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Duomo chiuso? Quasi una leggenda metropolitana
15 novembre 2007

La più bella chiesa di Puglia! (Hanni aus Reichenbach, - Deutschland - 26.03.2007) I really loved the place, but all the garbage outside and the cars are ruining the site. It's a real pity! Mi è piaciuto veramente il posto, ma tutta la sporcizia all'esterno e le macchine stanno rovinando l'ambiente. E' un vero peccato! (Finlandia - 20.08.2007) Superbe... un reyon de soleil éclaire la pierre blanche... le tonnerre a grondé, la pluie est tombée et revoilà le soleil... et l'église resplendit Superba… un raggio di sole rischiara la pietra bianca… il tuono rimbomba, la pioggia è terminata e riecco il sole… e la chiesa risplende. (Elisabeth et Christophe, Paris - 23.08.2007) It's wonderful church. It's full of light and we could feel the peace inside. It's a shame that to get inside the church we had to avoid a lot of cars parked every corner, the streets smell and we've been hit by a ball because there were lots of boys playng football. È una chiesa meravigliosa. È piena di luce e noi potevamo sentire la pace all'interno. E' un peccato che per entrare abbiamo dovuto evitare molte macchine parcheggiate in ogni angolo, le strade sono maleodoranti e noi siamo state colpite da un pallone perché c'erano molti ragazzi che giocavano a calcio. (Alison Stead, Peter Lewis - England -16.09.2007) (Frasi tratte dal registro delle fi rme presente nel Duomo) O rmai siamo a livelli di leggenda metropolitana. Puntualmente viene diffusa, da quanti dimostrano scarsa attenzione ai particolari, la diceria che il turista a Molfetta non trova accoglienza perché le chiese monumentali del centro ed in particolare le porte del Duomo in alcune ore vengono trovate chiuse. Chissà perché, poi, vengono notate le porte chiuse e non viene notata la pavimentazione sconnessa, un parcheggio disordinato che ostacola il passaggio dei pedoni, i rivoli di urina e le feci canine (e magari fossero solo quelle!) disseminate tutt'intorno. Chissà! Sarà perché a quell'ora il sole abbaglia e non lascia cogliere i particolari. È grave che questo vociare talvolta trovi credito negli interessi di quanti potrebbero occupare più costruttivamente il loro tempo nel favorire lo sviluppo della “cosa pubblica”, sensibili verso inesistenti disfunzioni e non verso altri problemi gravi e la cui soluzione è di propria competenza. E ci si riferisce alle strutture operative troppo sedentarie, attente ad oliare i meccanismi che mantengono in vita la stessa struttura, anziché rispondere alle esigenze della città, più che ai “vertici” del ferruginoso apparato amministrativo. Come responsabile di questo particolare sito è motivo di orgoglio conoscere la rilevanza che ad esso si dà al fi ne di ritenerlo riferimento quasi unico per il turismo in questa cittadina periferica. Eppure ad un ennesimo ed improvvido tentativo di diffondere infondate affermazioni, appare doverosa una risposta ed un chiarimento (preso atto che tentativi precedenti o non sono stati compresi o, come sembrerebbe più probabile, con quella suffi cienza tipica di chi pensa di sapere tutto e di bastare a se stesso, non sono stati presi neppure in debita considerazione). Chi “vive” la città conosce bene e può constatare come quell'edifi cio che rappresenta Molfetta, è luogo di culto e di accoglienza verso quanti avvertono il bisogno del silenzio per pregare e meditare (il signifi cato di queste azioni, forse sconosciute da alcuni ma ancora radicate in altri, può essere compreso attraverso l'uso di un semplice dizionario). Ah!, perché - per chi fi ngesse di non saperlo - il luogo in oggetto, prima e più ancora che monumento, è chiesa parrocchiale, chiamata a rispondere ai bisogni della comunità dei fedeli che in essa si riconoscono. Tuttavia, pur rispettando le esigenze del turista, qualche rifl essione non è inutile. Innanzitutto occorrerebbe premettere che favorire e incrementare il turismo non può esaurirsi nell'offrire al viandante la possibilità di entrare come e quando vuole in luoghi ricchi di arte storia e fede: tutti i musei del mondo e i diversi ambienti espositivi hanno un orario di apertura e chiusura, così come fruiscono di fondi destinati alla loro manutenzione alla vigilanza e alla pulizia. Voler intendere di rilevanza turistica questo sobborgo di Bari, vuol dire fare di Molfetta una città accogliente. Ad iniziare nei confronti di quanti abitualmente ci vivono. Fin da oggi. Fare della città un ambiente accogliente signifi ca impegnarsi a collaborare perché ciascuno e tutti percepiscano il piacere di stare bene e avvertano il gusto del bello. È certamente ammirevole l'interesse che taluni mostrano al fi ne di una promozione turistica della città. Ma non basta l'esercizio dell'espressione delle intenzioni se poi - soprattutto se si è partecipi o si è responsabili della gestione amministrativa - ci si ferma alle enunciazioni di principio circondandosi di un'aura di onore e lasciando ad altri il peso dell'onere. Il Duomo di Molfetta è sì una delle più belle e certamente la più rappresentativa espressione architettonica del territorio, ma non si può dimenticare che è soprattutto una chiesa con i suoi ritmi e le sue peculiari esigenze, che hanno certamente priorità rispetto alle pur comprensibili esigenze del turista. E il parroco è chiamato a curare la vita liturgico-sacramentale della parrocchia e non a farsi promotore turistico, benché nel caso specifi co quegli non disdegni di fare anche questo, vista l'assenza di quanti sarebbero chiamati ad operare in tal senso. Ma non è lecito e neppure logico ritenere che un parroco si sottragga al proprio impegno pastorale per fare il gestore e custode di un monumento che, per offrirlo ai turisti, va anche conservato, pulito e illuminato...a spese della parrocchia. E, a scanso di equivoci, ci si riferisce proprio alle spese economiche che una accettabile accoglienza ed un dignitoso rispetto dei turisti esige. Ci si è chiesto, da parte di chi del turismo si fa teoreta e paladino, se è accoglienza la sporcizia ed il degrado che circonda quell'incomparabile magnifi cenza che è il Duomo? Anche il più sprovveduto ristoratore sa, se vuole incrementare l'affl uenza e le attività del suo esercizio, che una meravigliosa pietanza offerta in un contenitore sporco o in un cartoccio malamente arrotolato è meno appetibile di una discreta pietanza offerta in un piatto pulito. E qualcun altro, che forse questo impegno è chiamato ad assolvere per motivi istituzionali o professionali, si è mai impegnato a che lo spazio che rasenta quell'ammirabile opera romanica non venga utilizzato come parcheggio, deposito di rottami e orinatoio? Si è mai contato il numero delle vittime di un basolato stradale sconnesso e divelto grazie al transito improprio di camion e mezzi pesanti che, tra i tanti danni ambientali ed all'evidente corrosione della pietra causata dai gas inquinanti, rendono precaria la staticità del monumento? Qualcuno ha trovato il tempo per chiedersi perché il turismo organizzato passa da questa cittadina tra le ore 14 e le 16 (dopo essersi fermati altrove per il pranzo e prima di raggiungere un'altra meta per fare anche altro, oltre che visitare un monumento)? Ci si è resi conto che il turismo che attraversa (sarebbe più corretto dire che “lambisce”) la città è solo un turismo di transito che occupa tempi “rubati” lungo un tragitto che va verso altre mete più accoglienti e più organizzate e meglio pubblicizzate, benché i monumenti visitati abbiano gli stessi orari di apertura del Duomo di Molfetta? Ora, fatta questa doverosa precisazione e premessa, chi vuole può onestamente affrontare il problema del turismo a Molfetta e del signifi cato e degli impegni che è chiamata ad affrontare una città che tenta di defi nirsi “a vocazione turistica”. Vogliamo parlarne ancora, o non sarebbe meglio che chi ne ha dovere e facoltà inizi a porre in atto delle scelte credibili ed a mostrare dei segnali leggibili per passare fi nalmente dalla riqualifi cazione dei salotti commerciali a quella dei salotti culturali che danno lustro alla città e qualifi cano il cittadino? P.S.: Amalfi , Lecce, Matera, Orvieto, Ravenna, Todi, Trani, e tutte le altre località turistiche sono frequentate per i negozi e i centri commerciali che ivi si trovano o per la valenza dei monumenti che custodiscono e promuovono, oltre che per l'accoglienza che riservano ai visitatori? Saranno questi, poi, a fruire dei negozi e dei luoghi di ristoro se vi troveranno qualità e convenienza, apportandovi denaro e facendo prosperare l'economia della città.
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