è l’insegnamento di suo padre che porta con sé? «Mio padre praticava la giustizia come “arte del bello”. E in fondo sono cresciuta con questa consapevolezza anch’io. Quando ami qualcosa te ne prendi cura in tutti i modi, proprio come avviene quando ti innamori». Come porta nel cuore la figura di suo padre? «Ricordo mio padre come un uomo che ha vissuto per gli altri. Io lo paragonavo sempre al cucchiaio di tutte le pentole. La sua capacità di rapportarsi con gli altri non mi ha mai lasciata indifferente e questa componente della sua personalità si è mescolata fortemente con il suo lavoro. Era in grado di rappresentare una figura paterna per tutti quelli che lo circondavano. La mia situazione familiare, peraltro, oltre ad essere difficile, era molto particolare. Credo che mia madre abbia sofferto molto per il fatto di essere eclissata in favore di mio padre, ma non per questo ha mai smesso di amarlo e di combattere al suo fianco». Come ha reagito al momento della tragedia? «La perdita di un genitore è sempre un dolore atroce, a prescindere da quale sia la causa. Non ho mai voluto credere che la mia vicenda avesse un peso maggiore rispetto a quelle che succedono ad altri. Ho sempre cercato di vivere con normalità nell’anormalità. La chiave giusta è andare avanti e non dimenticarsi di vivere». Come trova la forza di parlarne ancora oggi? «L’amore per la vita è stato per me sempre più forte di tutto. La cultura mi ha aiutata molto, credo che tutti i giovani debbano studiare e debbano studiare tanto. La perdita che ho subito è stata fondamentale per la costruzione della mia identità personale. L’identità di Fiammetta, che non è solo la figlia di un magistrato che ha fatto la differenza per la sua onestà, ma è una persona che vale a prescindere dal cognome che porta con onore. All’università mi sono sempre chiesta se quei voti li meritassi davvero o e li ricevessi solo perché mi chiamo così. E ho sempre fatto di tutto per non vivere di rendita, per far valere quello che sono».

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