Nella rubrica “Lettere” di un quotidiano, in una lettera firmata un Sindaco di un Comune lombardo, eletto da un anno circa alla carica di primo cittadino, lamenta le sue (ed ovviamente quelle della sua Giunta, non è dato sapere di che “colore” politico) difficoltà nel districarsi fra esigenze di urbanizzazioni selvagge e scriteriate e la necessità di dare al territorio ordine e disciplina dal punto di vista della sicurezza e della preservazione della risorsa e dello sviluppo dei bisogni primari di una realtà comunale: scuola, palestre, servizi sociali, cura del territorio, sicurezza, ecc..
Racconta che il territorio del suo Comune è diventato una sorta di “Eldorado”, perché alcune società industriali e non hanno individuato nel territorio un certo “valore turistico”. Da cui sono scaturite richieste di utilizzo delle aree comunali più pregiate per l’edificazione di ville e villaggi turistici. Sono così proliferate agenzie immobiliari e conseguenti richieste di autorizzazioni ad edificare.
Nel frattempo l’Amministrazione si è dotata di un PGT(Piano del Governo del Territorio, un ex piano regolatore) che contiene e regolamenta le smodate voglie dei palazzinari.Il Sindaco denuncia anche la durezza dello scontro fra la propria Amministrazione e lo stuolo di avvocati, architetti, progettisti, immobiliaristi che, spinti dall’ingordigia dei loro committenti per un sicuro redditizio business, ricercano qualsiasi cavillo giuridico (si spera legalmente) per aggirare gli ostacoli che il PGT pone a tutela del territorio e del suo assetto idrogeologico.
Lamenta, in sostanza, l’asimmetria costituita dall’esigua forza del suo staff, costituito da un segretario comunale ed un architetto comunale, entrambi part-time, per fronteggiare professionisti della controparte lautamente remunerati e con mezzi che il Comune non possiede. Sottolineando che, a causa delle recenti normative che regolano i vincoli di spesa dei Comuni (patto di stabilità), non può neanche rintuzzare e fronteggiare le richieste delle controparti, ingaggiando anch’egli, come Municipalità, dei costosi consulenti esterni.
Immediato il riferimento alla situazione domestica di Molfetta, ai contenziosi che l’amministrazione Azzollini ha acceso nei confronti di vari enti istituzionali super partes, come il ricorso contro il Ministero degli Interni per i tagli dei finanziamenti statali ai Comuni, ancora contro l’Autorità di Bacino per la diatriba sulle lame, la preservazione delle stesse e l’esposizione ai rischi di carattere idrogeologico, insiti nel territorio molfettese, fine contro il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche in Cassazione per la sentenza che boccia la posizione comunale sul rischio idrogeologico.
Il sindaco di Molfetta, senatore Pdl e presidente della V Commissione parlamentare di Bilancio, Antonio Azzollini, ad ogni sentenza avversa ai piani dissennati, scriteriati, non adeguati alla preservazione del fragile territorio? Per non parlare dello scempio che i cittadini forse subirebbero nella realizzazione di tali piani che i suoi tecnici e di suoi (costosi?) consulenti hanno certificato come indispensabili per il territorio? Per altro, non ha esitato a caricare il bilancio comunale di costi relativi ad altre consulenze, questa volta di avvocati che nelle aule dei tribunali ricorrono contro sentenze avverse.
Ecco il paradosso che deve far riflettere. Da un lato, un pubblico ufficiale che, desiderando sostenere il territorio e preservarlo da possibili scempi, pur di fronteggiare le brame di chi vede probabilmente solo l’interesse del proprio business, denuncia coraggiosamente la propria impotenzaistituzionale e legale, teso com’è a mantenere entro limiti di legge le spese comunali, fatte con pubbliche risorse.
Dall’altro, un pubblico ufficiale che, specularmente e invertiti gli stessi problemi, non solo non ha una pausa di riflessionea fronte di tante possibili situazioni di pericolo e di scempio ulteriore del territorio, ma addirittura impiega le pubbliche risorse per rilanciarli con lo scopo di dimostrare che ha sempre ragione lui. Ma sarà, poi, vero?
Evidentemente l’amministrazione comunale di Molfetta vanta un bilancio così solido e consolidato che può permettersi di investire notevoli risorse per contenziosi legali lunghi, costosi e di esito incerto. Se questa fosse la situazione, perché non impiegare le risorse per i tanti problemi denunciati e insoluti della comunità locale, dedicandone meno a liti e contenziosi, come detto, di esito incerto e in ogni caso costosi?
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