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Donne in giunta dopo il Tar, Azzollini contro tutti: ora il ricorso, i commenti alla fine Schermaglie in consiglio comunale a Molfetta, Salvemini (PD): “ora le nostre scemenze le dice anche il TAR”
16 settembre 2008

MOLFETTA - E' il giorno buono per togliersi parecchi sassolini dalle scarpe per l'opposizione, quello dell'aggiornamento dell'ultimo consiglio comunale, lasciato in sospeso lo scorso 3 settembre. Si portava in consiglio l'approvazione del bilancio consuntivo dell' Asm, oltre agli altri due punti all'ordine del giorno rinviati due settimane fa (la ratifica della delibera G.C. n.104 del 21.07.2008 ad oggetto la Variazione al Bilancio di Previsione 2008 e l' alienazione area in favore della Provincia di Bari per l'ampliamento dell'edificio scolastico Polivalente), ma se ne parla dopo oltre due ore: come prevedibile, a monopolizzare gran parte della riunione consiliare, nonostante le premesse del Presidente del Consiglio Camporeale (“cinque minuti per capogruppo”) è l'argomento della settimana, la notifica del TAR in merito alla nomina del gruppo degli assessori, privo di donne, e alla presunta violazione dell' art. 37 dello Statuto. Il primo a prendere la parola, non a caso, sulla questione “di cui tutti parlano in città, e che va affrontata in via preliminare”, è il consigliere Abbattista, non senza soddisfazione: “sollevai il problema nel primo consiglio comunale, era evidente l'illegittimità della nomina degli assessori rispetto all' articolo 37. Detti questo input perché l'amministrazione riconoscesse di aver sbagliato, che non è un peccato mortale, le amministrazioni possono sbagliare. La risposta del sindaco fu che noi facevamo attacchi personali: ma noi parlammo di fatti, non di persone. La reazione fu di dileggio personale, mi fu detto che piano piano avrei imparato a leggere le carte. Adesso, è stata accolta la domanda di sospensione dei decreti di nomina, e il provvedimento riproduce esattamente quello che avevo preannunciato: l'art. 37 è una norma che orienta la discrezionalità del sindaco, ma la discrezionalità deve rimanere entro i confini del rispetto della parità di genere”. “Una ipotesi eccezionalmente diversa”, prosegue Abbattista, “deve essere sostenuta da un provvedimento in cui il sindaco spieghi che si discosta per determinate motivazioni, e che queste motivazioni siano congruenti. Quali scenari si aprono? O l'appello, che, se dovesse fallire, porterebbe al risultato che tutti i provvedimenti successivi all'emanazione dell' atto (quindi da adesso, ndr) sarebbero travolti, o una spiegazione plausibile, in cui vengano spiegate concretamente le ragioni per cui si intende non assicurare la parità di genere” Abbattista, nel corso del suo intervento, legge anche le dichiarazioni della consigliere Brattoli della maggioranza, ex assessore alla socialità nella precedente amministrazione Azzollini, in merito: “le donne non erano le più votate”, afferma sostanzialmente la Brattoli nella lettura di Abbattista, “non possono scavalcare compagni di lista più votati”. Abbattista chiude l'intervento prima auspicandosi “un gesto di responsabilità, senza far diventare la questione di carattere personale, senza orgoglio”, poi, con il colpo ad effetto: chiede che la notifica scritta, e che Azzollini formalmente non ha ancora ricevuto, venga acquisita e che “pertanto, gli assessori questa sera non siedano dove sono seduti”. Richiesta che, ovviamente, non può essere accolta. “Non si può sostituire all'ufficiale giudiziario”, la risposta. A rincarare la dose, Zaza, che già aveva parlato ieri di “imbarazzante silenzio della giunta”: “al di là delle motivazioni tecniche, vi sono questioni di natura politica. Il sindaco deve rendere edotta la città su una notizia nota da tre giorni: c'è una ordinanza, ma il sindaco e la maggioranza ritengono opportuno non dire nulla”. Zaza è il primo, ma non l'ultimo, a richiamare in causa l'ormai famigerato consiglio comunale del 27 luglio: “il sindaco sbeffeggiò i consiglieri della opposizione per non saper leggere le carte. Poi, ebbe una reazione quantomeno infelice, i cui filmati sono persino su YouTube. Evidentemente, le carte le doveva leggere qualcun altro. Ora c'è un solo modo: la rinomina della giunta con entrambi i sessi. E' impossibile tergiversare, non vi sono altre maniere per porre rimedio a una pagina vergognosa della storia di questa città”. Poi è Salvemini a rievocare polemicamente l'episodio dello scorso luglio, andandoci giù pesante: “dicevamo scemenze, disse il sindaco, e lo traduciamo dal vernacolo, oltre a cose irripetibili. Sono contento di essere in ottima compagnia dei magistrati del TAR nel proferire tali scemenze. Fummo oggetto di apprezzamenti da trivio o da bettola, o peggio da manipoli di mussoliniana memoria. Questa ordinanza ha una data: da quella data ha decorrenza la sospensione della nomina, tempo otto giorni. Potrà esserci appello, ma il valore della sentenza rimane, nella sua pregnanza fondamentale. Dice il sindaco: scorriamo gli eletti, se tra i primi dieci non ci sono donne, pazienza, è colpa delle donne”. Salvemini chiude così: “quanti più siamo, a dire scemenze, più ci divertiamo”. Amato, prima della risposta del sindaco, parla di “questione politica, non semplice punto all'ordine del giorno: è una questione di dignità”, e si augura “un atto di coraggio”. Il momento atteso da almeno tre giorni è la risposta di Azzollini, ma chi si aspetta fuoco e fiamme per una volta rimane deluso: “anche io ho appreso la notizia dalla stampa, adesso la apprendo dall'ottimo consigliere Abbattista. Come è mio costume, non commento, quando sarà tutto finito, commenterò”. Poi, punto per punto, legge la sentenza per intero, e sottolinea vocalmente nella lettura i passaggi che ne rappresentano, anche solo nei suoi auspici, i punti a proprio favore: l'accenno alla discrezionalità del sindaco, e le ragioni della protesta, riconosciute come “sommarie”. E' un piccolo colpo di scena. “Questo è tutto quanto dice la sentenza”, riprende Azzollini, “non se n'era parlato mai, non ne avevano parlato i giornali, per la fretta, ne ho parlato io. Ora non la commento, in sede politica farò le mie valutazioni. Per ora, ottempero all'ordinanza che mi chiede di rinnovare la giunta, motivando. Il diritto all'appello è ugualmente una norma di rango costituzionale. Poi commenterò”. In realtà Azzollini, consapevolmente, una anteprima la dà eccome: “la nomina è un atto politico che si basa sulla manifestazione della volontà popolare. La politica deve esercitarsi come espressione libera, e la democrazia è l'espressione della volontà popolare che si manifesta tramite il voto, guai altrimenti. Noi continuiamo la nostra battaglia di idee, e prendiamo questa critica, ma nel solo nel concreto, perché nella scorsa amministrazione avevamo tre assessori donna. Le stesse Claudio e Minuto certo non provengono dal centrosinistra. Nel PD le donne hanno avuto il ruolo di effimera presenza, per raccogliere una manciata di voti: non so chi offende di più la dignità delle donne”. Chiusura con punzecchiature varie: “ringrazio Abbattista per i dettagli giuridici, a lui mancano però le grandi prospettive, l'ho detto e lo ripeto, lentamente imparerà. Ma il nostro Manuale Cencelli (formula per regolare la spartizione delle cariche pubbliche in base al peso elettorale di ogni singolo partito, più volte citata dall'opposizione, ndr) è la volontà popolare. Ho terminato, ma quando tutto sarà finito mi riservo di esercitare il mio diritto di polemica”. E così il sindaco riproporrà l'attuale giunta tutta al maschile, con gli stessi assessori e le stesse deleghe: una sfida al Tar e all'opposizione. Poi il ricorso al Consiglio di Stato (con i soldi dei contribuenti) per avere ragione in una battaglia che sembra essere solo di principio o personale. E la città sta a guardare. Era probabilmente il punto principale, ma passa inevitabilmente in secondo piano la lettura della relazione sul bilancio consuntivo dell'ASM dopo una gestione “svoltasi in condizioni non facili, anche per il decadimento del senso civico e condizionata dall'obiettivo del pareggio di bilancio”, che chiude con 53.060 euro di perdita d'esercizio. Un mezzo disastro considerati anche gli interventi dell'amministrazione comunale con artifici contabili del tipo: cessione dei beni immobili per far quadrare il bilancio, come è avvenuto nella scorsa amministrazione. E la città resta sporca. Polemico l'intervento della consigliera Carmela Minuto, “abbiamo il Grande Fratello, abbiamo la videosorveglianza, i molfettesi sono tutti monelli”, e piccata risposta “non c'è ancora l'autorizzazione, il Grande Fratello è spento”. “Ma i soldi li abbiamo spesi”, chiude la Minuto il dibattito che il presidente di Consiglio, Camporeale, non fa verbalizzare.
Autore: Vincenzo Azzollini
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Da grande esperto di diritto, il sindacazzollini dimentica che la legge che sancì la elezione diretta dei sindaci conferì ai medesimi la facoltà di nomina degli assessori, su base fiduciaria, da parte del sindaco eletto. Ricordo agli smemorati che sotto le sindacature di sinistra successive alla suddetta legge, Sindaco Guglielmo Minervini, i consiglieri comunali svolgevano esclusivamente il servizio per cui si erano candidati ed erano stati eletti; diventavano Assessori persone competenti, ancorchè indicate dalle forze politiche o secondo il manuale Cencelli, del cui operato il Sindaco rispondeva direttamente (e che, a torto o a ragione, furono sostituiti in più occasioni). Una delle cause della degradazione politica e civile, a cui assistiamo da ormai troppo tempo, è costituita dal malvezzo di nominare assessori i consiglieri più votati: le elezioni cittadine diventano una sorta di concorso per il posto di assessore, con tutte le degradazioni affaristiche e clientelari del caso. Il Consiglio comunale era composto dai candidati più suffragati, effettivamente rappresentativi e liberi di prendere posizione; nelle Giunte siedevano fior di professionisti. Nel tempo,invece, le Giunte si sono riempite di incompetenti e in Consiglio comunale sono entrati persino analfabeti di ritorno eletti con un pugno di voti . Anche in questo caso la destra ha stravolto a suo uso e consumo la "ratio legis", così come sta facendo sulle pari opportunità in giunta, con buona pace della cultura giuridica. Come mai il sindacazzollini afferma opinioni in evidente contrasto con la "ratio legis"? abbiamo a che fare con un fine giurista (avvocato/sindaco/senatore/presidente) o un azzeccagarbugli arrogante che, forte dei suoi voti, pensa di dettare legge invece di applicarla?

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