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Famiglie Disabili Gravi, una mamma di Molfetta a Quindici: la lettera ai Componenti della Commissione Bilancio del Senato
22 agosto 2012

MOLFETTA - Una lettera che non accetta repliche verbali, ma solo azioni concrete. Una lettrice, mamma di una ragazza gravemente cerebrolesa, ha inviato a Quindici la lettera di Maria Simona Bellini, presidente del Coordinamento Nazionale Famiglie Disabili Gravi e Gravissimi, che affronta la grave situazione sostenuta dalle famiglie dei disabili gravi, nonostante gli aiuti promessi dai vari politici, ma mai attuati.
Il coordinamento, che ha un sito e un profilo facebook, è nato per migliorare le condizioni delle famiglie con disabili gravi e gravissimi perché nessuno si approfitti del loro amore e della loro dedizione. Perciò, il primo obiettivo da quasi 16 anni è sempre stato il prepensionamento per coloro che assistono questi disabili 24 ore su 24, 365 giorni l'anno senza ferie, riposo e festività. Eppure, la politica sembra continuare a ignorare questa emergenza sociale.
La lettera, che riportiamo di seguito, è indirizzata ai Componenti della Commissione Bilancio del Senato della Repubblica, quindi anche al senatore Pdl Antonio Azzollini, sindaco di Molfetta e presidente della V Commissione Bilancio in senato.

«Ed anche nella settimana dal 23 al 27 Luglio 2012, l’AS 2206 non è in calendario in Commissione Bilancio al Senato. Del resto, questa barzelletta tutta italiana può ancora aspettare. 18 anni non sono bastati al nostro Parlamento per emanare una Legge a detta di tutti, istituzioni e società civile, un “atto dovuto”. Parliamo della norma che permetterebbe a chi assiste disabili gravissimi in ambito familiare - 24 ore su 24 e 365 giorni l’anno - di ottenere il prepensionamento.
Siamo stanchi di elencare le nostre incombenze, le conoscete bene, ve le abbiamo
raccontate in tutti i modi e vi abbiamo invitato a viverle direttamente trascorrendo qualche ora con noi. Non è accaduto nulla mentre l’attesa continua. Nel frattempo, è stata introdotta una riforma previdenziale che ci ha tolto anche le ultime speranze e che ha fatto piombare ancor più nello sconforto le nostre famiglie.
Nessuna attenzione, nessuna eccezione nella riforma Fornero, quell’attenzione dedicata invece ad altre categorie che sono in grado di fare più rumore e che ha alimentato – volutamente? – uno scontro fratricida tra fasce di popolazione tra le più fragili. C’è stata attenzione per i lavori usuranti, per gli insegnanti, per chi si dedica al volontariato, ma per noi, che queste mansioni le svolgiamo, tutte insieme e senza
retribuzione, no.
E viene da sorridere amaramente se si pensa che per anni molte Associazioni hanno osteggiato questo provvedimento chiedendo, invece e a gran voce, più servizi, quei servizi che a volte non ci sono mai stati e che ora vengono tagliati senza remore “perché i sacrifici li devono fare tutti”. E chi non ha più nulla da sacrificare?
Il Ministro Fornero invita a una maggiore produttività, ma noi non possiamo dare di più di 24 ore! E voi Senatori, non vi rimorde nemmeno un po’ la coscienza al pensiero che questo provvedimento era giunto dalla Camera e votato positivamente all’unanimità da più di due anni? Se aveste fatto veramente il vostro lavoro, onestamente, credendoci oltre le parole e le dichiarazioni solidali, senza fermarvi davanti ai continui stop di chi non ha alcuna intenzione di finanziare questa Legge, appellandovi alla volontà parlamentare ormai sempre più svilita, noi non ci ritroveremmo con una vita lavorativa ancora più lunga anche di 6 anni! E sapete qual è la vera beffa?
Se anche questa Legge uscisse domani - ed è una Legge che fa pensare alla montagna che partorisce il topolino - noi ci ritroveremmo comunque peggio di un anno fa, quando anche senza alcuna norma specifica sul prepensionamento di chi lavora 24 ore al giorno, non staremmo messi male come oggi!
Sappiamo di non mettere paura a nessuno, sappiamo di essere poche migliaia di persone (nonostante si voglia far credere che siamo un esercito proprio per non finanziare il provvedimento!), talmente appesantite da non poter dedicare troppe risorse a null’altro che al proprio incessante impegno, ma siamo cittadini come gli altri anche se abbiamo imparato a vigilare più degli altri. E vi giudichiamo pesantemente come solo le persone allo stremo sanno fare. Come giudichiamo le vostre priorità, quelle vi hanno permesso di distribuire a pioggia, con il Decreto Legge 215 del 29 dicembre 2011, 1.402.405.458 euro alle missioni internazionali: in Afghanistan, Libano, Bosnia-Erzegovina, Area Mediterranea, Hebron, Rafah, Darfur, Cipro, Albania, Bahrain, Qatar, Tampa, Emirati Arabi Uniti, Somalia, Libia, Kosovo, Palestina, Iraq, Africa sub-sahariana, Yemen, Myanmar e Kurdistan, volte - tra l’altro - a migliorare le condizioni di vita dei residenti.
In quel momento, non vi è balenato nemmeno per un istante il dubbio che anche qualche Italiano possa aver bisogno che vengano migliorate le sue condizioni di vita? Quali ordini di scuderia possono annebbiare in modo così evidente le coscienze di chi dovrebbe condurci, sostenerci, farci sentire ancora un paese civile? È per questo che vi sentite addirittura “offesi” quando vi auguriamo un’esperienza come la nostra? È matematico, anzi statistico, a qualcuno di voi accadrà e forse quel giorno, guardando un vostro figlio o nipote disperato perché ha bisogno di dormire, mentre invece deve lavorare, forse capirete.
Siamo pochi, ma siamo determinati, siamo i disperati di questo paese, e la disperazione porta a gesti estremi. Noi non vogliamo, per amore dei nostri cari, per amore verso questo paese così mal rappresentato e ormai zimbello di tutto il mondo
civile.
E vi auguriamo di vero cuore, oltre un’esperienza di vita forte e meravigliosa come la nostra, che riusciate ad alzare la testa per riconquistare la dignità della “verità”. Noi l’abbiamo fatto e non torneremo indietro».
 
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Fino a trent'anni fa le nazioni riuscivano a mitigare le situazioni delle fasce di popolazione più povere grazie allo stato sociale. Le persone crescevano nell'idea che anche quando le cose fossero andate male, c'era uno stato, una comunità che si sarebbe occupato di loro. Per esempio nell'educazione dei bambini, con le pensioni, con le cure sanitarie, ecc.. Tutto ciò era compito della comunità. Oggi a causa dei vuoti di potere delle istituzioni, i governi non sono più in grado di farlo e trasferiscono all'esterno numerose funzioni viste un tempo come monopolio dei governi stessi. Molte vitali funzioni sono oggi privatizzate, anche le più sensibili come la sicurezza, sono state delegate ai mercati o addirittura messe da parte. Così moggi se un individuo perde il proprio lavoro, la colpa è solo dell'individuo e non dell'organizzazione delle cose, tutto ricade sulle spalle dell'individuo, per decreto, siamo tutti decretati ad essere individui. Come risultato di questa situazione c'è un sentimento costante di ansia, di paura che investe ogni rapporto sociale, le persone sono impaurite senza sapere esattamente da cosa. L'incertezza incarna la paura. In ogni periodo della storia l'essere umano è spaventato, ma oggi in un periodo in cui il mondo è sempre meno interigibile questo e altro è ancora più diffuso e più vago, quindi abbiamo più paura. Non poco è la crisi della fiducia. Non abbiamo più fiducia nello strumento dell'azione del governo e tantomeno in quello locale, non perché sia corrotto o stupido ma per l'insufficienza del potere di introdurre cambiamenti. La nostra crisi della fiducia è la crisi degli strumenti dell'azione. Senza strumenti, le persone perdono anche le forze e non si impegnano più perché sarebbe uno spreco di energia. Quello che sta succedendo è che in questa situazione le persone stanno sperimentando vie alternative personali di azione, così si scende in strada, ci si sistama in modo permanente in piazze pubbliche e si rimane lì finchè le richieste non vengono accolte. E' troppo presto per giudicarne gli effetti, anche se non ne vediamo molti. ( Tratto da un'intervista di Zygmunt Bauman)


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