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Emergenza nella zona Asi di Molfetta: allagamenti ed evacuazione del personale bloccato nelle aziende. Il rischio idrogeologico. Confermato l'allarme lanciato da “Quindici” in decine di articoli
16 luglio 2016

MOLFETTA - È stata una giornata di emergenza a Molfetta nella zona industriale completamente allagata. Con la pioggia di oggi le lame si sono riempite d'acqua ed è stato necessario in qualche caso procedere all'evacuazione di alcune persone bloccate all’interno delle aziende.

A disporre l'evacuazione è stato il commissario straordinario dott. Mauro Passerotti che ha anche vietato l'accesso alla zona industriale.

Sono stati allertati carabinieri, polizia, vigili urbani, mentre sembra che la protezione civile questa volta abbia lasciato a desiderare. La denuncia la fa l’ex vice sindaco Bepi Maralfa che su Facebook si chiede: “Ma dove sono i vertici locali del Nucleo di Protezione Civile della Municipale?”.

Al di là dell’emergenza purtroppo dobbiamo ricordare che da anni “Quindici” denuncia il rischio delle lame, dove si è costruito, incuranti del rischio idrogeologico. La nostra scelta di essere un giornale di opinione, ci impone di intervenire e commentare queste situazioni, per evitare che si ripetano. Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo con maggiore forza. Ricordiamo, perfino quello che l’ex sindaco Antonio Azzollini disse nel corso di un convegno in cui venivano evidenziati i pericoli possibili in caso di una pioggia torrenziale: “Finalmente questa città sarà invasa dalle acque che renderanno fertile il terreno”. Con le battute non si governa.
http://www.quindici-molfetta.it/lame-e-zona-pip-il-sindaco-di-molfetta-ironizza-sull-autorita-di-bacino-insulti-si-rischia-la-rissa_11336.aspx

Cosa dire ancora delle teorie di qualche ingegnere comunale che sosteneva l’inesistenza del rischio in base alla propria competenza, ai propri studi e a quelli dei tecnici comunali? Per fortuna questa volta non ci sono state vittime, ma una pioggia più copiosa potrebbe provocare una tragedia.
All’epoca coloro che lanciavano l’allarme venivano ridicolizzati, sostenendo che era “improbabile un nuovo diluvio universale”. Poi sono arrivati gli allarmi dell’Autorità di bacino sul dissesto idrogeologico, le sentenze dei tribunali, ma il problema è stato ancora ignorato.

Siamo stati facili profeti? No, siamo stati gli unici giornalisti a registrare i fatti e i pareri autorevoli dei tecnici, sempre ignorati da chi ha governato la città in 10 anni senza fare nulla, perché preferiva mandare le veline ai giornali amici.

C’era anche chi voleva costruire grattacieli e torri nelle zona industriale, progetti per fortuna naufragati, mentre negli ultimi anni da parte di certi consiglieri del Pd di Molfetta si è chiesta la testa dell’assessore all’ambiente dell’amministrazione Natalicchio, l’avv. Rosalba Gadaleta, che si opponeva ad un’ulteriore devastazione del territorio.

"Per risolvere i problemi bisogna studiarli, capirli, guardarli negli occhi - scriveva ieri la Gadaleta -; la politica dello struzzo di certo non aiuta, ma anzi fa crescere il problema, lo amplifica negli aspetti nefasti. Con la cessata amministrazione i problemi sono stati chiamati per nome e finalmente hanno avuto due studi idrogeologici e progetti: uno per la zona asi - pip, l'altro per l'abitato di lama Martina. Adesso alle Autorità compete mandarli avanti e farli diventare realtà, ai cittadini pretendere che venga fatto tutto il possibile per minimizzare il rischio alluvioni per cose e persone".

Intanto i soliti noti palazzinari di Molfetta, la cui arroganza abbiamo sempre denunciato, continuavano a sostenere che si doveva ancora coprire di cemento la città e costruire sulle lame, tanto non sarebbe successo nulla, alla faccia delle sciocchezze che, secondo loro, sostenevano gli ambientalisti.

Ma su questi temi torneremo nei prossimi giorni per rinfrescare la memoria dei cittadini e soprattutto di coloro che si ripropongono alla guida della città, per continuare la devastazione compiuta negli anni passati.

Le tragedie non avvengono mai per caso. Dopo ci tocca piangere i morti. Ecco perché è necessario lanciare l’allarme prima che sia troppo tardi.

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