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Disturbare il manovratore al Ghigno. Un libro memoria per ricordare Don Tonino Bello
27 luglio 2013

MOLFETTA - “Non c’è una politica cristiana, cosi’ come non c’ è una matematica o una chimica cristiana. C’ è un modo cristiano di fare politica”, affermava Don Tonino Bello.

 Lunedi’ 22 luglio, è stato presentato il nuovo libro di Sergio Magarelli dal titolo
 “ Disturbare il manovratore” presso la libreria il Ghigno a Molfetta.
Sergio Magarelli si è laureato in Scienze politiche con una tesi su Don Tonino Bello.
Gionalista e pubblicista, è autore di alcuni saggi e biografie. Per il settimanale diocesano di Molfetta Luce e Vita ha pubblicato Don Tonino Bello servo di Cristo sul passo degli ultimi (1996).
L’ incontro è stato coordinato dalla professoressa Isa de Marco.
Durante il dibattito sono intervenuti Cosimo Altomare, docente universitario e Presidente Diocesano di AC e Mons. Domenico Amato, vicario della Diocesi di Molfetta e vice postulatore della causa di beatificazione di Don Tonino Bello.
La prefazione del libro è  stata affidata a Tonio dell’ Olio, sacerdote della diocesi di Trani- Barletta- Bisceglie, è responsabile del settore internazionale dell’ associazione contro le mafie Libera. E’ stato coordinatore nazionale e membro del consiglio nazionale di Pax Christi.
Sergio Magarelli  ha dedicato il suo libro a due madri, alla madre di sua madre, samaritana dell’ ora dopo. L’ autore ha raccontato la vita di Don Tonino Bello, l’ uomo che ha provocato la Chiesa, la politica, la società con l’arma del dialogo, esaltando l’arte, la poesia, la musica.   
Antonio Bello, vescovo di Molfetta-Ruvo- Giovinazzo- Terlizzi e presidente di Pax Christi Italia, è uno dei vescovi piu’ amati che ha lasciato una grande impronta nella Chiesa Italiana , afferma Mons. Domenico Amato.
Don Tonino Bello ha sempre discusso sui rapporti tra Chiesa e politica e il suo merito consiste nell’ aver aperto un dialogo con le istituzioni. Ha organizzato incontri di spiritualita’ per coloro che ha sempre definito “ operatori della politica”. Nel primo incontro con i politici don Tonino ha definito la politica “ arte nobile e difficile”. E’ arte perché non deve essere lasciata nelle mani di uomini che non conoscono le leggi ed è nobile perché ha come fine il riconoscimento della dignità della persona umana, nella sua dimensione individuale e comunitaria e deve rispondere alle esigenze di pace, di giustizia, di libertà e di progresso.
Don Tonino Bello ha sempre distinto la figura del re da quella del profetta, spiega Cosimo Altomare al pubblico.
Il profeta deve disturbare il re , deve provocarlo , deve lanciare gli input su alcune situazioni.
Il re deve tutelare e custodire il proprio popolo, deve essere un umile servitore e non deve ubriacarsi di potere. “Ha il dovere di coltivare religiosamente l’ autocoscienza del limite. Evitare la sbornia delle promesse.”
E’ di straodinaria attualità il passo biblico estratto dal Libro dei Proverbi che Don Tonino inserisce nella sua riflessione,centrando il fulcro della sua denuncia : “ Non conviene ai re bere il vino, né ai principi bramare bevande inebrianti, per paura che, bevendo, dimentichino i loro decreti e tradiscano il diritto di tutti gli afflitti”.
Sono parole che non tramontano mai, raccontano della società in cui viviamo, di una società che ha perso la sua bussola, i suoi valori e naviga in preda all’ egoismo, alla corruzione, ai partiti ubriacati di potere, allo spread che aumenta, ai poveri che diventano sempre piu’ poveri e ai ricchi sempre piu’ ricchi.
Il bene comune è la parola chiave piu’ importante su cui si deve basare la politica e deve rimanere sempre il fine ultimo della politica, deve indurre chi s’ impegna nel sociale a rifutare la politica come gestione della cosa pubblica per il bene di una parte, di una corporazione, di un gruppo di potere o di pressione.
“E’ d’ attualità la preoccupazione che Don Tonino racconta nei suoi scritti sull’ instabilità politico-economico dell’ eurozona”, afferma Mon.Domenico Amato.  
“ Verranno tempi duri proprio nel momento in cui ci stiamo preparando a vivere
l’ esperienza nella casa comune della nuova Europa, che a me si presenta con tristi presagi perché ha piu’ il sapore di una convivenza economica, di una cassa comune che di una casa comune,” scriveva Don Tonino Bello.
Sergio Magarelli conclude l’incontro soffermandosi sulla scelta del titolo del libro
 “ Disturbare il manovratore”. E’ una frase che rappresenta l’essenza di Don Tonino Bello, un provocatore, un comunicatore di pace che ha disturbato i politici, la Chiesa ed anche i cittadini con la lettera di Natale dal titolo “Tanti auguri scomodi”.
“I pastori che vegliano nella notte, facendo la guardia al gregge, e scrutando l’ aurora, vi diano il senso della storia, l’ ebbrezza delle attese, il gaudio dell’ abbandono in Dio. 
 E vi ispirino, il desiderio profondo di vivere poveri: che è poi l’ unico modo per morire ricchi”, scriveva Don Tonino.
 Un frase che invita il popolo a riscoprire il valore del Santo Natale e a spogliarci di quei sentimenti individualistici che ci macchiano l’ anima, di liberarci dalla malattia del potere e tendere la mano sempre al nostro fratello anche il piu’ piccolo.
Un libro che trasporta il lettore nel mondo di questo umile ma grande uomo che ha combattuto per i piu’ deboli, ha parlato a tutti, ha spronato i giovani e le istituzioni.
Il suo sorriso pieno di speranza che nessuno dimentichera’.
Quel sorriso e quel volto che oggi tutti disegnano, dipingono, rinchiudono nei quadri,
quel sorriso che dopo vent’ anni riscalda i cuori e rimbomba nella mente con le parole provocatorie per smuovere le coscienze.
Quelle coscienze vittime del tempo che scorre.
Autore: Maria del Rosso
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