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Donne in giunta interviene la commissione pari opportunità
11 settembre 2001

MOLFETTA – 11.9.2001 Dopo la denuncia dell'opposizione di centro-sinistra al Comune fatta dalla consigliera Maria Sasso (nella foto) e la presa di posizione della consulta femminile per la mancanza della presenza femminile in giunta, prevista dallo statuto comunale (c'è anche un ricorso al Tar: il tribunale dovrebbe pronunciarsi in settimana), la Commissione pari opportunità della Regione Puglia attuerà un processo di verifica degli statuti comunali e provinciali allo scopo di accertare l'applicazione della legge n.267 del 2000 che assicura la presenza giuridica delle donne nelle istituzioni. Lo hanno detto il presidente e il vice presidente della Commissione, Nunzia Bernardini e Tea Dubois. “In Puglia – ha detto la Bernardini – c'è stato già un primo ricorso al Tar perché venga esaminata la situazione del consiglio di Molfetta che sta riesaminando il proprio statuto comunale”. “La legge, che spesso viene violata – ha aggiunto la Dubois – garantisce il principio della pari opportunità negli organi collegiali non solo degli enti locali, ma anche dei consigli di amministrazione degli enti e delle aziende ad essi collegati. La scarsissima presenza femminile è il segno dell'assenza di donne nei ruoli dirigenziali e decisionali dei partiti e si riflette anche nel Parlamento italiano, dove le donne sono solo l'8 per cento degli eletti”. Ricostruiamo la vicenda. Nella prima seduta di Consiglio comunale, il 6 luglio scorso, il neo sindaco Tommaso Minervini comunicò ufficialmente la composizione della giunta che lo affiancherà nell'azione di governo: tutti uomini. Rappresentate proporzionalmente le forze politiche della sua coalizione, ignorate le donne. Questo nonostante l'articolo 30 dello Statuto comunale, a proposito della nomina degli assessori, prescriva: “nella formazione della giunta è assicurata la presenza dei due sessi”. Nella stessa seduta del 6 luglio l'opposizione sollevò la questione. Il consigliere Nino Sallustio presentò una mozione, chiedendo che il sindaco Tommaso Minervini ponesse rimedio a questa mancanza e nominasse anche uno o più assessori donna. Prospettando, in caso contrario, il ricorso alle vie legali, in quanto la giunta stessa potrebbe ritenersi illegittima così come le delibere da questa nel frattempo assunte. Mozione respinta compattamente dalla maggioranza. In quella sede il sindaco Tommaso Minervini non andò oltre una generica ipotesi a considerare la presenza femminile in un eventuale allargamento della giunta, non mostrando comunque grande interesse per la questione. Qualche consigliere manifestò piuttosto l'intenzione di cambiare l'articolo dello statuto in discussione. Nel frattempo sulla vicenda vi sono state diverse prese di posizione. Un gruppo di donne molfettesi ha firmato e fatto affiggere un manifesto in cui queste “rivendicano il diritto di essere rappresentate”. La consigliera de “ i Democratici”, Maria Sasso ha interessato alla questione diversi livelli istituzionali, a partire dal ministro Stefania Prestigiacomo, che dovrebbe garantire proprio il rispetto delle pari opportunità. Sulla vicenda si è pronunciata anche la Commissione nazionale per le pari opportunità tra uomo e donna. La sua presidente, Marina Piazza, ha dichiarato: ”Ritengo che quanto è accaduto sia grave per le donne e per le istituzioni, L'atteggiamento del Sindaco e dell'intera Giunta infatti delegittimano lo Statuto comunale stesso proprio in tempi di autonomia e di federalismo spinto”. Fino all'atto decisivo è stato quello del ricorso presentato dai consiglieri di opposizione Maria Sasso, Nino Sallustio, Leonardo Lucanie, Nunzio Fiorentini, Nicola Piergiovanni al tribunale amministrativo regionale. Un ricorso basato proprio sul mancato rispetto di quanto previsto dall'articolo 30 dello Statuto comunale, rafforzato dalla disposizione del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali. Questo, all'articolo 6, dispone che “Gli statuti comunali e provinciali stabiliscono le norme per assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna ai sensi della legge10 aprile 1991, n. 125 e per promuovere la presenza di entrambi i sessi nelle giunte e negli organi collegiali del comune e della provincia, nonché degli enti, aziende ed istituzioni da essa dipendenti”. Il nodo stata tutto nel termine “assicura”, utilizzato proprio per stabilire la necessità di garantire che uomini e donne siano ugualmente presenti al governo della città. Adelaide Altamura
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