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È arrivata anche a Roma la protesta dei molfettesi per la riforma della scuola e i tagli all'università
01 novembre 2008

ROMA - C'erano tanti molfettesi a Roma, per manifestare contro la riforma Gelmini. Tanti studenti superiori, professori, maestri, che hanno partecipato al corteo della scuola, ma anche molti studenti universitari, che hanno preso parte al corteo partito dalla Sapienza e approdato dinanzi al Ministero dell'Istruzione. Con un milione di persone al seguito. Una folla calda ha animato le vie di Roma con striscioni, inni variopinti, frasi vecchie e nuove, come quelle passioni che si rivestono di luce alle minacce di turno. Perché la Sapienza non molla, trova ogni giorno le parole per andare incontro alle accuse, per dimostrare la forza delle proprie idee, superiore a qualsiasi tentativo di denigrazione. Come quando affermano che gli studenti di sinistra hanno assalito i giovani di “Blocco studentesco”, proprio mentre crescono le testimonianze contrarie. Guarda la fotogallery di Repubblica.it Testimonianze di ragazzi quindicenni, impauriti, venuti a Roma con i professori, pronti a cantare le proprie ragioni, a vivere le emozioni della coesione. Fino alla carica del gruppo neofascista, fino alla manganellate, alle cinghiate violente, fredde. Impauriti dall'indifferenza della polizia, da una politica che dirige la violenza verso la comodità delle posizioni, che ignora la paura oltre che le idee. Vittime di un mondo che ha paura del pensiero, che patisce la gente libera fino ad annullarla con la violenza. Ma gli studenti della Sapienza, di Firenze, ma anche di tante altre città, erano di nuovo in piazza ieri, a gridare la propria volontà di non mollare di fronte alla politica dell'ignoranza, della potenza assoluta, delle verità ad una direzione. Tutti decisi, con tanta voglia di cambiare, ma sempre sorridenti, fieri dell'arma imbattibile della mente, creatrice di sogni. Pronti a marciare per le vie di Roma, a calpestare un mondo che ignora la ricerca e annulla il futuro. Le botte vuote dei manganelli hanno trovato il corteo su un livello troppo distante da poter essere raggiunto, troppo sincero per essere arrestato. Perché chi resta ancora lì, sotto lo striscione “Fisica occupata”, continua a trovare nei libri e nelle voci dei professori la propria scintilla e i propri sostegni, pronti a far sognare, sperare e soffrire, anche a costo dei manganelli.
Autore: Giacomo Pisani
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