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È nato un leader
15 giugno 2013

Paola Natalicchio è il sindaco della nuova Molfetta, ma è soprattutto il nuovo leader del centrosinistra, quello lungamente inseguito e mai raggiunto, una persona che ha la capacità di aggregare più che dividere, che crea empatia con quel suo sorriso contagioso senza ipocrisie. Paola si è rivelata un vero leader in questa campagna elettorale mettendo a tacere tutti i dubbi sulla sua giovane età e sulla sua capacità di trascinamento. Perfino la sua provenienza da Roma, su cui ha ironizzato, non avendo argomenti, lo stesso Azzollini che ha Roma ho vissuto facendo il senatore, si è rivelata un valore aggiunto, perché rifuggiva da possibili legami di interesse e amicizia con personaggi del territorio. Ha vinto sbaragliando l’avversario del centrodestra Ninnì Camporeale (ormai politicamente finito) con la forza della sua personalità che genera entusiasmo e passione attorno a sé, quella passione che la sinistra aveva perduto per strada in questi 10 anni di dominio incontrastato di Antonio Azzollini, della sua famiglia e del “cerchio magico della Nutella”. Ma questa ragazza di 34 anni, ritornata nella propria città, che ama profondamente e dalla quale non avrebbe voluto staccarsi come tanti giovani costretti ad emigrare per lavoro, è stata capace di fare qui quello che il Pd non è riuscito a fare a Roma, tant’è che si parla già di “Modello Molfetta”. Ha risvegliato dal suo torpore anche la società civile, uomini, donne, bambini, nonni, ormai rassegnati al peggio, hanno ritrovato la speranza di cambiamento e un desiderio di futuro. Soprattutto i giovani, quelli puliti, non quelli del voto di scambio a 50 euro, hanno trovato in Paola un’amica che può indicare loro una strada. E questa è una grossa responsabilità, alla quale lei non si sottrarrà. Non può certo creare posti di lavoro, ma avviare quel circuito virtuoso che permette all’economia cittadina di riprendere a girare. Come tutti i trattati insegnano è l’ottimismo la chiave di volta della crescita e dello sviluppo. E questo ottimismo è tornato nel sorriso di Paola, magistralmente disegnato da Patrizia Nappi con le sue palline colorate che hanno fatto da sfondo e da leit motiv a tutta la campagna di comunicazione che ha accompagnato il candidato del centrosinistra. Una campagna efficace e vincente, di cui parliamo in altra parte del giornale, a fronte di quella piatta infantile del centrodestra che ha trasmesso l’idea di un candidato scolaretto alle prese con gli origami e gli aeroplanini e guidato per mano dall’ex sindaco Azzollini. Un’idea di continuità che ha provocato un rigetto. Il messaggio di Paola, invece, è arrivato dritto al cuore dei molfettesi e superato il risultato non esaltante del primo turno, dovuto alla presenza di tanti candidati e ad un impiego di risorse stratosferico (ma quante migliaia di euro hanno spesso quelli del centrodestra?) e di un massiccio trasferimento di elettori, anche malati, ai seggi, ha trovato la strada in discesa. I cittadini ormai liberi da paure e pressioni di ogni tipo, sono stati liberi di scegliere e hanno preferito Paola, bocciando la presunzione e l’arroganza di Tonino e delle sue truppe che sono arrivati perfino a presidiare personalmente i seggi (una cosa così non si era vista dai tempi del confronto fra Salvemini e Pansini nel 1913 e poi durante il fascismo). Accanto a ciò anche una campagna condotta sull’odio, sull’insulto e la denigrazione dell’avversario, perfino sul piano fisico. Una cosa squallida, frutto di una razzismo e di una cultura maschilista, misogina e perfino venata di misantropia verso chi non rispondeva al cliché del servo sciocco e utile di cui si è circondato il senatore in questi anni. E Azzollini, ormai al tramonto, ancora una volta ha dimostrato le sue carenze in comunicazione: non ha imparato nulla dal suo patron Berlusconi pessimo imprenditore, scarso politico, ma straordinario comunicatore, attraverso i suoi giornali e le tv. La sua gestione del potere è stata ad escludendum verso chi non era servo (perfino gli assessori erano senza deleghe), mentre quella di Paola è stata e sarà ad includendum per tutti coloro che hanno voglia di partecipare con spirito costruttivo al cambiamento e alla rigenerazione urbana e civile. Ecco perché la vittoria di Paola è stata vissuta come una liberazione dalla tirannia politica ed è stata festeggiata come tale: l’eplosione di gioia nelle strade, il corteo festante che ha percorso la città, il lungo e interminabile serpentone di gente sorridente, che scandiva in coro: MOLFETTA LIBERA! Un’euritmia collettiva, un rito propiziatorio condiviso per scacciare le ombre del male. Noi di “Quindici” abbiamo criticato pesantemente la passata gestione, non per un pregiudizio di parte o di opinione politica, ma perché un giornale deve essere sempre dalla parte dell’opinione pubblica e dell’interesse dei cittadini, non del politico di turno, che non ha prodotto nulla di positivo per la città. E in queste elezioni abbiamo fatto endorsement per Paola Natalicchio: noi la conosciamo bene, per averla avuta fra i redattori prima e i collaboratori di “Quindici” dopo, perciò ritenevamo fosse la scelta migliore per la città, per il suo carattere, la sua autonomia e la sua assoluta indipendenza dai partiti, come ha dimostrato con la scelta degli assessori. E Molfetta ha condiviso questa scelta, per cui può essere considerata anche una vittoria nostra e di quella parte di Molfetta che voleva cambiare, dopo l’oscurantismo azzollineo e il suo sistema di potere economico e politico assoluto, che abbiamo definito simile al Re Sole: la ville c’est moi, il Comune sono io, il suo motto da delirio di onnipotenza. Una gestione da regime, non condivisa nemmeno con gli assessori che erano privi di delega. Era una vera emergenza democratica, come abbiamo titolato l’editoriale del numero scorso, in una città dove tutti avevano paura di parlare, perfino quelli della sua parte. Il cittadino si sentiva soffocato e umiliato, se non faceva parte della cerchia del sindaco-senatore. Ora Paola Natalicchio si sta guardando intorno, ma non perde tempo, ha nominato gli assessori, ha trasmesso subito loro le deleghe (vere) e deve capire in quale stato si trova la baracca Comune e soprattutto quante risorse economiche ci sono. Quindici, giornale leader del territorio che ha sempre raccontato quello che gli altri non dicono, aveva già parlato di situazione finanziaria al limite del dissesto (altro che bilanci in ordine propagandati dal senatore) e sembra che, purtroppo, i fatti, nei prossimi giorni, ci daranno ragione. Perciò si dovranno tutti rimboccare le maniche, non sarà facile reperire le risorse finanziarie, dopo gli sprechi della gestione Azzollini, ma ancora una volta l’entusiasmo e la partecipazione possono fare miracoli (si è fatta una campagna elettorale con soli 40mila euro e perfino un avanzo di gestione) soprattutto quando l’interesse è collettivo e prevale il bene comune e non quello legato agli interessi di parte. Racconteremo la realizzazione della nuova Molfetta e l’impegno di uomini e donne disinteressati che vogliono liberare la città dalle macerie e ricostruire il tessuto sociale, la loro città quella dei loro padri, della tradizione democratica e antifascista, della legalità e del rispetto delle leggi e delle regole. Perché solo così si potrà riportare il benessere condiviso, con una distribuzione più equa della ricchezza attraverso la solidarietà e le pari opportunità offerte a tutti sul piano del lavoro e della giustizia sociale le sole che possono garantire la vera libertà a una città che merita molto di più. Ma Quindici vigilerà senza sconti contro tutti i tentativi, che non mancheranno, di far fallire questa nuova primavera molfettese e magari far resuscitare il senatore Azzollini come avvenuto a Roma con Berlusconi. È il ruolo della stampa libera. Auguri di buon lavoro, Paola!

Autore: Felice de Sanctis
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