“Eternità. La leggenda di Destino e Sospensione”
L'ultimo romanzo di Gianni Antonio Palumbo
La nostra vita, i sogni di ciascuno di noi sospesi su una scacchiera, alla mercé di una infinita partita a scacchi tra il dio Destino e la dea Sospensione. Ogni mossa dei due contendenti produce aspettative, dolore e morte nel groviglio delle vicende umane, ma alla fine la temibile dea che “si diverte a distruggere le speranze degli uomini e trasforma le loro ambizioni in spazzatura” soccombe sotto i colpi imprevedibili di un Destino solo apparentemente crudele e spietato.
Attraverso queste suggestioni si snoda “Eternità”, l'ultimo romanzo di Gianni Palumbo (nella foto, la copertina), giovane ma già piuttosto affermato autore molfettese e apprezzato collaboratore di “Quindici” (Eternità, Edizioni Palomar, 2003 pp. 390, euro 12,00).
Nel corso della lettura si viene rapiti non solo dalla vicenda narrativa ma anche dalla capacità, dimostrata dall'autore, di sovrapporre e comporre armonicamente diversi piani lessicali e disparate suggestioni culturali: le atmosfere provenienti dal mondo classico (che l'autore dimostra di conoscere con piena padronanza) e le espressioni forbite si mescolano a scelte linguistiche e lessicali estremamente moderne e colorite in un equilibrio non certo scontato.
Commovente la vicenda che fa da filo conduttore rispetto a tutto l'intreccio narrativo: la storia d'amore tenera e al tempo stesso ferocemente osteggiata tra Giovanni Mattei e la tenera Micol. Quest'ultima, credendo morto l'amato che aveva corso disperatamente per raggiungerla con l'intento di impedirle di sposarsi, si accorge che “Basta poco per volare. Per essere liberi... Un salto nel vuoto”.
L'ennesima “tragica fatalità” voluta da Destino non è, però, l'ultimo colpo di scena del romanzo.
Le ultime pagine, davvero mozzafiato, lasciano il lettore con una speranza nuova ed insieme eterna, quella nell'amore che, in ogni sua forma, è in grado di sconfiggere anche la paura dei giudizi di “chi vuole solo classificare tutto e che ritiene che sia bene tutto ciò che conviene”.
Francesco Dell'Olio