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"Era il mio Paese": domani sera Eugenio Benetazzo all'Odeon di Molfetta su crisi economica e culturale L'economista indipendente racconta che cosa resta dell'Italia, un tempo ammirata ed invidiata
27 gennaio 2011

MOLFETTA  - Domani sera, venerdì 28 gennaio, alle 19.00, Eugenio Benetazzo (foto), economista indipendente, considerato il Beppe Grillo dell'economia sarà a Molfetta per la prima volta.
Nel corso dell'incontro, un vero e proprio show finanziario, Eugenio Benetazzo analizzerà lo scenario socioeconomico del nostro paese. Luci ed ombre su un'inchiesta economica fuori dal coro che dovrebbe essere visionato in tutte le scuole italiane per il significativo contributo alla formazione ed alla informazione indipendente.
Il peso quasi eterno del debito pubblico, l'invecchiamento progressivo della popolazione, i conflitti razziali ancora sommersi, il decadimento della chiesa cattolica, la perdita di produttività industriale: che cosa resta di un paese un tempo ammirato ed invidiato dagli altri, quale futuro attende le giovani generazioni.
L'evento rientra nel programma della rassegna Agorà voluta da "la Città" casa editrice, organizzata dal portale web www.zonafrancanews.it con la collaborazione della Fondazione Valente e di Macroedizioni e il patrocinio del Comune.
L'ingresso è libero. Maggiori info sul sito www.premioagora.org
Al termine della spettacolo Eugneio Benetazzo riceverà il Premio Agorà, riconoscimento istituto da de "la Città" casa editrice.
 

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Non me ne voglia la sig.ra Terrassa, vorrei continuare quella intervista del lontano e quanto mai sorprendentemente vicino dicembre 1985. – Gassman: “Gli italiani cambiano, eccome. E tuttavia restano sempre gli stessi. Non so che dire. Io guardo i giovani di adesso. I migliori sono molto bravi, sono carini, si fanno voler bene, sono informati anche se leggono poco, sono eleganti rispetto a come eravamo noi alla loro età, sono certamente più belli e sanno stare al mondo. Però sono senza grinta. Sono un po' legnosi, vagamente pigri, non li sorprendi con niente, una generazione di impassibili. In questo noi eravamo profondamente diversi: la nostra generazione ebbe dure scosse, grandi motivazioni, paure ed entusiasmi”. - Sordi: “I nuovi italiani sono un popolo di disincantati, molto diverso da quello che li ha preceduti, fatto di gente in larga parte scorretta e inaffidabile. Quelli che si affacciano alla vita adulta oggi, gli italiani prossimi venturi sono semmai un popolo di disincantati, forse di scoraggiati. Scoraggiati lo sono sempre stati gli italiani: io li ho quasi sempre rappresentati così. Bravi, ma traditi dal fascismo, dal re, dai magnoni, dai palazzinari, e di conseguenza gli italiani sono venuti su senza sentimenti di fiducia verso chi li ha diretti. Questa sfiducia ben fondata, questo ragionevole sospetto di essere costantemente fregati da chi li dirige li ha spinti a raffinare la loro vecchia attitudine ad arrangiarsi. Poi, piano piano, l'arte di arrangiarsi è diventata un prodotto industriale, è diventata l'industria dell'infrazione, dell'affarismo, dell'individualismo più abbietto.” - Gassman: “…………..direi che le nuove generazioni considerano il denaro e il benessere come aspirazioni senza sorprese e senza emozioni. Ai giovani di oggi, indipendentemente dal livello di agiatezza in cui nascono, non gliene frega assolutamente niente: desiderano e perseguono l'agiatezza, ma non provano emozioni e non conoscono sorprese…………………….”.
Il Bel Paese? Che Italia vediamo? Come non rileggersi un'intervista inerente al sempre “bel paese”, di Gassman e Sordi, nel dicembre del 1985. Trascrivo quello che personalmente ritengo i passaggi che più riflettono il “bel paese” contemporaneo. – A.Sordi: “ Vedo l'arrivo di un uomo con il segno dell'autorità. Gli italiani cercano sicurezza, cercano garanzie dopo quarant'anni di democrazia vissuta in modo sconsiderato e qualche volta anche sciagurato: il fatto è che siamo partiti, dopo la fine della guerra, dalla novità della libertà di linguaggio, dall'inebriante libertà di poter dire quello che si vuole e come si vuole per arrivare poi ad una tale libertà d'azione che alla fine non ci si capisce più niente: è un casino generale. – V.Gassman: “ Io vedo quelli che oggi hanno trent'anni e anche trentacinque. Quelli che ieri hanno creduto nella rivoluzione e poi l'hanno persa, quelli che perseguivano degli ideali che poi non si sono realizzati. Io li guardo e vedo in loro una malinconia profonda, un velo di rassegnata tristezza che porta anche ad un diverso tipo di comicità e di amore per il paradosso. Non abbiamo di che vantarci, noi, visto che gli consegniamo un mondo in pessimo stato e di cui non abbiamo di che vantarci. Però questa tristezza è anche la misura del loro alibi: tendono a trincerarsi dietro questa sconfitta mitica, come se il mondo fosse crollato e si incoraggiano in un sostanziale mollezza. Bisogna smettere di piangersi addosso e in perenne ricerca di un alibi; arriva un momento in cui il bambino deve pur prendersela in saccoccia e diventare un uomo per conto suo”. Entrambi: “Un'Italia brulicanti di palazzinari, opportunisti, corrotti, inattendibili monsignori, importantissimi falliti, avvocatucoli da pretura e da cassazione, trionfanti mediocri, prevedibili vigliacchi, improvvisi mascalzoni, detestabili derelitti, ingannatori e ingannati, onorevoli senza onore…………Che galleria affollata e piena di specchi, quale museo di cere parlanti”.
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