Dopo il blitz dei carabinieri nell'ospedale interviene Cittadinanzattiva: chi amministrava i soldi dei pazienti? Solimini: pronti a costituirci parte civile
Nella giornata della donna Quindici ha colto l’occasione, sul suo quotidiano on line per denunciare ancora una volta la misteriosa soppressione dell’eccellente servizio “Percorso donna” della Asl, come aveva già fatto nel numero di febbraio. La nostra denuncia sembra aver avuto i suoi effetti perché nei giorni scorsi c’è stato un blitz dei carabinieri su ordine della Procura della Repubblica di Trani che ha aperto un’inchiesta su presunti ammanchi di denaro e irregolarità nella gestione del servizio. I militari hanno fatto perquisizioni dappertutto perfino a casa di alcuni dipendenti coinvolti nella vicenda, che si erano messi in malattia. La speculazione sulla salute è sempre da condannare, ancora di più quando avviene nei confronti delle donne. Ecco perché abbiamo scelto di denunciare oggi questo malcostume e questa vicenda che sicuramente avrà ripercussioni giudiziarie con personaggi indagati che dovranno rispondere del cattivo funzionamento del servizio (una per tutte, il mancato rilascio delle fatture). Pubblichiamo di seguito la lettera inviataci da Vitangelo Solimini, coordinatore di Cittadinanzattiva e ci auguriamo che anche dal Tribunale del malato arrivino le reazioni e i commenti per questa brutta storia che si è trascinata da tempo, denunciata da “Quindici” e che ha portato all’attuale indagine della magistratura, con il blitz dei carabinieri all’ospedale di Molfetta. Ci sono responsabilità di chi dirigeva il servizio? I dirigenti ne erano a conoscenza? Ecco la lettera di Solimini: «Caro Direttore, cosa sta dietro la sospensione di un servizio così importante come la prevenzione tumori all’ospedale di Molfetta? A noi comuni mortali non ci è dato di sapere. In ospedale circolano voci, di perquisizioni, indagini, ammanchi, il tutto però, ammantato da imbarazzanti ed incomprensibili silenzi, che però rispettiamo. Ovviamente queste voci, vaghe e non controllabili, noi non le possiamo prendere in considerazione. Se però queste voci (ci auguriamo che siano tutte smentite) troveranno conferme e prenderanno corpo, ci faremo carico di informare la cittadinanza e la utenza tutta, sui veri motivi che hanno determinato la sospensione di un servizio così importante che, almeno in questo momento ci appare inspiegabile. Considerato però che, con la sospensione del servizio è emerso il problema e la posizione del “Percorso Donna” (anche il tuo giornale ne parla a pagina otto), noi in attesa di sviluppi, vorremmo porre, a chi di dovere qualche domanda, nella speranza di saperne di più. Perché si è creato questo percorso preferenziale a favore delle donne (niente contro le donne), capace di aggirare i lunghi tempi delle liste di attesa? Esisteva una convenzione tra la ASL ed il Percorso Donne? Come si è arrivato a determinare il costo delle prestazioni elargite (cinque visite specialistiche e radiologiche) a soli 93,30 euro? Perché l’importo delle prestazioni veniva versato direttamente alla direzione sanitaria? Chi amministrava questi soldi che versavano i pazienti? E’ possibile in una struttura pubblica creare privilegi a favore di alcuni a danno di altri? Quanto ha inciso il percorso preferenziale riservato al “Percorso Donna” sulle liste di attesa? A queste domande, ci auguriamo di avere risposte convincenti. Ci permettiamo di ricordare che, il nostro dovere è di stare sempre vicino a coloro che non hanno voce, agli ultimi, perché questi hanno gli stessi diritti! Nessuna solidarietà nei confronti di eventuali responsabili. Se ci saranno le condizioni, Cittadinanzattiva valuterà anche la possibilità di costituirsi parte civile. Intanto faremo le debite pressioni per il ripristino del servizio di prevenzione, non solo per donne, ma per tutti e senza preferenze, perché uno screening è un diritto e fatto al momento giusto può salvare vite umane».-