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Fare musica nei lager, gli studenti dell'Itet di Molfetta incontrano il prof. Raffaele Pellegrino
07 febbraio 2017

MOLFETTA - Nella biblioteca dell’ITET “Gaetano Salvemini” di Molfetta, il prof. Raffaele Pellegrino (nella foto con il dirigente scolastico Ferrara), docente di Storia e Filosofia, cultore di storia presso l’Università degli Studi di Bari, collaboratore presso l’Istituto Storico Pugliese per la Storia Contemporanea e l’Antifascismo ed esperto di Didattica della Shoah, ha incontrato gli studenti per chiarire il paradosso di come si potesse “fare musica” nei campi di concentramento, nei Lager e nei Gulag.

Raffaele Pellegrino, con l’intento di trasmettere conoscenze sulla Shoah alle generazioni del futuro in modo equilibrato, nel rispetto assoluto cioè della verità storica ma lontano dalla retorica e dalla facile demagogia, ha offerto agli ascoltatori un interessante percorso educativo e formativo in cui si è parlato di musica e di dittature. L’uditorio, infatti, ha potuto ripercorre attraverso un appassionante racconto le fasi di un terribile quanto aberrante periodo storico che ha avuto inizio il 31 maggio 1938, quando il lemma “degenerato” entrò nel lessico giuridico nazista con la legge sulla confisca di prodotti dell’arte e al criterio estetico si sostituì quello genetico-razziale. L’excursus storico è poi proseguito con l’analisi della produzione musicale nei Lager, dove la musica era la “colonna sonora” della vita del campo: svago per le SS, fattore di controllo per le autorità, valvola di sfogo, evasione spirituale e speranza di un futuro migliore per i prigionieri. Faceva eccezione il campo di Terezin, non distante da Praga e  nato per ingannare la Croce Rossa e l’intera Europa sulle reali condizioni dei prigionieri. L’obiettivo era quello di perseguire “un’operazione di abbellimento” per non svelare la cruda realtà.

A questo scopo fu realizzato anche un film propagandistico allo scopo di trasmettere all’esterno immagini rassicuranti delle attività svolte nel campo. Tutto, dalla musica ai disegni dei bambini veniva adeguatamente selezionato per conservare una testimonianza favorevole della vita nel campo.

La lezione si è conclusa con la storia dell’ebreo berlinese Eddie Rosner, il famoso jazzista che incantava la Dietrich, l’“Armstrong bianco”, come fu definito dallo stesso Louis Armstrong. Incorso nel divieto nazista degli anni Trenta di suonare pubblicamente musica  jazz, Rosner riuscì ad espatriare e fino al 1945 riscosse grande successo, dapprima con la Jack Band, la prima orchestra nazionale jazz polacca, e poi con la prima orchestra nazionale jazz di Bielorussia. Tuttavia, dopo che Stalin, il 9 febbraio 1946, pronunciò il famoso discorso di lotta al capitalismo, al cosmopolitismo e al filoccidentalismo, fu arrestato e dopo sette lunghi mesi di tortura, fu internato nella terribile Kolyma, l’Auschwitz dell’Est, dove comunque riuscì a creare delle orchestre formidabili.

Notevole è stata la partecipazione al dibattito conclusivo da parte degli studenti, sollecitati dal Dirigente Scolastico, prof. Donato Ferrara, a riflettere sulle forme più estreme, aberranti e contraddittorie che la violenza di Stato ha assunto nel Novecento, evitando però il pericolo che il nostro tempo, dominato dalla “cultura della rappresentazione”, possa banalizzare la verità storica dello sterminio. Oggi, infatti, hanno assunto valore profetico le parole di Primo Levi che, nel 1986, ne I sommersi e i salvati indicava la progressiva “spaccatura che esiste, e che si va allargando di anno in anno, fra le cose com’erano ‘laggiù’ e le cose quali vengono rappresentate dalla immaginazione corrente, alimentata da libri, film e miti approssimativi [che] fatalmente, slitta verso la semplificazione e lo stereotipo”.

Prof.ssa Maria de Rienzo

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