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Don Tonino Vescovo di Parte La sua radicale opzione per i poveri e la povertà
15 aprile 2003

Don Tonino ci ha stupiti ed ha sconvolto rigide mentalità che ci vedevano ancorati a valori e modi di fare spesso stantii se non proprio arcaici. Ci ha sempre indicato, con chiarezza, il percorso da intraprendere e con quali compagni iniziare o percorrere la strada. La sua è stata una scelta di vita che, a distanza di dieci anni, interroga le nostre coscienze e sprona le nostre intelligenze; ci ha testimoniato la radicale opzione per i poveri e per la povertà, ci ha insegnato l'essenzialità ed ha offerto a tutti amicizia. Un amico bosniaco, mussulmano, nel 1993, al suo arrivo a Giovinazzo dopo una precipitosa fuga da Mostar, ha chiesto di lui chiamandolo: "Il Vescovo di tutti". Coloro che hanno avuto modo di incrociare il suo sguardo o la sua stretta di mano, anche per una volta, si sono sentiti ri-conosciuti nella loro unicità e rispettati nella loro esperienza di vita. A tutti don Tonino chiedeva, e chiede, di essere "uomini fino in cima" e alla sua Chiesa che fosse "la Chiesa del grembiule". Uomini e Chiesa, cioè, proiettati in un mondo dove la solidarietà e l'essenzialità fossero lessico comune e la pace legata alla giustizia l'obiettivo da raggiungere insieme. E' stato lui stesso "Vescovo del grembiule", come lo ha definito Mons. Bettazzi, quando ha ospitato nel suo episcopio gli sfrattati o ha dato ospitalità nelle sue "case" a tossicodipendenti, senza fissa dimora o immigrati. O anche quando giornalmente ascoltava la storia di ciascuno intrisa spesso di problemi, sconfitte e rinunce. Ci ha anche regalato pagine e lettere che hanno segnato la nostra vita, indirizzandole a Giuseppe, Massimo, Gennaro, Antonio; sono pochi i suoi scritti dove non emerga il volto di una persona. Come anche era "Vescovo del grembiule" quando diceva no alla militarizzazione della Murgia o all'ampliamento del porto militare di Taranto, quando ci esortava a fare della Puglia "Arca di pace e non arco di guerra" o quando con i 500 si recò nella Sarajevo martoriata indicando nell' il futuro della pace. E' stato "Vescovo del grembiule" quando invitava i politici ad essere loro stessi i primi costruttori di pace ma anche quando si schierava accanto a coloro che criticavano il mondo politico per il commercio delle armi, per la condanna dell'obiezione fiscale alle spese militari, per la mancata accoglienza dei profughi albanesi o per aver intrapreso la "strada senza ritorno" della guerra. Ci ha sempre incoraggiato a trovare comuni percorsi di responsabilità e ci ha sempre spinti ad "essere di parte", a scegliere cioè la "sequela di Cristo sul passo degli ultimi". Un Vescovo amico; amico di tanti che vedevano in lui una persona che potesse aiutarli a trovare soluzioni per le loro sfortunate vite e amico di tanti che volevano dare un senso alla loro vita. Un Vescovo che è stato "ala di riserva" per tutti e che ci spingeva a "mettere in luce" la vita di tutti, anche la nostra; un vescovo amico che è riuscito a dare all'incontro con ciascuno, all'amicizia e all'impegno per la costruzione di "un mondo altro" la carezza del pastore e il sapore della profezia. Francesco Depalo Direttore della Scuola di Pace "don Tonino Bello"
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